domenica 27 dicembre 2009

WIND OF CHANGE

domenica 27 dicembre 2009 11

Dal 2010, qui  cambieranno un po’ di cose.

No, in realtà ne cambierà una sola: scriverò solo quando avrò davvero qualcosa da scrivere. In sintesi, mi sono accorto che, negli ultimi mesi, più che farli, i post, li cacavo. Mi sedevo di fronte al computer, mi sforzavo ed usciva qualcosa, e a forza di spingere si staccava dal mio ano mentale per posarsi su questo blog. Ecco, non mi va più. Questo è il modo in cui si produce merda fumante, e non uno scritto di una qualche qualità.

Non sono un giornalista, e non riesco a buttar giù un articolo al giorno senza sforzo. E, per quanto questo sito sia diventato importante per me, viverlo come uno sforzo mi sembra un po’ esagerato. Quindi, come dire, si vedranno meno cose, ma di una qualità migliore. E credo che sia molto meglio così.

Nel frattempo, mi ritroverò un po’ di tempo in più, che potrei utilizzare per studiare o per vivere una vita, ma anche no. Facciamo che apro un altro blog dove scrivo tutte le stronzate che mi passano per la testa, anche qui solo quando mi va e solo quando ho qualcosa da dire (sempre che, ad esempio, i miei boxer afrodisiaci siano qualcosa da dire). In questo modo passerò comunque meno ore davanti al computer, e allo stesso tempo gestirò due siti dove scriverò esclusivamente per svago. Potrei anche sentirmi vagamente realizzato, a pensarci.

Ok, annuncio fatto. Se riesco, oggi partorisco la quarta puntata dello sceriffo, sennò amen.

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mercoledì 23 dicembre 2009

CHE PALLE ’STI TITOLI

mercoledì 23 dicembre 2009 14

Con il sottoscritto in letargo, il vignettista in coda sulla Salerno-Reggio Calabria e l’imitatore disperso, credo sia il caso che questo blog dia il congedo natalizio a quella straripante folla di persone che lo segue. Ora, nel fare questo, non ho voglia di mettermi a dispensare auguri e benevolenze, come non ho voglia di attaccare un pippone chilometrico da anticonformista conformato su quanto sia odioso il Natale blabla sonofigoeremocontro. Quindi, che fare?

Ecco, questo mi pare un buon compromesso. Due enormi tette. Due pianeti. Due palle mediche. Due abnormità photoshoppate ma non per questo non meritevoli di pubblicazione.

Per par condicio, metto anche la foto di un altro tipo di palle. Non vorrei che mi tacciassero di maschilismo vulvo-degradante e mi ritenessero mandante morale di qualche aggressione nei confronti di una donna random. Spero di non aizzare nessun misogino.

Bene, su quest’immagine pregna di significati e spunti di riflessione, arriva il congedo. Non so fino a quando, non mi stupirei se stasera stessa mi ritrovassi a scrivere nuove amenità. Arrisentirci.

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domenica 20 dicembre 2009

JUVE-CATANIA

domenica 20 dicembre 2009 24

“E vi prometto che arriveremo a terra sani e salvi”

“Ma..comandante, stiamo affondando”

“Quando arriveremo a terra, avrete tutti una medaglia”

“Ma..blub..siamo..blub..stiamo per affogare”

“Scudetto e Champions”

“Eh?”

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sabato 19 dicembre 2009

VAI MANCIO

sabato 19 dicembre 2009 6

Era l’ora che smettessi di prendere 500000 euro al mese per giocare a Football Manager. Datti da fa

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venerdì 18 dicembre 2009

ALLA GRANDE

venerdì 18 dicembre 2009 10

Vai, Thiago. Nascondigliela.

Sì, vabbè. Il prossimo?

Quaresma contro il suo passato: li conosce e sa dove colpire.

Penalizzati dall’essere arrivati secondi. E pensare che a Barcellona, con un po’ di fortuna in più, potevamo vincere.

Ma con Toni, niente è impossibile.

Juve-Ajax: vale una Champions.

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giovedì 17 dicembre 2009

GUIDO ROSSI S’E’ INVENTATO TUTTO

giovedì 17 dicembre 2009 19

Ho appena terminato di vedere la famosa docu-fiction (termine che a mio avviso svilisce il tutto) su Calciopoli. Un tentativo di seguire il dibattito susseguente alla proiezione del video l’ho fatto, ma il sentire Mughini derubricare il tutto a “chiacchiere da bar sport” mi ha subito scoraggiato, ed ho desistito.

Che dire, per chi ha seguito con un minimo di interesse la vicenda non sono certo delle novità le amenità sentite e viste in questo prodotto, molto ben fatto. Una delle cose che più mi hanno colpito (chiaramente, oltre al fatto che ci fosse un uomo che decidevano come dovessero finire i campionati) è la vastità di quell’organizzazione: ci si rivolgeva a Moggi addirittura per chiedere il trasferimento di un finanziere, come se fosse, chessò, un ministro, o uno dei vertici della guardia di finanza. Un dirigente sportivo era arrivato a poter disporre delle carriere di pubblici ufficiali: sembra fantascienza.

Un’altro aspetto, che forse mi ha dato ancora più noia, è la figura dei Della Valle. Entrati nel calcio per cambiarlo, per dare nuova linfa, per schierarsi contro il sistema salvo poi inchinarvisi e stringere patti d’onore. Patti d’onore?

Che razza di pagliacci. Si sono riempiti la bocca di paroloni, di frasi ad effetto, volevano guidare la rivolta delle medio piccole e poi eccoli lì, che se la fanno sotto per la paura di retrocedere (dopo, tra l’altro, aver costruito una squadra pessima spendendo una cinquantina di milioni) e, per salvare la baracca, stringono le loro labbra attorno all’enorme fallo del capo e succhiano con forza. Le telefonate post Lecce-Parma, il capolavoro di De Santis – artista indiscusso ed indimenticabile – sono quanto di più riprovevole sentito in tutto il filmato: sembravano, erano felicitazioni per la riuscita messa in scena di un grande spettacolo. “Quando ci si mette le mani noi, non c’è problemi”, “ci s’ha i cavalli boni”, “siamo grandi”, sembrano i commenti di un produttore che ha appena messo in piedi uno spettacolo di successo. Invece, sono le parole di un dirigente federale, ebbro di gioia per l’efficienza dell’organizzazione di cui fa parte e per la perfezione con la quale riesce a falsare i campionati.

Secondo me, i due Della Valle sono quelli che hanno fatto la figura peggiore, in questa vicenda: quelli che facevano parte della cupola, almeno, erano criminali dichiarati, e non finti paladini della giustizia.

Ovviamente, questi due furboni sono usciti male da questa vicenda solo dal  profilo morale: le gentili condanne dell’estate del 2006 costrinsero la Fiorentina a 15 punti di penalizzazione, permettendole di rimanere in A. La società viola, insieme alla Lazio di Lotito, avrebbe meritato la B, senza tante discussioni. Per quanto riguarda la Juventus, beh, non credo nemmeno che valga la pena esprimersi.

Ora, rimango in attesa per la stangata all’Inter: quanto dovrà passare ancora perché si scopra che anche Moratti c’era dentro fino al collo, che è tutta una montatura, che Guido Rossi, Telecom, scudetto di cartone, passaporto, ladri, referto di Cordoba, eccetera? Voglio vederci chiaro.

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mercoledì 16 dicembre 2009

CAMBIO DI PROGRAMMA

mercoledì 16 dicembre 2009 7

Imitazioni rimandate a domani, causa impegni lavorativi. Pare incredibile, ma anche qui sul blog c’è qualcuno che è riuscito a farsi assumere da qualche parte. Non sono io, comunque: ci tengo a tenere alto l’onore del sito.

Comunque sia, c’è una vignetta. Qui nessuno resta a bocca asciutta.

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TANTA ROBA, FORSE TROPPA

Ieri il ritorno delle vignette, oggi il ritorno delle imitazioni: la prova che qua si scherza poco. Alle 13, pronti a far concorrenza a studio sport. Anche se ci rendiamo conto che scontrarsi con un tale gigante è una follia.

Prometto anche il quarto episodio dello sceriffo Blancos, il miglior serial mai apparso su questo sito, e sui siti che non pubblicano serial in generale. In pochi si ricorderanno qualcosa delle puntate precedenti, ma lo scriverò ugualmente, per rispetto verso chi non ha una vita e non aspetta altro che una nuova puntata. Lo faccio per voi, ragazzi.

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martedì 15 dicembre 2009

µ IS BACK

martedì 15 dicembre 2009 3

Vignette al pepe: preparate le pomate.

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TRE ANNI

Volevo scrivere qualcosa a riguardo, ma ho visto che l’hanno già fatto, e molto bene, qui.

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lunedì 14 dicembre 2009

IL DUOMO VOLANTE

lunedì 14 dicembre 2009 17

E’ il momento delle manifestazioni di solidarietà, delle false indignazioni, dei processi. Non mi allineerò. L’unica cosa che ho da dire in merito è: maccheccazzo.

Già non ne potevo più di vederlo tutti i giorni a sbraitare contro mezzo mondo, ora mi toccherà ciucciarmelo mentre gira l’Italia avvolto in un lenzuolo di lino a predicare la pace e la fratellanza, pronto a raccontare di come sia stata la madonna a deviare la traiettoria del duomo volante salvando lui e l’umanità intera.

Perciò, dico: maccheccazzo. Tartaglia, c’erano tante cose che potevi fare per divertirti. Voglio dire, a quell’ora bisteccone stava per lanciare la sintesi della partita del Milan, e fidati che un po’ di risate te le saresti fatte.

Comunque, oggi, giornata nervosa: Sneijder si è fatto espellere, Mourinho, a momenti, prende a calci in culo Ramazzotti e Pirlo, colmo di rabbia, si è morsicato un’unghia.

