Dunque, ricapitolando:
siamo primi con nove punti sul Milan, appena schiantato in derby arbitrato alla De Santis, terminato in nove e con un rigore a sfavore parato da Julio Cesar. Il derby d’andata è finito 4-0, e ci siamo pure fermati.
La Juventus è sesta a meno sedici ed ha già buttato via un’altra stagione, essendo stata anche eliminata nei gironi di Champions. Il suo allenatore è Ciro Ferrara. Ranieri, esonerato l’anno scorso e considerato un emerito stronzo, ha appena vinto all’Olimpico all’ultimo secondo, allungando il divario in classifica.
L’anno scorso abbiamo vinto lo scudetto. E anche l’anno prima. E anche due anni prima. E anche tre anni prima. Nel frattempo, la Juve ha vinto un campionato di serie B, e il Milan ha totalizzato circa 100 punti di svantaggio in quattro anni.
Beh, che dire. Se ieri ho scritto che “abbiamo goduto di una partita che di solito si gioca solo nelle teste di noi tifosi, una fantasia che, se raccontata prima, non sarebbe sembrata tanto più realistica di un 5-0 con tripletta di Muntari e sinistro di Julio Cesar su punizione” oggi posso dire che uno scenario simile, quattro anni fa, non sarebbe venuto in mente nemmeno ad Asimov.
A volte penso che nel 2006 a un tifoso interista, magari al tifoso zero, qualche entità superiore abbia consegnato un foglio e una penna, chiedendogli di scrivere i suoi desideri per gli anni a venire. Fortunatamente, il tifoso zero non è stato così egoista da chiedere tre polpose slovacche al giorno, ed ha optato per una allegra storiella che potesse risarcirci di tutti i torti subiti.
Così si è immaginato calciopoli, la Juve in B, Ibra all’Inter e lo scudetto dei record. Poi ci ha preso gusto, ed ha scritto del secondo scudetto, immaginando un cinque maggio con l’happy ending dopo 70 minuti (ed una settimana) di passione. Ormai eccitatissimo, non se l’è sentita di smettere di scrivere, ed ha buttato giù, di getto, un’altra stagione da campioni d’Italia, condendo il tutto con un Milan eliminato ai puttanesimi di Coppa Uefa (cit.).
A questo punto, con la lingua fuori tipo Fantozzi, ha scritto, ormai in estasi, del “non si vende Kakà”, di una super campagna acquisti, di un derby alla seconda giornata vinto per quattro a zero e di una leadership ancora più incontrastata. Ormai ululante, ha voluto strafare, esagerare, andare oltre ogni più lussuriosa fantasia, ed ha descritto il derby di domenica sera, con l’eccitazione che gli soffocava i pensieri e gli ha fatto scrivere cose inverosimili, riempiendo il foglio di desideri che riteneva irrealizzabili. Terminato il racconto, è esploso in un orgasmo assordante.
Che dire, speriamo che non abbia macchiato il foglio. Magari c’è anche qualche riga che riguarda il dopo-derby, e non vorrei perdermela.
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