Purtroppo, il blog ancora non esisteva quando, a settembre, uno stimato dirigente siciliano propose un nuovo, interessante utilizzo per il bastone, prima, e per il cemento a presa rapida, poi. Mi è dispiaciuto molto non poter parlare di questo splendido esponente del nostrano calcio, di uno degli ultimi romantici, una figura stimata e rispettata che tutto il mondo c'invidia. Un vero peccato, eh sì.
I veri signori, però, non vanno mai in vacanza. Lui, poi, che già un annetto e mezzo fa si appellò alla federgiuococalcio perchè convinto di aver svelato l'inghippo, è uno particolarmente fertile.
Dopo aver idealmente scagliato l'intera sua città contro l'impostore portoghese, in questi giorni ci ha finalmente donato nuove, dolci parole permeate di tutta la sua sapienza.
Ecco qui. Oh, però, guardando bene, queste gemme sono sprecate se buttate giù così, alla buona. Non vorrei sminuire il maestro.
Eccole, dunque, in una forma a loro più consona: in versi.
Una partenza delicata, come nel suo stile. La premessa dei primi due versi, intrisi di viva speranza ("Spero che..") è la quiete prima della tempesta: è pronto a sconvolgerci.
Andare avanti è pericoloso, ma necessario. Il timore di nuovi sconvolgimenti è forte, ma la bramosia, la fame, la voglia di cibarsi ancora dei frutti del genio sono accecanti, e prevalgono.
E allora si scende, si spostano gli occhi sul resto dell'opera. Si scorge, per la prima volta, il nome, il riferimento diretto ai turbamenti del Poeta. L'esistenza non è più lieta come un tempo: l'antico sovrano è deposto, e in assenza della sua gendarmeria le truppe del Nemico avanzano, impetuose, verso la seconda stella.
Il tono è ora cupo, i versi si fanno lame e si scagliano contro il perfido invasore:
L'omaggio ad un altro grande dei nostri tempi è facilmente coglibile ("che l'Inter non ha"), e conferisce al componimento le stimmate del capolavoro.
Stremati per le troppe verità scaricateci addosso in un sol colpo, concludiamo la lettura, e ci accingiamo a vedere il mondo da una nuova prospettiva. Una nuova vita ha inizio.
Grazie.
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I veri signori, però, non vanno mai in vacanza. Lui, poi, che già un annetto e mezzo fa si appellò alla federgiuococalcio perchè convinto di aver svelato l'inghippo, è uno particolarmente fertile.
Dopo aver idealmente scagliato l'intera sua città contro l'impostore portoghese, in questi giorni ci ha finalmente donato nuove, dolci parole permeate di tutta la sua sapienza.
“Spero che faccia vedere presto di essere il tecnico che si dice che sia; più che per l’espressione del gioco della sua squadra, in Italia è stato apprezzato di più per le sue accese manifestazioni fuori dal campo. Mi auguro di veder giocare l’Inter a livello del suo allenatore, che si dice sia il numero uno al mondo. Comunque, non dico che l’Inter non ha giocato bene, ma non ha fatto vedere questo grande gioco,non ha dato un grande spettacolo”
Ecco qui. Oh, però, guardando bene, queste gemme sono sprecate se buttate giù così, alla buona. Non vorrei sminuire il maestro.
Eccole, dunque, in una forma a loro più consona: in versi.
“Spero che faccia vedere presto di essereNotate lo stile, l'eleganza, la leggiadria di queste soavi liriche. Le parole sfuggono via fugaci, una dopo l'altra. Ogni frase è un tuffo al cuore, un'illuminazione, una rivelazione dell'arcano. Una delizia, il succo dell'acume di una creatura meravigliosa.
il tecnico che si dice che sia;
più che per l’espressione del gioco
della sua squadra, in Italia è stato apprezzato
di più per le sue accese manifestazioni
fuori dal campo.
Mi auguro di veder giocare l’Inter
a livello del suo allenatore,
che si dice sia il numero uno al mondo.
Comunque, non dico che l’Inter
non ha giocato bene, ma non ha fatto vedere
questo grande gioco,
non ha dato un grande spettacolo”
Una partenza delicata, come nel suo stile. La premessa dei primi due versi, intrisi di viva speranza ("Spero che..") è la quiete prima della tempesta: è pronto a sconvolgerci.
"più che per l’espressione del gioco / della sua squadra, in Italia è stato apprezzato / di più per le sue accese manifestazioni / fuori dal campo.".La fiamma arde, l'emozione è forte: la straordinaria assonanza "più che per...di più per" ci sconvolge, ci turba, ci smaschera; siamo nudi, nudi di fronte alla potenza delle parole, inermi dinnanzi alla tempesta dei sentimenti.
Andare avanti è pericoloso, ma necessario. Il timore di nuovi sconvolgimenti è forte, ma la bramosia, la fame, la voglia di cibarsi ancora dei frutti del genio sono accecanti, e prevalgono.
E allora si scende, si spostano gli occhi sul resto dell'opera. Si scorge, per la prima volta, il nome, il riferimento diretto ai turbamenti del Poeta. L'esistenza non è più lieta come un tempo: l'antico sovrano è deposto, e in assenza della sua gendarmeria le truppe del Nemico avanzano, impetuose, verso la seconda stella.
Il tono è ora cupo, i versi si fanno lame e si scagliano contro il perfido invasore:
"Comunque, non dico che l’Inter / non ha giocato bene, / ma non ha fatto vedere/ questo grande gioco / non ha dato un grande spettacolo”Quale scomoda critica, quale tagliente ironia. Al turbamento, in noi lettori si sostituisce la rabbia, il tormento proprio del senso di ingiustizia. Il poeta si erge a paladino degli oppressi, e scaraventa dardi infuocati all'indirizzo del despota lusitano, rendendoci partepici della battaglia, arruolandoci nel suo esercito.
L'omaggio ad un altro grande dei nostri tempi è facilmente coglibile ("che l'Inter non ha"), e conferisce al componimento le stimmate del capolavoro.
Stremati per le troppe verità scaricateci addosso in un sol colpo, concludiamo la lettura, e ci accingiamo a vedere il mondo da una nuova prospettiva. Una nuova vita ha inizio.
Grazie.