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domenica 13 dicembre 2009

BENEFICENZA BIS

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Sì, ok, siamo buoni e generosi. Però la beneficenza a questi mostri non è indice di un gran impegno sociale.

Certo che, a guardare bene, credo che in Europa non esista un campionato con delle inseguitrici poco credibili come quelle che ci sono in Italia. Eppure, i secondi giocano un altro sport, mentre i terzi sono pronti alla terza stella.

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SIMPATHY FOR THE HUNCHBACKS

C’è un punto oltre il quale non riesco più a divertirmi a prendere per il culo. Voglio dire, superato un certo limite, le persone/cose che schernisco cominciano a farmi tenerezza, e non riesco più a divertirmi con loro.

Prendiamo Burdisso, per esempio. All’inizio dell’anno scorso, nonostante avesse già grosse imprese alle spalle, era ancora un giocatore che riuscivo a contestare o, appunto, a prendere in giro. Poi venne quel suo mese terribile, ottobre mi sembra, dove in ogni partita che disputava piazzava tre-quattro cazzate da far impallidire Kaladze (il tutto culminò poi nella storica serata a Cipro, dove Nicolas toccò l’apice della sua carriera); ecco, dopo quel periodo, Burdisso iniziò a farmi tenerezza, e non riuscii più a dire qualcosa contro di lui. Tutti lo insultavano, lo detestavano, io non ne ero capace. Stesso discorso per Quaresma: dopo un po’, la presa in giro perde di significato.

Ecco, per quanto riguarda la Juve siamo arrivati allo stesso punto: dopo aver preso ripassate a destra e a manca (tranne, misteriosamente, contro di noi), dopo la retrocessione in Europa League, la sconfitta col Bari con tanto di gol di Almiròn è senza dubbio il punto di non ritorno. Per questo, non riesco più a spernacchiare Diego che sbaglia il rigore, Poulsen che cerca di scimmiottare un giocatore di calcio o Ferrara che ha perennemente la faccia di chi è stato appena sodomizzato da un elefante. Provo compassione per loro.

Non che non goda, eh, anzi. Il solo vedere Cannavaro sbertucciato anche dall’ultimo degli stronzi, Buffon con le mani nei capelli ed Amauri che non la butta dentro neanche con le mani mi procura ancora degli orgasmi molto potenti. Solo che ho perso un po’ il gusto nel prenderli per il culo. Non mi diverto più di tanto.

Quindi, boh, fatelo voi.

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sabato 12 dicembre 2009

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venerdì 11 dicembre 2009

VIGNETTE

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E se saltelli…

 

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SONO TEMIBILI

Chi dite, smettiamo di prenderli per il culo?

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No, dai. Se nemmeno Zanetti si fa scrupoli, possiamo continuare un altro po’.

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giovedì 10 dicembre 2009

BENEFICENZA

giovedì 10 dicembre 2009 21

“Ehi, vecchio, vieni un po’ qua”

Il barbone si alzò barcollando dall’angolo dove stava cercando di recuperare la lucidità perduta la sera prima, o meglio, il mese, l’anno prima. Negli occhi spenti aveva la consapevolezza che la sua esistenza non lo avrebbe mai portato a fare altro se non trascinarsi a fatica verso una meta inutile.

Quel giovane che lo aveva invitato a raggiungerlo, però, gli ispirava fiducia. Di solito, quando qualcuno richiamava la sua attenzione, era solo perché voleva usarlo per sentirsi meglio con sé stesso. La gente lo utilizzava come ricostituente, godeva delle sue disgrazie illudendosi di essere più fortunato di lui, migliore di lui; ma quel ragazzo no, non pareva come gli altri stolti che erano soliti avvicinarlo.

Il vecchio arrivò, ansimante.

“Brutta serata, eh?”

“Non diversa dalle altre. Non vedo l’ora di finire questa bottiglia, scordarmi di tutto per qualche ora e stare un po’ in pace”

Il ragazzo si sfilò un anello dal dito, lo porse al barbone e se ne andò, senza dire una parola. Il vecchio rimase impietrito, spiazzato: da un momento all’altro, si era ritrovato in mano un cerchio d’oro con su sopra  quello che aveva tutta l’aria di essere un diamante, un gran bel diamante. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma la situazione era talmente surreale che non riuscì a proferire parola. Una lacrima bagnò il suo volto, e poi un’altra, e poi un’altra ancora. L’ultimo regalo lo aveva ricevuto anni ed anni addietro, quando tutto era diverso, quando le persone, vista la posizione che occupava all’epoca, si sentivano obbligate a tempestarlo di doni, praticamente ogni settimana. Era il primo regalo disinteressato da anni, forse da una vita.

Il giovane, mentre si allontanava, guardava davanti a sé con un sorriso compiaciuto, soddisfatto. Sapeva che quel vecchio, con ogni probabilità, non ne avrebbe avuto per molto. Era solo, malato ed impaurito, mentre lui aveva tutto: prospettive, sogni, possibilità, la prima delle quali pochi giorni dopo. Un po’ di beneficenza a quel pover’uomo non gli sarebbe costata niente, mentre lui, il barbone, avrebbe magari vissuto i suoi ultimi giorni con un po’ più di serenità, avviandosi sul sentiero della morte con qualche speranza e, se vogliamo, anche l’illusione, l’illusione che no, non stava tutto per finire, che ce l’avrebbe fatta, che non si sarebbe spento solo come un cane, nella solitudine di un vicolo.

Per il barbone, in realtà, non c’era speranza: sarebbe morto tre giorni dopo. Grazie al gesto del ragazzo, però, quei tre giorni furono i migliori dei suoi ultimi, terribili anni di vita: vagò per quello che era diventato il suo quartiere condividendo la propria gioia con chiunque gli passasse a tiro, affrontando ogni minuto, ogni secondo con un sorriso genuino, sincero, quasi convinto che, da un momento all’altro, sarebbe passato qualcuno con un regalo per lui.

Il giorno della sua morte, il ragazzo, che ogni sera passava per quelle vie, lo vide mentre stava lentamente spegnendosi. Vide il suo sorriso deformarsi in una smorfia di dolore, ma fu felice, conscio del fatto che il bel gesto di qualche sera prima aveva reso meno arduo il cammino del barbone verso la fine. Il bel gesto di un sabato sera di dicembre, quando il più forte aveva regalato qualcosa al più debole.

Tuttosport

P.S. : a Londra già tremano. Ah, grazie per una partita normale: ne avevamo bisogno. Anche se, un pochino, il pathos della rimonta mi è mancato. Per una volta, però, ne ho fatto volentieri a meno.

P.S.2: un saluto ad Emanuele.

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mercoledì 9 dicembre 2009

SE SALTELLI, PRENDI 4 TORTELLI

mercoledì 9 dicembre 2009 19

E’ possibile scrivere qualcosa che faccia divertire più di quanto si è visto ieri sera a Torino? Potrei commentare in qualche modo Melo, che ha appena rivoluzionato il concetto di “giocare una partita di merda”, e in generale di una squadra che ha battuto ogni record di sgommate nelle mutande nell’approccio alla partita? E cosa potrei dire di una Juventus che a dicembre vede terminata la propria stagione, con la prospettiva di qualche mese in Europa League ad incrociare le spade con Slavia Praga, Timisoara e Hapoel Tel Aviv? E di Ciruzzo che nell’intervallo si è fatto spavaldo ed ha tolto Del Piero per Poulsen, trasmettendo grande sicurezza alla squadra?

Sì, potrei fare tutto questo. Non ora, però. Meglio aspettare almeno fino alle 23 di stasera.

E, comunque, “Quest’anno Melo sento che con Diego sono cazzi Amauri”.

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martedì 8 dicembre 2009

NON LA SMETTONO PIU’

martedì 8 dicembre 2009 13

Tuttosport

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lunedì 7 dicembre 2009

HO BISOGNO DI QUALCUNO CHE MI INSEGNI A FARE I TITOLI

lunedì 7 dicembre 2009 8

Nella prima inquadratura mostrata da sky, sabato sera, Ferrara sedeva preoccupato davanti alla sua panchina, sulla quale troneggiava lo sponsor Manpower; probabilmente, un segno premonitore. Il lavoro interinale, però, dovrà attendere ancora qualche mesetto, visto che Ciro ha centrato l’obiettivo principale di tutta la stagione.

L’atmosfera è caldissima, grandi duelli si prospettano. Quello più atteso, tra Lucio, gigante buono, e Giovinco, nano rompipalle, purtroppo non avrà modo di concretizzarsi. In ogni caso, c’è di che restare allegri: i rispettivi reparti di centrocampo offrono garanzie di spettacolo. Cambiasso, che in estate ha contratto la mononucleosi slinguazzando a caso in una discoteca di Malta, palesa gli effetti della malattia con un colorito poco sano ed una preoccupante incertezza atletica. Motta, davanti a lui, incarna alla perfezione il tipo di centrocampista richiesto da Mourinho nel dopo Manchester-Inter: col suo ritmo incessante, copre la bellezza di 25 metri, quelli che separano il tunnel degli spogliatoi dal cerchio di metà campo. Era l’uomo che serviva.

I due virgulti di cui sopra, sommati a Muntari, talismano sconsacrato, e Stankovic, tornato alla normalità dopo la parentesi da giocatore totale, danno vita al centrocampo più triste della stagione. Sì, è vero, a Barcelona le cose erano andate peggio, ma lì c’erano Xavi, Iniesta e compagnia bella, non certo quattro tizi che vagano per novanta minuti in cerca di una posizione.

