giovedì 19 novembre 2009

LO SCERIFFO BLANCOS – PT.2

giovedì 19 novembre 2009

“Si tratta di..”

“Di?”

“Di…anf..in pratica..”

“Insomma, che cazzo vuoi?”

“Eh, non mi ricordo più”

Il vice-sceriffo fece appena in tempo a chiudere la porta, evitando la bottiglia di whisky, ormai vuota, che Blancos gli aveva lanciato contro. Era meglio non disturbarlo, nell’immediato dopo-sbronza.

Qualche minuto dopo, un’altra persona bussò alla porta del tutore della legge.

“Signore? Posso entrare? Ho un’importante comunicazione per lei. Stia tranquillo, non me la scordo”

Lo sceriffo, riverso per terra a sbavare sul pavimento, non disse una parola.

“Signore, lo so che è molto occupato in questo momento, ma è davvero importante”

Blancos, recuperata un po’ di dignità, si alzò in qualche modo e riuscì a trascinarsi fino alla porta.

“Parla”

“Carvalho Pazzo. E’ in città”

La faccia dello sceriffo, deturpata dall’alcool fino a qualche secondo prima, s’illuminò come non accadeva da tempo. Carvalho Pazzo detto “L’apolide” , il pistolero mercenario, nella sua città: era un vero colpo di fortuna, il segno che, forse, il vento stava per cambiare.

Il personaggio in questione era divenuto, negli ultimi anni, uno degli uomini più temuti del west. D’origine cherokee, alto, forte e con lunghi capelli simili alle strisce del mocho vileda, aveva la mano più lesta della contea, ma nella sua tribù nessuno lo cagava. Per questo, raggiunta la maggiore età, decise di fuggire e di vendersi a chiunque gli dimostrasse un minimo di considerazione. Nel giro di qualche anno, lavorò al soldo di contadini, banchieri, brigatisti, politici, senza mai, però, soddisfare veramente qualche cliente. Sì, perchè Carvalho, per essere un pistolero, aveva un difetto piuttosto grave: centrava raramente il bersaglio.

Per dare a Cesare quel che è di Cesare, però, bisogna dire che “L’apolide”, anche se non era buono a sparare, era davvero ottimo in tutto il resto, dal preparare la faraona ripiena allo scovare qualche tizio nascosto chissà dove. Blancos aveva sentito parlare di queste sue doti, e le voci che gli erano giunte avevano risvegliato in lui una incredibile sete di vendetta. Con Carvalho al suo fianco, sarebbe potuto andare a caccia di Conduzco Rojos e di Mo Ratos, fuggiti insieme dopo la sentenza di qualche anno prima. Magari, avrebbe potuto fare una visitina anche a Tog Red e a Hombre de Afef, pure loro spariti chissà dove. Si sarebbe soltanto dovuto ricordare di portarsi dietro il fucile, e di distrarre il pistolero al momento di fare fuoco.

 

Il vice, vedendo la gioia palesarsi sul volto dello sceriffo, iniziò a balbettare, sconvolto:

“Signore, ma lei sta..sta..ehi, venite tutti qua, lo sceriffo sta..”

Il ragazzo fu scaraventato al suolo da una spallata di Blancos, improvvisamente rinvigorito e cazzuto come ai bei tempi, che lo aveva travolto uscendo di gran passo dal suo ufficio con un contratto sottobraccio.

“Dove? DOVE?”

“C-C-Che cosa?”

“DOV’E’ CARVALHO?”

“A-A-Al saloon, credo”.

Lo sceriffo, a petto nudo, partì con determinazione verso il suo obiettivo. In breve, le strade si rimpirono di gente che, vedendo il proprio idolo di nuovo nei suoi cenci, scese per strada per applaudirne la cavalcata ed incitarlo a gran voce. Testa alta, schiena dritta, stelle in bella vista: era di nuovo lui.  Pochi minuti dopo, in un’atmosfera di tripudio, Blancos fece il suo ingresso nel saloon ed iniziò a girare per il posto, alla ricerca del pistolero. Là dentro, però, non c’era nessuno che somigliasse nemmeno vagamente a Carvalho Pazzo.

“Desidera, signore?”

Il barista, il mitico Hag Ricol, celebre per i suoi cocktail energetici, era appena rientrato dal retro bottega.

“Carvalho Pazzo. Voglio Carvalho Pazzo”.

“Guardi, gli ho appena preparato una bevanda di mia invenzione. Ora è fuori, mi sta arando il terreno con le mani. Vedesse come viaggia”

In effetti, viaggiava eccome. Blancos, recatosi sul retro, vide da vicino quel prodigio, ed ebbe un’ulteriore conferma che sì, era lui l’uomo giusto per compiere l’impresa che aveva in mente. Armato di contratto, andò al cospetto del pistolero, che interruppe la sua opera.

“Ciao Carvalho, sono lo sceriffo Blancos. Tu non mi conosci, ma io ho sentito parlare molto di te, e so che potresti fare al caso mio. In pratica, ho bisogno di un uomo per…”

“Ehi, scerifu, fermu, non mi interesa cosa vuoi da me. Cosa sci guadagnu a lavurare por te?”

“Una casa, sei mogli e la cittadinanza di Los Alamos. E una saccata di soldi, esentasse”

“Scittadinansa..por tutta la vita?”

“Certo, per sempre”

“Ascettu”

“Allora, ti spiego: dovresti..”

“Non me ne frega un cassu. Dammi penna che firmu. Ah, un’ultima cosa: se sc’è da sparare, sci pensu iu, veru?”

“Ma certo!"

E così, ottenuta la firma, Blancos uscì dal saloon e mostrò ad una folla impazzita il contratto che avrebbe cambiato la sua vita, la loro vita. La storia stava per essere riscritta.

FINE SECONDA PARTE

5 commenti:

Lanerosso ha detto...

"FINE TERZA PARTE"

Casomani sara' la seconda, Una GRAPPA di Troppo.

Grappa we love you!

Unknown ha detto...

Carvalho Pazzo, il pistolero che centrava raramente il bersaglio... LOL

tangiamo ha detto...

hahahahaha!! i capelli da mocho vileda... la tribù che non lo cagava... è lui!!! XD

Anonimo ha detto...

carvalho pazzo è geniale.. commistione del cesso in bianconero con l'indegno cascatore doriano.. ;-)

Anonimo ha detto...

aveva ragione Grappa...era fine TERZA parte....almeno seguendo il ragionamento di Blanc è così: dopo la PRIMA (stella) viene la TERZA (stella)

Saluti
Marco Betello

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