Quel che esce da questo scontro fra titani è una roba decisamente scadente. Mourinho, appena inizia lo show di Morandi sull’uno, si fa cacciare e si piazza davanti alla tv. La gara, poco dopo, viene sbloccata da un gol la cui paternità è ancora ignota, così come è ignota la ragione per la quale Julio Cesar si sia sdraiato invece di raccogliere comodamente il tiro meno insidioso di tutti i tempi.

Subito dopo la rete, l’Inter decide di giocare per cinque minuti e la Juve va completamente in barca, regalando il gol del pareggio ad Eto’o. Da lì in poi la tristezza è tanta: una gara in cui Caceres ara la fascia e Marchisio si esibisce in giocate alla Zidane non è esattamente un grande spot per il gioco del calcio. Mancini, a venti dalla fine, entra in campo e rivaluta l’esperienza in nerazzurro di Van der Meyde.

Al fischio finale, il pubblico di Torino esplode, nonostante il tristo spettacolo ed una classifica che vede la squadra bianconera addirittura dietro al Milan. La gioia più grande, però, è stata manifestata quando Balotelli è inciampato tirando una punizione: beh, in effetti, son soddisfazioni.

Ora, tutti davanti alla tv ad attendere le prossime rivelazioni-shock del cugino del cuoco del Piacenza che una volta ha sentito un ortolando che diceva che Moratti ha chiamato in lega per far togliere una squalifica a Gresko. Finalmente, la verità su calciopoli sta venendo a galla.

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domenica 6 dicembre 2009

ARMAGEDDON

domenica 6 dicembre 2009 27

Ho appena finito di vedere la partita, avrei fatto meglio a posticipare il più possibile. Più 4 sul Milan, più 5 sulla Juve: sappiamo tutti cosa vogliano dire questi numeri. E’ finita.

Comunque è tutta colpa dell’aLbitro.

Moriremo tutti.

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venerdì 4 dicembre 2009

RITIRATE GLI INSULTI

venerdì 4 dicembre 2009 28

Giusto in tempo per continuare a garantirsi una vita dignitosa, µ mi ha consegnato le vignette pre Juve-Inter, che vedono Ferrara alle prese con gli 11 Nedved e Gesù già pronto sul divano.

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NON ESISTE

Calciopoli non esiste, il razzismo nel calcio non esiste, i gay nel calcio non esistono. Non esiste niente. D’altra parte, nel paese in cui anche la mafia viene fatta passare come un’invenzione dei giornali, non ci si può certo sorprendere se, nel loro piccolo, alcuni dei simpatici personaggi che hanno voce in capitolo nel mondo del calcio – e che sono, casualmente, tutti legati alla squadra dove “è passato tutto il meglio del calcio”, come sosteneva Umberto Agnelli - negano l’esistenza di qualcosa che possa dare loro, in qualche modo, fastidio (anche i gay li disturbano: in qualche modo, devono minare la loro virilità).

Ormai è diventata una scuola di pensiero. C’è qualcosa, o qualcuno, che ti dà particolarmente noia? Bene, inizia a pensare che non esista, e tutto andrà meglio. Il tuo capo non esiste. La tua ragazza si scopa contemporaneamente tuo fratello, il tuo migliore amico e, toh, anche tua sorella? Mavvà, illazioni.  Uno che in treno si toglie i calzini e mette i piedi a pochi centimetri da te, bah, un’invenzione della tua mente. C’è un sacco di gente che trama contro di te, che si inventa frottole pur di screditarti. L’importante è saperlo.

Una volta assimilata la tecnica, va’, va’ e zittisci i tuoi detrattori, ribalta le frittate con destrezza e sfuggi all’imbarazzo di una domanda scomoda. Con ogni probabilità troverai anche persone pronte a crederti o, se te la cavi davvero bene, a votarti.

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mercoledì 2 dicembre 2009

MILAN A TUTTI I COSTI

mercoledì 2 dicembre 2009 13

Fabregas: “Milan, chiamami!”

Adebayor: “Milan come Beyoncè”

Dzeko: “Voglio il Milan”

Krasic: “Voglio il Milan”

Taçi: “Voglio il Milan”

Balotelli: “Sono tifoso del Milan”

Santon: “Da bambino tifavo Milan”

Drogba: “Sogno il Milan”

Zanetti: “Milan? Magari”

Mourinho: “Allenare Kaladze sarebbe la sfida più intrigante”

Ferguson: “Tentato dal Milan”

Bono: “Gli U2 sono la mia famiglia, ma al Milan non potrei resistere”

Brad Pitt: “Voglio il Milan: Angelina capirà”

Obama: “Se il Milan chiama, mollo tutto”

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martedì 1 dicembre 2009

SETTIMANA CALDA

martedì 1 dicembre 2009 11

Si avvicina il big match meno big della storia, e quindi credo sia opportuno scaldare un po’ questi giorni che precedono la gara in cui, presumibilmente, ci presenteremo all’Olimpico con Arnautovic, Obi e Dell’Agnello.

La tensione è già altissima: con questo Milan schiacciasassi alle calcagna, ogni passo falso potrebbe essere fatale. Si sa che la crisi Inter imperversa incontratasta,  e un ipotetico +4 sui rossoneri dopo la prossima giornata significherebbe il fallimento del progetto Mourinho, del progetto Moratti e più in generale di quello di quei quattro o cinque comunisti che centouno anni fa fondarono l’Internazionale Football Club.

Tornando serio per un attimo, mi sbilancio in una previsione: quest’anno il Milan farà 76 punti. Appuntamento a maggio per vedere se sono la nuova Donna Prassede o no. In ogni caso, se c’azzecco, pretendo un premio adeguato alla portata della mia profezia.

Terminato il momento “serietà”, posso tornare a gettare  legna sul fuoco in vista dell’attesissima partita di sabato, un evento che sto bramando con la tensione che riserverei ad un Inter-Gallipoli di Coppa Italia (tanto che non la vedrò nemmeno, almeno non in diretta) (ok, in realtà perdermela mi fa girare le palle, ma sabato c’è uno dei pochi appuntamenti che ritengo più importanti della partita, di questa partita, e quindi nisba). Direi quindi che, come prima tappa di avvicinamento, un contributo video su quanto siano temibili e cazzuti i nostri avversari sia decisamente adatto. Lo cercavo da tempo, e finalmente ieri qualche disgraziato si è degnato di metterlo su iutiub. E’ un qualcosa che non riuscirete a smettere di vedere, che condizionerà la vostra giornata tenendovi incollati alla sedia per ore.

Ecco qua. Sono gradite pernacchie.

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lunedì 30 novembre 2009

EMUSIONI

lunedì 30 novembre 2009 12

In serie A, giornata emozionante: col ritorno al calcio giocato di Quaresma, la sverginazione di Huntelaar e la grande prestazione di Die..no, cioè, il grande rientro di Del P.., ehm, la svolta tattica di Ferra..vabbè, con la Juve che consolida il terzo posto, il pathos non è certo mancato.

A far riflettere è soprattutto la Fiorentina: la squadra di Prandelli è l’unica che è riuscita a soffrire Ricardo Bernardo, che anche col Vaduz faticò e non poco. Necessario un esame di coscienza per capire come tutto questo sia stato possibile: a un certo punto, si è addirittura sfiorato un gol al volo di sinistro, oltre ad una trivela out of time che aveva fatto gridare al miracolo mezzo stadio.

Curioso quello che è successo agli attaccanti di Inter e Milan: Eto’o e Milito, fin qui (soprattutto l’argentino) in grande forma in campionato, sono riusciti a sbagliare l’impossibile. Quando l’africano è riuscito a centare in pieno Frey, per un attimo, ho rivisto i fantasmi di Adriano, quando il morbo di Amauri lo coglieva e non riusciva a segnare nemmeno con le mani (l’anno scorso, perlomeno, con le mani s’è arrangiato). Anche Milito è stato insolitamente impreciso, evitando di sbloccare il risultato in un paio di occasioni. Per quanto riguarda il Milan, invece, il centravanti che finora aveva meno inciso ha piazzato due pere in due minuti, quando ormai lo 0-0 sembrava certo.

E’ stata, dunque, una giornata dove molte cose sono girate al contrario. Gli unici giocatori che sono rimasti coerenti con la loro natura sono quelli di una squadra a tinte bianconere, che ha perso incassando due reti in una trasferta al sud, confermando i segnali preoccupanti che già erano stati lanciati nelle settimane addietro. Per loro, adesso, la situazione non è delle migliori: allenatore e giocatori dovranno confrontarsi per capire insieme cosa c’è che non va, risolvere eventuali divergenze e tornare finalmente ad essere una squadra.

Quel che è certo è che, così, questo Siena non può andare avanti.

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sabato 28 novembre 2009

GIU’ LE MANI DALL’ITALIA

sabato 28 novembre 2009 7

Cannavaro, 6/1/2009:

«Per il cinema italiano spero che Gomorra vinca l'Oscar. Ma non penso che gioverà all'immagine dell'Italia nel mondo. Abbiamo già tante etichette negative. È facile che un problema locale venga generalizzato. Ancora oggi un mio compagno di squadra mi ha detto: "Italiano? Mafioso"»

Berlusconi, 28/11/2009:

«Se trovo chi ha fatto le nove serie de La Piovra e chi scrive libri sulla mafia che ci fanno fare una bella figura lo strozzo»

Basta con queste squallide etichette che non fanno altro che screditare il nostro bel paese nel mondo: vergogna! Abbiamo cibo, donne, artisti, sole, mare, api e papi, e dobbiamo star qui a sparare sentenze perché qualche tizio, ogni tanto, combina qualche casino? Ma non scherziamo! L’Italia brilla nel firmamento internazionale, sarebbe assurdo continuare a dar retta ai soliti, triti e ritriti luoghi comuni del mafioso, del furbo, del puttaniere, ecc.

Fortuna che abbiamo dei personaggi di spessore che, ogni tanto, ci ricordano quanto sia sbagliato muovere anche un solo abbozzo di critica alla nostra madre patria. Personaggi che splendono di luce propria, autentici esempi, moralmente inattaccabili, che sanno sempre trovare le parole giuste per zittire questi antipatici e, diciamolo, anche un po’ sfigati criticoni. Se vi rode perché questo paese è troppo avanti, cari miei, andatevene per un po’ da qualche altra parte: vorrei proprio vedere quanto ci mettereste a tornare qua, in un paese libero, dove ognuno può dire la sua senza problemi, senza dover temere le rappresaglie di nessuno; un paese dove c’è rispetto per le istituzioni e per la giustizia, dove chi rappresenta il popolo agisce in nome dei cittadini con equilibrio e saggezza. Vorrei proprio vedere!

Chi vuol continuare ad infangare il nome dell’Italia, sappia del danno che ogni sua parola cagiona verso tutti noi. Nonostante tutto il male che fanno, nonostante tutte le falsità che escono dalle loro bocche o dalle loro penne, però, in un paese straordinario come il nostro anche questa gente ha la facoltà di parlare, o di scrivere: la libertà d’espressione è un diritto che spetta anche a loro.

Poi, certo, se dicono qualcosa che non va bene, li strozziamo.

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venerdì 27 novembre 2009

VIGNETTA

venerdì 27 novembre 2009 7

Leonardo e un paragone un attimino azzardato.

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LO SCERIFFO BLANCOS – PT.3

Riassunto delle puntate precedenti:

Lo sceriffo Blancos è un vecchio ubriacone che passa le sue giornate ad immaginare improbabili rivincite su coloro che, in passato, l’hanno sbugiardato. Ormai impotente di fronte al declino della vecchiaia, vive rassegnato agli eventi con l’unico conforto di una brodaglia di 60 gradi che lo costringe a strisciare sul pavimento ogni mattina. Un giorno, un suo vice piomba nel suo ufficio e gli comunica che Carvalho Pazzo, il pistolero mercenario, è in città: Blancos, vedendo in questi l’uomo in grado di risolvere  i suoi problemi, corre ad ingaggiarlo per realizzare il progetto di vendetta che covava da anni. Carvalho, davanti ad una folla impazzita, firma e dà il via alla riscossa.

“Allora, Carvalho, ci siamo capiti?”

“Devu aiutarti a truvare questu Mo Ratos e suo amicu Conduzco Rojos, ok. Ma iu suy pistulero, non capiscu perché tu mi chiedi di fare u detective”

“Tu non ti preoccupare, portami da questi due e poi ti faccio sparare quanto vuoi. Ho sentito che, oltre ad essere un cecchino infallibile, sai renderti utile in un sacco di cose: fai conto di star ampliando il tuo bagaglio di esperienze. Puoi metterlo sul curriculum, poi”

“Vabè, ho capitu. Ma lui che sc’entra?”

Accanto a Carvalho Pazzo, un uomo stava riempiendo la sua borsa con ampolle, alambicchi e misteriose scatoline.

“Hag verrà con noi, ci sarà utile. Hai già avuto modo di testare i suoi drink, quindi non ha senso stare qui a dirti quanto siano buoni e nutrienti

“Va bene, va bene”

“Ottimo. Signori, direi che possiamo iniziare”

Blancos aprì un cassetto della sua scrivania e ne tirò fuori un paio di mutande. Appartenevano a Mo Ratos, che le aveva consegnate insieme al resto dei suoi vestiti il giorno in cui era stato arrestato. Lo sceriffo, che voleva un trofeo della sua vittima, era riuscito a tenersele ed ogni tanto le annusava, per riassaporare l’atmosfera del giorno in cui si era guadagnato la terza stella. Non le aveva mai lavate.

“Tieni, Carvalho. Annusa, e fiuta le tracce di Mo Ratos!”

Il pistolero, dopo aver respirato a pieni polmoni il fresco effulvio emanato da quegli slip, li gettò in terra e rimase lì, immobile.

“Beh?”, disse Blancos. “Non parti all’inseguimento?”

“Scerifu, sarebe tropo fascile se io trovassi subitu Mo Ratos e lo uscidessi. Storia finirebbe tropo presto, sensa patus, sensa emusioni

“Cazzo, hai ragione. Poi, voglio dire, quel vegliardo non passa di qua da anni, ormai. Vabbè che sei un fenomeno, però se tu fiutassi le sue tracce a distanza di lustri il lettore mi rimarrebbe un po’ deluso. Ormai si aspetta una storia alla Kill Bill, non  un finalino scontato. Hai ragione. Sai cosa? Andiamo da Mo Ji. Ho saputo che è evaso, e che si è ritirato su un monte dove sta cercando di curare la sua povera anima. Lui potrà darci qualche dritta. Tieni, ho anche le sue mutande. Annusale e portaci da lui”

E così Carvalho, dopo aver annusato l’underwear di Mo Ji, fiutò la pista giusta e si mise in marcia. Hag Ricol, che non aveva voglia di farsela a piedi, riempì lo shaker di Neoton, diet coke e mentos e preparò uno dei suoi intrugli, dicendo al pistolero di buttarlo giù tutto d’un fiato. Poco dopo, Hag e lo sceriffo sedevano in groppa a Carvalho, che schizzava a folle velocità verso la bettola dove Mo Ji cercava di ricucire quel che restava della sua tanto vituperata anima.

Seduto a meditare, il vecchio saggio sentì bussare alla sua porta.

“So già chi siete. Vi aspettavo da tempo, ormai”

I tre entrarono, affascinati dall’abilità del santone. Si erano senza dubbio rivolti all’uomo giusto.

“Sua dirigenza, sa perché siamo qui. Stiamo cercando coloro che mi hanno rovinato la vita, che ci hanno rovinato la vita. La prego, ci aiuti. Nessuno meglio di lei può indirizzarci verso la retta via”

“Sì, sì, va bene, e..la smetta di baciare i miei anelli, santo cielo! State qua, vado a fare un paio di telefonate

Carvalho Pazzo, un po’ stranito, diede di gomito a Blancos e gli sussurrò “Telefunate? Ma di cusa shta parlandu?”

“Shhh, zitto, zitto! E’ uno che sa quel che fa. Fidati”

Mo Ji tornò poco dopo, col suo iBook in braccio. “Ecco,” disse “questa è una ripresa live della villa dove Ratos e Rojos si nascondono. Come vedete..”

Carvalho, spaventato da quel mostruoso congegno, estrasse la pistola e colpì. Hag Ricol, seduto cinque metri lontano dal bersaglio, si prese una pallottola nella coscia, ma non fece una piega. Mo Ji, invece, era adiratissimo.

“Ehi, cowboy, se tiri fuori ancora una volta quella patacca ti rimando a fare il cretino nella tua tribù. Intesi? E ringrazia che Hag, grazie alla sua alimentazione, non può provare dolore”

“Si, signure, mi scusi”. L’alchimista, intanto, aveva già estratto il proiettile e fermato l’afflusso di sangue con una delle sue pozioni.

“Allora, come dicevo, la villa è situata a tre giorni di cammello da qui, circa mezz’ora di Carvalho dopato, in direzione ovest”

Blancos era un po’ seccato. “Ma..e il pathos? Troppo facile così, non è credibile, non..”

“Senti, ubriacone di merda, li vuoi quei due o no? Perché sennò io ho altro da fare eh, prendi questi due deficienti e te ne vai”

“Ok, fanculo il pathos, fanculo le emusioni. Continui, la prego”

“Bene. Dicevo, non ci sono ronde, soltanto un cagnaccio di guardia. Aspetta che zummo..ecco, guardatelo”

“Ma…è nerissimo!!!!”, esclamò schifato Blancos.

“E cum’è arrugante e indispunente!”, aggiunse Carvalho.

“Sì, è terribile. Cerca lo scontro con tutti, è cattivo, bullo, senza ideali, sporco ma soprattutto nero, troppo nero. E’ il vostro unico ostacolo verso quei due imbroglioni, quindi cercate di studiare una tattica vincente per metterlo fuori gioco”

Lo sceriffo e il pistolero non riuscivano a distogliere gli occhi dallo schermo. Lo spavento per la vista di quella creatura era forte, molto forte.

Blancos, dopo qualche minuto, prese la parola. “Aspettiamo che Hag si riprenda, e poi buttiamo giù un piano. Quell’essere è spaventoso, ma non sarà certo lui ad impedirmi di prendere ciò che mi spetta”.

E così, nella bettola, i nostri eroi cominciarono ad ingegnarsi per sconfiggere il bestio di guardia alla villa. Non potevano ancora sapere che, delle difficoltà che avrebbero incontrato, questa sarebbe stata la minore.

FINE TERZA PARTE

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giovedì 26 novembre 2009

VIGNETTE

giovedì 26 novembre 2009 4

Oggi, protagonisti delle vignette gli juventini che si erano offesi dopo che i loro cori sono stati ritenuti non razzisti, e ieri sera hanno voluto smentire ogni illazione sul proprio conto.

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CORNUTO!

“Ehi, ciao, coglione!”

“Scusa, ma chi sei?”

“Allora, c’hai la ragazza zoccola, eh?”

“Ma..chi sei? Come ti permetti? Che ne sai tu della mia ragazza?”

“Andiamo, su, lo conosco il tipo che se l’è fatta, tempo fa. Hai due corna pazzesche. Ma che uomo sei? Ci credo che non riesci a tenerti una donna, guarda che faccia da demente che ti porti dietro”

“Ma..ma..sì, ok, mi ha messo le corna..e..e..però adesso si è scusata e comunque…non sono…ehi, scusa, fatti un po’ vedere..ma..io ti conosco! L’ho già vista questa faccia, da qualche parte. Vediamo..massì, certo! Tu sei quello che ha due figli un po’, come dire..colorati, che peraltro non si assomigliano granchè! Ne parlano tutti in città! Cazzo, sei diventato una barzelletta! Ahahahahahahah..ed hai il coraggio di venire da me a darmi del cornuto?”

“Sì, beh, e allora? Io non devo per forza tenermi la mia donna, tu sì. Sono anni che non fai che dire che vuoi che non tocchi nessun altro uomo, che giri con il lucchetto alle mutande..”

“Ma che cazzo stai dicendo?”

“Sì, sì..io tutti gli anni parto senza l’obbligo di tenerla a bada, cioè, se succede ok, ma se non succede fa niente, non spendo il tempo che spendi tu per starle dietro. Tu, invece..”

“Ehm, dai, mi sembra che tu abbia un po’ di confusione in testa. Il fatto è che tu vieni a parlare a me di corna quando tua moglie ha sfornato due pargoli neri con due padri diversi..non ti sembra un po’ assurdo? E poi sarei io il coglione?”

“Eh ma tu…oh, aspetta, il telefono. [lo sfila dalla tasca, risponde]Sì amore, oh amore è bellissimo, arrivo subito, tu resta calma, ok? arrivo in un lampo [riattacca, scuro in volto]. Oh, devo andare. Mia moglie. Sta partorendo”

“Ma scusa, ho sentito al bar che tu nove mesi fa ti sei preso qualche settimana di vacanza e sei andato via da solo, per riflettere”

“Appunto”.

Morale: se sei un bue, lascia stare gli asini. Hai più corna di loro.

Catturas

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mercoledì 25 novembre 2009

VIGNETTE

mercoledì 25 novembre 2009 8

Gli schemi di Mourinho e la corsa agli abbonamenti del Milan nelle vignette di un µ sempre più implacabile.

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NE ABBIAMO BUSQUETS

Vertiginoso testa-coda al Camp Nou: l’Inter, capolista incontrastata del girone, affronta il fanalino Barcellona, alla disperata ricerca di punti che potrebbero voler dire Europa League.

Mourinho parte con l’undici-base ad eccezione di Sneijder, mentre Guardiola schiera la migliore formazione possibile, con Messi ed Ibrahimovic in panchina a meditare sui propri errori.
La gara inizia col Barça che paga un po’ l’emozione di trovarsi al cospetto del leggendario trio Cambiasso-Zanetti-Stankovic, vero segreto delle razzie nerazzurre in Europa. Davanti ai tre, Motta agisce fra le linee mandando in tilt il povero Xavi, palesemente inadatto per giocare a questi livelli. Pirlo, schierato terzino sinistro, regge bene la fascia e mette la museruola a Dani Alves, che non riesce mai a saltarlo. Per l’esterno blaugrana, serata dura: oltre alla marcatura proibitiva, un duello a distanza con Maicon che lo vede soccombere nettamente.

Dopo qualche minuto di timidezza, al decimo il Barcelona passa: angolo di Xavi, spizzata sul primo palo e palla a Piquè che insacca. Il vantaggio è accolto con incredulità dal pubblico di casa, che da un momento all’altro si aspettava di essere punito da un’accelerazione di Motta o da un’incursione di Pirlo ed invece vede la sua squadra curiosamente avanti di un gol.
La rete subita non scoraggia l’Inter, che reagisce subito riversandosi nella propria trequarti. Geniale la scelta di difendere con otto uomini davanti alla linea dell’area di rigore, in modo da non permettere a Xavi o Iniesta di entrare in area; in questo modo, i due sono costretti a giocare a 30 metri dalla porta e a cercare macchinosi passaggi in verticale sulle fasce.

Nel momento migliore dell’Inter, coinciso con i primi quattro passaggi di filaimage indovinati dai maestri della mediana, arriva la mazzata che non t’aspetti: Xavi spazza malamente terrorizzato dalla furia di Zanetti, la palla rimbalza su Dani Alves e giunge a don Diego De La Vega che segna. Strano sport, il calcio: dopo mezz’ora di fatica, il Barça si ritrova sopra di due reti.
L’Inter accusa il colpo, Mourinho pensa di inserire Guardiola per prendere le redini del centrocampo.
Al quarantesimo, lo speaker dello stadio annuncia ai genitori che il piccolo Motta sta bene e li prega di venirselo a riprendere. Cambiasso e Zanetti si prendono cura di lui, mentre Eto’o si stende per terra vicino a Victor Valdez e si mette a raccontargli i suoi problemi, parlandogli di un brutto pomeriggio di luglio e di quell’autografo a Moratti che gli ha incasinato la vita.

La partita, però, va avanti. Quando mancano tre minuti al termine della prima frazione, Milito cerca di dare la scossa con un tiro in porta da casa sua che Valdez, attento, blocca: l’impressione è che, se questa palla fosse entrata, ora staremmo parlando di un’altra partita.
Poco dopo, Busacca fischia due volte e le squadre vanno negli spogliatoi. Mourinho dice a Guardiola di tornare in panchina e sceglie Muntari; appena il ghanese sveste la tuta si diffonde il panico sugli spalti, e i tifosi blaugrana iniziano a sfollare. Sulley si presenta in campo determinatissimo e fulmina con lo sguardo gli avversari, come a dire “vi siete divertiti, ora però basta”. Motta, ormai abbandonato dai genitori, chiede con timidezza se può giocare anche lui; Zanetti acconsente e Thiago inizia a sgambettare gioioso.

Che sia tutta un’altra musica lo si capisce fin da subito: Dani Alves punta Muntari, che gli fa sparire il pallone dai piedi e poi gli sussurra “allora non ci siamo capiti”. L’ingresso in campo di Sulley fa abbassare la cresta ad Iniesta, che torna nella consueta mediocrità. Con lui e Pirlo sull’out mancino, gli avversari devono girare la largo.

Se a sinistra le cose vanno alla grande, per la fascia destra, però, non si può dire lo stesso.image
Zorro sodomizza Maicon in versione sergente Garcia mettendolo continuamente alla frusta, confermando la strana tradizione che vuole che ogni nano che cresce nella cantera catalana sia un fenomeno. Nel mezzo, Lucio e Samuel vengono spaventati a più riprese da Henry, mentre il piccolo Motta, nei pressi del cerchio di centrocampo, si mette a piangere perché i compagni non gliela passano. Durante una sortita offensiva interista, Milito, che passava di lì, chiede a Puyol “scusa, per il bagno?”, e poi si defila.

Il Barcelona, imbavagliato dal nuovo ed imprevedibile assetto tattico degli avversari, non riesce più a far male. Mourinho, capito che i ragazzi di Guardiola sono pressoché cotti, guarda l’orologio e ne riceve il conforto che sperava: mancano solo venti minuti. Josè si gira verso la panchina e, con il cuore che gli batte e a mille, dice a Quaresma (che, per norma UEFA, non può giocare più di metà tempo, per non falsare troppo le partite) che è ora. I pochi sostenitori blaugrana rimasti dopo l’ingresso di Sulley, vedendo comparire Ricardo Bernardo, fuggono disperati lasciando lo stadio in lacrime: da quelle parti, il numero sette nerazzurro ha lasciato ricordi indelebili.

L’Inter chiude quindi al Camp Nou con un 4-4-2 con Quaresma e Muntari sulle fasce, un epilogo in confronto al quale il 21 dicembre 2012 appare come un appuntamento frizzante. Mourinho mette dentro anche Maxwell, mentre Ciccio Suazo rimane in panchina. Giusto così: meglio non infierire contro una squadra con cui, comunque, corre buon sangue.

A far male davanti, tanto, ci pensa Eto’o, che al terzo pallone della gara si invola verso l’area e poi, con la sfera che rimbalza a mezz’aria, fa una..cosa, lasciando tutti con l’interrogativo di cosa volesse realmente fare con quel colpo di malleolo volante.

La gara ormai ha poco da dire, l’Inter ha chiaramente deciso di regalare un po’ imaged’ossigeno al Barcelona concedendogli questi tre punti, dimostrando grande sportività. La partita finisce così 2-0 in un’atmosfera di grande fair play, con tutti i giocatori che  si abbracciano a fine partita e Eto’o che, dopo aver scambiato la maglia con Henry, corre negli spogliatoi del Barcelona urlandogli “Ti ho fregato!”.

Insomma, per concludere, un buon allenamento per l’Inter in vista della ben più importante partita di domenica con la Fiorentina. D’altra parte, in Europa si è vinto tutto quel che c’era da vincere: ora sotto con il campionato, vero banco di prova della stagione nerazzurra.

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martedì 24 novembre 2009

IMITAZIONE

martedì 24 novembre 2009 8

Caressa ci emoziona con la presentazione della partita. Dabbrividi.

 

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IMITAZIONI

Oggi, puntata dedicata alla Juventus, con tre ospiti d’eccezione.

Stasera, per le 18, speciale pre-Barcellona Inter con la presentazione della partita da parte di un simpatico commentatore.




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PUBBLICITA’

Sceriffo Blancos posticipato a venerdì, quando non ci sarà un cazzo da dire (ora che l’ho detto succederà il finimondo, vedrete) e potrò postarlo con comodo. Ora però Barça – Inter incombe, ed è pronto uno speciale per caricare al massimo la grande sfida. Lo vedrete stasera, facciamo alle 18.

Per le 13, invece, due nuovi personaggi alla corte del misterioso ed affascinante intervistatore, che con la sua voce ha già mandato in visibilio orde di fans scatenate.

Tutto questo fa molto annunciatrice impedita di Rai Due, che legge il palinsesto con quel pathos staordinario che ti tiene incollato allo schermo. Manca solo che mi alzi e picchi il ditino in mezzo ad una farfalla immaginaria.

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lunedì 23 novembre 2009

FERMATE IL NEGRO

lunedì 23 novembre 2009 12

E’ ufficialmente ripartita la caccia al negro. Dopo qualche mese di stallo, in cui Balotelli ha preso insulti a domeniche alternate, adesso siamo finalmente tornati a pieno regime, ed addirittura con un nuovo record: infamate in due stadi diversi, nella stessa giornata di campionato.

A Bologna, il negretto si è reso colpevole di sconsiderate gesta come un paio di sbuffate ed una vergognosacensurabbiledanunfavedèairegazzini entrata da dietro su Raggi che gli è costata un CARTELLINO GIALLO (IH!!!!), punizione nella quale possono incorrere soltanto i peggiori individui di questo universo. Il pubblico, sconvolto da questa disumana ondata di crudeltà, ha giustamente inveito contro l’orribile mostro e gli si è scagliato contro, senza saperne bene il perché.

image Una scena di uno dei film dedicati a Balotelli, il primo serial killer senza il pollice opponibile

Solo grazie al pubblico di Torino, però, si è concretizzato il record: i raffinati supporters juventini - quelli che l’anno scorso hanno sfogato il loro odio per il mostro venuto dall’Africa spiegando che “l'avversione per Balotelli è dovuta al suo comportamento ritenuto antisportivo e non al colore della pelle” (“frase” presa direttamente dal comunicato degli ultras gobbi) – hanno prima  fischiato l’annuncio con il quale la loro società dichiarava di schierarsi contro il razzismo, per poi iniziare gli ululati contro l’animale che ogni domenica, con i suoi comportamenti dissennati, mette a repentaglio l’intero movimento calcistico.

imageBalotelli, subito dopo l’entrata su Raggi 

Tutti noi speriamo che questo pazzo la smetta, che qualcuno lo ingabbi per evitare che qualche innocente ci vada di mezzo; urge un appello alle autorità, affinchè la gente sia messa a conoscenza del rischio che corre a trovarsi nei pressi di questo pericolo pubblico. Proteggiamo le nostre donne e i nostri bambini! Dotiamo le forze dell’ordine di proiettili e di sedativi in modo che, nel caso in cui l’energumeno dovesse attaccare, possano fermarlo all’istante, preferibilmente per sempre.

CatturalBret Easton Ellis ha recentemente dichiarato di essersi ispirato a Balotelli per creare Patrick Bateman 

Da oggi dovrebbe essere disponibile un numero verde della protezione civile: chiunque avvisti il bestio in giro è tenuto a chiamare e a fornire quante più informazioni possibili. C’è bisogno di tutti, per assicurarlo finalmente alla giustizia.

P.S. : questo è il mio ultimo post su Balotelli, visto che ne ho già scritti abbastanza spiegando in modo anche abbastanza chiaro (credo) il motivo per il quale questi poveri mentecatti fanno bubbù allo stadio. Ne scriverò ancora solo in caso di stravolgimenti che, in questo momento, non credo davvero possibili. Comunque sia, per chi volesse, ecco i link agli articoli:

http://milanellobianco.blogspot.com/2009/04/il-popolo-dei-manipolati.html

http://milanellobianco.blogspot.com/2009/03/alla-gogna.html

http://milanellobianco.blogspot.com/2009/03/i-codici-del-gruppo.html

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domenica 22 novembre 2009

SONDAGGIONE

domenica 22 novembre 2009 9

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Sondaggione della domenica: cosa ha detto Maicon al guardalinee?

A) “Tifo Milan”

B) “Sei una via di mezzo tra Vierchowod e Schumacher”

C) “Scusa, per il concerto dei Muse?”

D) “Ti prego dì all’arbitro di buttarmi fuori, devo ancora leggere la seconda puntata dello Sceriffo Blancos”

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sabato 21 novembre 2009

RIDATECELO

sabato 21 novembre 2009 9

E’ scomparso. Era il vanto di una società all’avanguardia, il fiore all’occhiello di una squadra proiettata nel futuro. Non passava giorno senza un’innovazione, una scoperta, una resurrezione; non si parlava d’altro.

Da qualche anno a questa parte, però, è svanito, nel nulla. Nessuno ne parla più, nessuno millanta nuove sensazionali scoperte realizzate dopo esperimenti su cavie ottuagenarie. E’ tutto finito.

imageIl primo paziente di Milan Lab,della cui guarizione un impostore si è preso tutto il merito

Su Milan Lab, l’oasi curativa di Milanello, è sceso un preoccupante silenzio. Sono lontani  i tempi in cui ad ogni novantenne che si desiderava far tornare agli antichi fasti veniva stilato un programma d’allenamento alla Ivan Drago, con il quale il relitto di turno poteva riacquistare il vigore dei suoi diciott’anni in cambio di una tripla ernia al disco e della prospettiva di una vita quadrupede. Che ne è stato di Messerman, l’unto dal Signore in grado di guarire qualsivoglia patologia con una lieve carezza? E dov’è finita la Mind Room, la palestra di vita dalla quale uscivano guerrieri Zen capaci di distorcere lo spazio-tempo? Dove l’avete messa, eh? EH?

image“E che luce sia!”

Vorrei proprio non pensare che questa indispensabile struttura sia stata fatta rimuovere perché troppo scomoda. Non vorrei credere che lo straordinario livello raggiunto da marchingegni che la Nasa, forse, sarà in grado di utilizzare tra una ventina d’anni, abbia spinto qualche soggetto senza scrupoli ad agire illegalmente affinché questo luogo fatato chiudesse i battenti. E’ un’ipotesi troppo vergognosa, troppo indegna per essere presa in considerazione, lo so; io, però, non riesco a smettere di pensarci. Certo, viene da chiedersi “Come può qualcuno volere la fine di una cosa così bella? Che razza di mostro devi essere per togliere al mondo una simile sublimazione dell’intelletto umano?”, ma, in un mondo povero di valori come quello in cui viviamo, non ci sarebbe da sorprendersi se qualche essere abietto si fosse davvero messo in moto per far chiudere l’Eden rossonero. Ormai, non mi stupisco più di niente.

Chi ne fa le spese, come al solito, sono i più deboli. Gli anziani che affollano il parco di Milanello non hanno più nessuno che si prenda cura di loro, che gli faccia fare la ginnastica per l’artrite e che gli dia le pasticchine con dentro tante cose buone. Nessuno pensa più a questa povera gente? Tutti lì, fermi a guardare, mentre dei poveri vecchi deperiscono inesorabilmente?

Con questo mio articolo di denuncia, voglio risvegliare la sensibilità di chi siede ai piani alti e probabilmente sa perché di Milan Lab non si ha più notizia. Mi rivolgo a voi, signori del palazzo, a voi che dovreste avere a cuore i problemi della povera gente, e chiedo delle risposte. Delle risposte chiare, precise, che vadano al cuore del problema: è questo quello che chiedo, solo questo.  Perché io, a queste condizioni, non ci sto.

Firma l’appello per la restituzione di Milan Lab alla collettività: tra i firmatari, verrà estratto un fortunato vincitore che riceverà in premio una gigantografia di Vittorio Feltri.

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giovedì 19 novembre 2009

TIFO MILAN

giovedì 19 novembre 2009 16

No, non sto facendo un clamoroso outing. E’ il titolo della vignetta.

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LO SCERIFFO BLANCOS – PT.2

“Si tratta di..”

“Di?”

“Di…anf..in pratica..”

“Insomma, che cazzo vuoi?”

“Eh, non mi ricordo più”

Il vice-sceriffo fece appena in tempo a chiudere la porta, evitando la bottiglia di whisky, ormai vuota, che Blancos gli aveva lanciato contro. Era meglio non disturbarlo, nell’immediato dopo-sbronza.

Qualche minuto dopo, un’altra persona bussò alla porta del tutore della legge.

“Signore? Posso entrare? Ho un’importante comunicazione per lei. Stia tranquillo, non me la scordo”

Lo sceriffo, riverso per terra a sbavare sul pavimento, non disse una parola.

“Signore, lo so che è molto occupato in questo momento, ma è davvero importante”

Blancos, recuperata un po’ di dignità, si alzò in qualche modo e riuscì a trascinarsi fino alla porta.

“Parla”

“Carvalho Pazzo. E’ in città”

La faccia dello sceriffo, deturpata dall’alcool fino a qualche secondo prima, s’illuminò come non accadeva da tempo. Carvalho Pazzo detto “L’apolide” , il pistolero mercenario, nella sua città: era un vero colpo di fortuna, il segno che, forse, il vento stava per cambiare.

Il personaggio in questione era divenuto, negli ultimi anni, uno degli uomini più temuti del west. D’origine cherokee, alto, forte e con lunghi capelli simili alle strisce del mocho vileda, aveva la mano più lesta della contea, ma nella sua tribù nessuno lo cagava. Per questo, raggiunta la maggiore età, decise di fuggire e di vendersi a chiunque gli dimostrasse un minimo di considerazione. Nel giro di qualche anno, lavorò al soldo di contadini, banchieri, brigatisti, politici, senza mai, però, soddisfare veramente qualche cliente. Sì, perchè Carvalho, per essere un pistolero, aveva un difetto piuttosto grave: centrava raramente il bersaglio.

Per dare a Cesare quel che è di Cesare, però, bisogna dire che “L’apolide”, anche se non era buono a sparare, era davvero ottimo in tutto il resto, dal preparare la faraona ripiena allo scovare qualche tizio nascosto chissà dove. Blancos aveva sentito parlare di queste sue doti, e le voci che gli erano giunte avevano risvegliato in lui una incredibile sete di vendetta. Con Carvalho al suo fianco, sarebbe potuto andare a caccia di Conduzco Rojos e di Mo Ratos, fuggiti insieme dopo la sentenza di qualche anno prima. Magari, avrebbe potuto fare una visitina anche a Tog Red e a Hombre de Afef, pure loro spariti chissà dove. Si sarebbe soltanto dovuto ricordare di portarsi dietro il fucile, e di distrarre il pistolero al momento di fare fuoco.

 

Il vice, vedendo la gioia palesarsi sul volto dello sceriffo, iniziò a balbettare, sconvolto:

“Signore, ma lei sta..sta..ehi, venite tutti qua, lo sceriffo sta..”

Il ragazzo fu scaraventato al suolo da una spallata di Blancos, improvvisamente rinvigorito e cazzuto come ai bei tempi, che lo aveva travolto uscendo di gran passo dal suo ufficio con un contratto sottobraccio.

“Dove? DOVE?”

“C-C-Che cosa?”

“DOV’E’ CARVALHO?”

“A-A-Al saloon, credo”.

Lo sceriffo, a petto nudo, partì con determinazione verso il suo obiettivo. In breve, le strade si rimpirono di gente che, vedendo il proprio idolo di nuovo nei suoi cenci, scese per strada per applaudirne la cavalcata ed incitarlo a gran voce. Testa alta, schiena dritta, stelle in bella vista: era di nuovo lui.  Pochi minuti dopo, in un’atmosfera di tripudio, Blancos fece il suo ingresso nel saloon ed iniziò a girare per il posto, alla ricerca del pistolero. Là dentro, però, non c’era nessuno che somigliasse nemmeno vagamente a Carvalho Pazzo.

“Desidera, signore?”

Il barista, il mitico Hag Ricol, celebre per i suoi cocktail energetici, era appena rientrato dal retro bottega.

“Carvalho Pazzo. Voglio Carvalho Pazzo”.

“Guardi, gli ho appena preparato una bevanda di mia invenzione. Ora è fuori, mi sta arando il terreno con le mani. Vedesse come viaggia”

In effetti, viaggiava eccome. Blancos, recatosi sul retro, vide da vicino quel prodigio, ed ebbe un’ulteriore conferma che sì, era lui l’uomo giusto per compiere l’impresa che aveva in mente. Armato di contratto, andò al cospetto del pistolero, che interruppe la sua opera.

“Ciao Carvalho, sono lo sceriffo Blancos. Tu non mi conosci, ma io ho sentito parlare molto di te, e so che potresti fare al caso mio. In pratica, ho bisogno di un uomo per…”

“Ehi, scerifu, fermu, non mi interesa cosa vuoi da me. Cosa sci guadagnu a lavurare por te?”

“Una casa, sei mogli e la cittadinanza di Los Alamos. E una saccata di soldi, esentasse”

“Scittadinansa..por tutta la vita?”

“Certo, per sempre”

“Ascettu”

“Allora, ti spiego: dovresti..”

“Non me ne frega un cassu. Dammi penna che firmu. Ah, un’ultima cosa: se sc’è da sparare, sci pensu iu, veru?”

“Ma certo!"

E così, ottenuta la firma, Blancos uscì dal saloon e mostrò ad una folla impazzita il contratto che avrebbe cambiato la sua vita, la loro vita. La storia stava per essere riscritta.

FINE SECONDA PARTE

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mercoledì 18 novembre 2009

VIGNETTA

mercoledì 18 novembre 2009 4

In attesa delle nuove avventure dello sceriffo Blancos, il ritorno di µ dopo una settimana passata a studiare. Dico sul serio, eh.

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LO SCERIFFO BLANCOS

Los Alamos, agosto 1854. Il suolo del vecchio West ardeva come non mai, un’aria rarefatta soffocava l’intero paese che, visto il tardare dell’invenzione dei condizionatori, non aveva alcuna alternativa allo schiattare di caldo.

Seduto nel suo ufficio, sbronzo già alle undici del mattino, lo sceriffo Blancos sorseggiava del pessimo whisky e si perdeva, come suo solito, in fulgide fantasie. Sebbene di lui, ormai, fosse rimasto ben poco, era ancora un uomo rispettato e benvoluto, stimato dai cittadini onesti e temuto dai malviventi. Il suo coraggio e la sua mano lesta gli erano valsi due luccicanti stelle, che egli, interpretando alla lettera la dicitura “cucirsi sul petto”, si era inchiodato ad un capezzolo con ago e filo.

Nonostante la stima della sua gente, nonostante un capezzolo oscurato dalle onoreficenze, Blancos era un uomo infelice. Niente poteva risollevarlo: in paese venivano organizzate spesso feste in suo onore, con canti, balli e femmine in saldo, ma non ci andava mai, preferendo la solitudine del suo ufficio. Erano soltanto lui e la bottiglia di whisky, l’unica compagnia che gli fosse gradita.

Blancos, però, non era sempre stato così. Un tempo, quando l’estate del 1854 era ancora lontana, egli era un uomo forte e baldanzoso, pieno di vita e di voglia di divertirsi come Ronaldo e Vieri messi insieme. Era il periodo nel quale entrambi i suoi capezzoli vedevano splendere sopra di loro una splendida stella: oltre alle due già sopracitate, ne aveva appena aggiunta  una terza, raggiungendo l’unico vero obiettivo della sua vita. Piantarsi sul petto quella “medaglia” era la ragione per la quale aveva studiato, aveva vinto il concorso per sceriffi ed era entrato in comune.

L’ambito riconoscimento gli era stato conferito per aver assicurato alla giustizia Mo Ratos, un ignaro contadino reo di aver truffato migliaia di persone arricchendosi alle loro spalle. In realtà, Ratos non aveva fatto assolutamente niente, e Blancos lo sapeva bene: questi era infatti in combutta con il vero malfattore, Mo Ji, che sfruttando la parziale omonimia aveva trovato il modo di incastrare l’ingenuo contadino, permettendo così allo sceriffo di arrestarlo e di sbloccare, in cambio della propria impunità, un’indagine che si stava trascinando da troppo tempo e che rischiava di fargli perdere credibilità.

Sfortunatamente per Blancos e Mo Ji, un uomo, Conduzco Rojos,  non rimase convinto della faccenda e volle vederci chiaro.  Aiutato dal suo amico Hombre de Afef, iniziò delle accurate indagini e scoprì l’inganno, denunciando il tutto al magistrato Tog Red che riaprì il processo. La verità venne presto a galla, Ratos fu liberato e Ji condannato. Per Blancos, vista la sua popolarità tra la gente, che avrebbe mal sopportato l’allontanamento dello sceriffo, venne studiata una punizione ad hoc: la confisca della stella illegalmente guadagnata. Per lui, che considerava quel pezzo di latta la sua ragione di vita, l’asportazione fu uno shock tremendo, un qualcosa che andava ben aldilà del mero dolore fisico. Era stato privato dell’unica cosa al mondo che veramente gli interessava, senza nemmeno aver avuto il tempo per godersela un po’: un triste destino, per lo sceriffo.

E allora, eccolo lì, qualche anno più tardi, seduto ricurvo su sè stesso a vomitarsi addosso l’ultima sbornia, mentre sognava il magistrato Red che gli ricuciva personalmente la stella porgendogli le sue più umilissime scuse. Era molto, ormai, che trascorreva le sue giornate così, in preda a sogni di gloria irrealizzabili; fortunatamente per lui, alcuni abitanti del paese si erano messi d’accordo per farne le veci e non far mancare protezione a nessuno. Se c’era una cosa di cui Blancos poteva andare orgoglioso, era la fiducia che la sua gente continuava a riporgli, nonostante il fattaccio di pochi anni prima. Erano tutti convinti che fosse una montatura di Rojos e de Afef, che lo sceriffo fosse innocente e che la terza stella sarebbe dovuta essere restituita. Nemmeno loro sapevano bene il perchè di queste convinzioni, ma le portavano comunque avanti a testa alta.

Quando lo sceriffo terminò il rigurgito, un suo vice entrò nell’ufficio di corsa, ansimando.

“Signore, anf, ho, anf, una grande notizia”.

“Ah sì? Burp. E qual è?”

“Si tratta di..”

FINE PRIMA PARTE

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martedì 17 novembre 2009

EBBASTA

martedì 17 novembre 2009 9

Cattura

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lunedì 16 novembre 2009

LA SVOLTA

lunedì 16 novembre 2009 8

Comunicato ufficiale di Milanellobianco Fm.

Roba che scotta.

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IMITAZIONI

Perchè appaiano titolo e descrizione si dovrà aspettare ancora un po’, ma, diciamocelo, chissenefotte. Ecco qua:

Spero che si veda, è ancora in fase di approvazione.

Mi è venuta un po’ la lisssca alla Muccino, però dai, su, mi ero appena svegliato, non potete pretendere più di tanto. Prometto che seguirò un corso di dizione, come la Gelmini.

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ARRIVANO, EH

Da giorni siamo chiusi negli studi di registrazione per incidere l’audio delle prime tre imitazioni, che si annunciano brillanti e simpatttìche.

La messa in onda è prevista non più per le 15, ma per le 13 o giù di lì. Quindi, insomma, all’una venite qua ed iniziate a premere f5 finchè non compare il video. Appena comparirà, potrete smettere di far finta di lavorare per il resto della giornata. Nel frattempo..boh, nel frattempo fatevi un salto nel passato con questo post sull’ultimo, grande traguardo raggiunto da questo Milan straripante.

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domenica 15 novembre 2009

PERCHE’?

domenica 15 novembre 2009 13

In merito alla partita di rugby ieri a San Siro tra Italia e Nuova Zelanda, voglio segnalare questo bellissimo articolo su Rettilineotribuna.it. Ecco, leggetelo, commentate, fate un po’ quel che vi pare, poi tornate qua che ne parliamo.

Fatto? Bene. Allora, comincio (anticipo che alcune cose le ho già scritte nel mio commento):

Anch’io, vedendo i servizi prepartita, ho provato una certa invidia. C’era un sacco di gente che stava entrando nello stadio, un sacco di gente che dava l’impressione di star facendo una cosa sola: andare a vedere una partita. Non c’era l’esercito con doppiette e scimitarre pronte, non c’erano scorte per il pullman degli avversari, non c’era niente. Niente che non fosse un ammasso di persone pronte a sedersi, godersi un bello spettacolo ed andare a casa senza versare bile per un’ora e mezza per l’arbitro-che-è-quello-che-l’anno-scorso-ci-ha-dato-un-rigore-contro o per delle checche che si rotolano in terra ad ogni minimo contatto. Non c’erano dementi pronti a far volare coltelli, i tifosi avversari non sono stati costretti ad aspettare un mese prima di poter uscire dallo stadio e tornarsene a casa. La sera, nessuna moviola ha analizzato ogni cazzutissimo secondo della partita per trovare un “contatto”, o una “posizione dubbia”. Nessun allenatore è andato davanti alle telecamere a frignare per “quella punizione che non c’era” o per “come ci hanno picchiato”. C’è stata la partita, il pubblico è arrivato, si è seduto, ha incitato la sua squadra, ha esultato, ha applaudito gli avversari, si è alzato ed è andato a casa. La sera si sono tutti visti un film, o sono usciti, o hanno fatto quel che gli è parso, ma non si sono messi a farsi plagiare da qualche trasmissione di merda.

Eppure, quelli che hanno visto la partita ieri non vengono da un altro pianeta, e nemmeno da un altro paese: sono italiani, esattamente come quelli che seguono il calcio ogni domenica. Non si fa altro che dire che nel nostro paese non c’è cultura sportiva, che è per questo che nei nostri stadi non si può respirare il clima che c’è in Spagna, Inghilterra o Germania. Se così fosse, anche ieri si sarebbero dovuti prendere a pistolettate: non era forse una partita, di uno sport, disputata in Italia?

Sì, lo era, ma non è successo niente. Ecco perché, come già scritto nel commento, dico che qui da noi non è la cultura sportiva a mancare, ma quella calcistica. E, pensandoci, non è nemmeno giusto dire che manchi: diciamo che si è estinta, o meglio, che l’hanno uccisa.

L’hanno uccisa i personaggi che affollano il nostro calcio da anni, gente che non ha nessun valore sportivo e nessun’altro obiettivo che non sia la vittoria, ad ogni costo. Ognuno ha fatto la sua parte: c’è chi ha trasformato il nostro movimento calcistico in un teatrino da lui stesso comandato, falsando intere stagioni muovendo le varie pedine  a proprio piacimento e facendo in modo che i propri giocatori potessero acquisire indebiti vantaggi sugli altri, sotto tutti i punti di vista, fisico compreso; c’è chi, poi, ha dato vita ad un periodo di spese folli fatte con soldi virtuali, che hanno fatto schizzare alle stelle gli interessi in gioco in quello che dovrebbe essere uno sport, creando isterismi e pazzie varie.

L’hanno uccisa anni ed anni di trasmissioni/giornali sempre pronti al processo, alla gogna mediatica, alla polemica. Miliardi di ore trascorse a chiedersi se era fuorigioco o no, se c’era fallo o no, se era fuori area o no, interi programmi spesi in polemiche inutili e patetiche, utili solo a gonfiare fegati e a dare alibi a chi dovrebbe semplicemente ammettere di essere stato inferiore. Lo spazio dato a gente che dovrebbe stare lontana anni luce da un microfono ed una telecamera, tutti i titoloni a mille colonne, tutte le ridicole lamentele che ci sono state propinate, tutti i fatti che sono venuti a galla tre anni fa non hanno avuto che un effetto: alimentare rabbia, isteria, sindromi da accerchiamento, sospetti.

In questo clima, le nuove generazioni non possono che avere un pessimo approccio col calcio: fin da quando si è piccoli, si cresce con la consapevolezza che, se si vince, siamo fortissimi, e se si perde è colpa dell’arbitro, del campo, degli avversari che provocano, delle troppe partite, del caldo, del freddo, degli infortunati, dello scioglimento dei ghiacciai, della crisi finanziaria, eccetera. Non è mai colpa nostra, dei nostri demeriti, delle nostre mancanze: mai. E’ sempre colpa degli altri.

E si cresce anche con la consapevolezza che il vincente, nel calcio, non è il più bravo, ma il più furbo. Si cresce con esempi come centravanti isterici pronti al decollo al minimo non contatto, o trequartisti platinati perfettamente in grado di simulare più fratture scomposte nello stesso secondo. Si cresce con allenatori che, fin dagli Esordienti, più che dare indicazioni tecniche o tattiche consigliano di “buttarsi appena ti toccano”, o di “fare il furbo” (e lo dico per esperienza personale). I risultati li vediamo ogni domenica: un branco di fighette che si contorcono a terra tenendosi tutte le parti del corpo tranne quella colpita, per giunta urtata in un modo che non darebbe fastidio ad un bambino di sei anni.

Poi guardi Italia-Nuova Zelanda, o una partita di rugby qualsiasi, e vedi omoni di cento e passa chili darsi delle legnate incredibili e rialzarsi dopo mezzo secondo, come se si fossero appena scambiati abbracci affettuosi. Vedi (o meglio, senti) uno stadio che non insulta, ma tifa, vedi due squadre che rispettano l’arbitro e non gli vanno a protestare in fronte per un fuorigioco di merda, con la faccia deformata dalla rabbia e il corpo che si muove come pervaso da una scarica elettrica.

Vedi tutto questo e poi ti chiedi..perché?

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sabato 14 novembre 2009

PALINSESTO

sabato 14 novembre 2009 4
Salvo equivoci, lunedì alle 15, in diretta su questo blog sempre più multimediale, le prime imitazioni del nuovo acquisto. Uno scrittore, un vignettista, un imitatore: di questo passo, Mediaset chiuderà i battenti nel giro di un paio di mesi.

Stasera, tutti col fiato sospeso per l'esordio di Biondini, il Gattuso sfigato. Giocherà o non giocherà?

Purtroppo, Biondini a parte, devo fare una comunicazione: ieri, durante una partita di calcetto, ho rimediato un trauma distorsivo alla caviglia destra. Domani mi sottoporrò ad accertamenti, ma difficilmente potrò riprendermi prima di 2-3 settimane. Peccato, temo di aver perso il treno per la nazionale: ormai, mancavo solo io.
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venerdì 13 novembre 2009

TABELLA CHE TI PASSA

venerdì 13 novembre 2009 19

Dopo che Ruiu ha aperto gli occhi al mondo, ribadendo ancora una volta a tutti noi che niente è impossibile, in molti hanno seguito il suo esempio e si sono costruiti la propria tabella personale, in modo da programmare al meglio l’ascesa verso il successo.

Maurizio Mosca, in particolare, ha messo nero su bianco il suo personalissimo piano per trombarsi Melissa Satta, l’opinion leader ospite fissa a Controcampo. Ecco, in dettaglio, le tappe di avvicinamento alla serata nella quale la fatale passione di questa splendida coppia esploderà per la gioia di tutti noi.

1.    Domenica 22 novembre:

Maurizio si presenta in studio con una pettinatura stile-Totti nella pubblicità Vodafone, un giubbotto di pelle alla Tyler Durden e tre paia di calzini infilati nelle mutande. Melissa, incalzata da Ciccio Valenti, vede passare Maurizio e si lascia sfuggire un "Quack!"

2.    Domenica 29 novembre:

Maurizio, prima della trasmissione, sfida Mughini nell’uno contro uno: dopo averlo superato, calcia goffamente col sinistro mancando la porta sguarnita, ma si toglie lo stesso la maglia rivelando una t-shirt Sweet Years. Melissa, molto impressionata, corre da Brandi e gli dice “Oh ma chi è quel figo là? Ce lai il numero?” senza pronunciare l’acca. Ottenuto il numero, si siede e depone un uovo.

3.    Domenica 6 dicembre:

Maurizio messaggia con Melissa, e dopo il secondo sms si lancia scrivendole “Tvumdb”. Lei pare non sbilanciarsi più di tanto e risponde con un “ank tvb abbstnz”, ma in realtà è bagnatissima ed è così eccitata da trombarsi Vieri.

4.    Domenica 13 dicembre:

Maurizio salta da un letto all’altro, instancabile. In un giorno castiga la Chiabotto, Belen, la moglie di Jimenez e Paola Ferrari, filmando ogni avventura con una videocamera nascosta. La sera, negli studi, si infila nel camerino della Satta e gli mette la cassetta nella borsa; tornata a casa, Melissa la vede e, distrutta dalla gelosia, scoppia in lacrime. Pochi minuti dopo vede Vieri che entra in cucina ruttando e grattandosi le chiappe e tenta il suicidio.

5.    Domenica 20 dicembre:

Dopo il colpo basso della settimana precedente, Maurizio si presenta sotto casa di Melissa con 500 rose rosse e gli Zero Assoluto che le dedicano una serenata in playback. Lei si scioglie, corre giù e salta addosso al suo corteggiatore, che la afferra e ci limona duro.

Dopo qualche minuto di passione, Maurizio tira fuori i biglietti per New Moon e Melissa viene. La serata al cinema è fantastica, i due provano anche a toccarsi a vicenda ma non sono in grado di sbottonarsi i pantaloni e quindi lasciano perdere. Finito il film, Maurizio riporta la sua bella a casa, la riaccompagna fino al portone ed inizia ad ammiccare. Melissa, sentendosi molto la tardona di Just for Men, mette su un’espressione conturbante e gli sussurra “Vuoi entrare?”, lui ovviamente accetta e la sconquassa per sette giorni consecutivi, mentre Vieri gioca su Bwin poker senza accorgersi di niente.

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