Ed anche per quest'anno, abbiamo dato.
Altra annata nella quale i momenti da ricordare superano nettamente quelli da dimenticare. Oltre ai nostri successi, abbiamo visto consumarsi i drammi del Milan e della Juve, cose che, personalmente, mi danno soddisfazione quasi quanto le vittorie dell'Inter (anche perchè una cosa implica l'altra).
Innanzitutto, vorrei esprimere la mia felicità per il fatto che il mio apparato genitale sia ancora integro; l'anno scorso, dopo l'acquisto di Ronaldinho, giurai davanti ad una decina di persone che se il Milan avesse vinto lo scudetto mi sarei castrato con un coltellaccio da cucina (scommessa poi rilanciata dopo il derby perso e dopo che il Milan era riuscito a conquistare il primo posto, quando integrai la puntata mettendo sul piatto anche le palle).
E' andata come ci si aspettava, perchè chiunque abbia un minimo di competenza calcistica sapeva che l'Inter non avrebbe avuto avversarie all'altezza neanche quest'anno. La vittoria con dieci punti sulla seconda è un record secondo soltanto a quello che la nostra squadra ha stabilito due anni fa (+21, se non erro). In pratica, siamo davanti al dominio più netto dagli anni '50 ad oggi.
Questo ciclo ha dato il massimo, adesso se ne dovrà cominciare un altro partendo comunque da basi solidissime.
Perchè questo sia possibile, gli attuali pilastri della squadra non devono assolutamente andarsene. Su Mourinho, Maicon, Samuel, Julio Cesar, Cambiasso (mettiamoci anche Balotelli), non ci sono dubbi: a luglio saranno a Los Angeles a schiattare di caldo e a sgobbare in vista della prossima stagione.
L'unico punto interrogativo si pone, manco a dirlo, per il miglior giocatore. I suoi dubbi e le sue mezze frasi, sempre vaghe e poco chiare, non possono che turbarci e toglierci un po' di fiducia nel futuro (questo vale per tutti, anche per quelli che lo cederebbero subito: sono sicuro che, dentro di loro, la paura di non riuscire a coprire la sua assenza c'è, eccome).
E' palese che la voglia di rimanere all'Inter non sia molta e che il nasone, all'alba dei 28 anni, cominci a temere che la sua carriera possa non regalargli i grandi riconoscimenti ai quali aspira. Uno come lui, che tutti gli anni diventa sempre più forte e prosegue nel processo di completamento che lo ha portato ad essere il miglior centravanti del mondo, vuole il meglio. In Italia l'ha già avuto, ora lo vuole in Europa. E l'Inter, al momento attuale, non può offrirgli quello che vuole.
La questione, adesso, è: può l'Inter diventare, in questi mesi di mercato, competitiva nei confronti degli squadroni inglesi e della squadrona spagnola?
Sta a Mourinho e a Moratti convincere Ibra che la risposta a questa domanda è "sì". Se l'opera di convincimento non andrà a buon termine, prepariamoci a vedere emigrare il nasone, con tutto quel che ne consegue per quanto riguarda l'intero progetto tecnico della società.
Certo, queste storie fanno proprio incazzare. Viene proprio da chiedersi "ma cosa vorrà mai sto qua, prende un milione al mese, cos'ha da rompere le palle?". Alcuni, come detto sopra, stanchi delle ormai quotidiane bizze, si augurano addirittura che vada via.
Io, pensando a questa straodinaria annata, o meglio, a queste tre straodinarie annate, non posso che sperare fortemente che resti. Lui più di ogni altro è stato l'uomo della svolta, il trascinatore di cui la nostra squadra aveva bisogno. Lui è riuscito dove anche Ronaldo aveva fallito, ossia nel prendersi la squadra sulle spalle nel momento psicologicamente più difficile (lo spettro di un nuovo, catastrofico 5 maggio era lì che si faceva sempre più reale) e tirarla fuori dal baratro con quella indimenticabile doppietta.
Non si inizia un progetto che ha come principale obiettivo la conquista dell'Europa senza il proprio miglior giocatore, visto anche che il tizio in questione è un esemplare assolutamente unico ed impossibile da sostituire. Questo, fortunatamente, lo sanno sia la società che Mourinho, e so che faranno tutto il possibile affinchè la separazione non debba avvenire.
Il problema, però, è che Ibra è padrone del suo destino. E' lui che comanda: se vuole andarsene se ne va, se vuole restare resta. La società non ha alcun potere, non può opporsi in nessun modo alla volontà del giocatore.
Quindi, ehi, non fare cazzate, che sennò mi tocca venire sotto casa tua a insegnarti le buone maniere.
Un altro anno, dai, un altro anno e poi tu e il tuo detestabile pizzaiolo tri-mento ve ne andate a soddisfare le vostre vogliette all'estero.
Su, poche storie.
Che poi, in fin dei conti, non è che ve la passiate poi tanto male, eh.
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Altra annata nella quale i momenti da ricordare superano nettamente quelli da dimenticare. Oltre ai nostri successi, abbiamo visto consumarsi i drammi del Milan e della Juve, cose che, personalmente, mi danno soddisfazione quasi quanto le vittorie dell'Inter (anche perchè una cosa implica l'altra).
Innanzitutto, vorrei esprimere la mia felicità per il fatto che il mio apparato genitale sia ancora integro; l'anno scorso, dopo l'acquisto di Ronaldinho, giurai davanti ad una decina di persone che se il Milan avesse vinto lo scudetto mi sarei castrato con un coltellaccio da cucina (scommessa poi rilanciata dopo il derby perso e dopo che il Milan era riuscito a conquistare il primo posto, quando integrai la puntata mettendo sul piatto anche le palle).
E' andata come ci si aspettava, perchè chiunque abbia un minimo di competenza calcistica sapeva che l'Inter non avrebbe avuto avversarie all'altezza neanche quest'anno. La vittoria con dieci punti sulla seconda è un record secondo soltanto a quello che la nostra squadra ha stabilito due anni fa (+21, se non erro). In pratica, siamo davanti al dominio più netto dagli anni '50 ad oggi.
Questo ciclo ha dato il massimo, adesso se ne dovrà cominciare un altro partendo comunque da basi solidissime.
Perchè questo sia possibile, gli attuali pilastri della squadra non devono assolutamente andarsene. Su Mourinho, Maicon, Samuel, Julio Cesar, Cambiasso (mettiamoci anche Balotelli), non ci sono dubbi: a luglio saranno a Los Angeles a schiattare di caldo e a sgobbare in vista della prossima stagione.
L'unico punto interrogativo si pone, manco a dirlo, per il miglior giocatore. I suoi dubbi e le sue mezze frasi, sempre vaghe e poco chiare, non possono che turbarci e toglierci un po' di fiducia nel futuro (questo vale per tutti, anche per quelli che lo cederebbero subito: sono sicuro che, dentro di loro, la paura di non riuscire a coprire la sua assenza c'è, eccome).
E' palese che la voglia di rimanere all'Inter non sia molta e che il nasone, all'alba dei 28 anni, cominci a temere che la sua carriera possa non regalargli i grandi riconoscimenti ai quali aspira. Uno come lui, che tutti gli anni diventa sempre più forte e prosegue nel processo di completamento che lo ha portato ad essere il miglior centravanti del mondo, vuole il meglio. In Italia l'ha già avuto, ora lo vuole in Europa. E l'Inter, al momento attuale, non può offrirgli quello che vuole.
La questione, adesso, è: può l'Inter diventare, in questi mesi di mercato, competitiva nei confronti degli squadroni inglesi e della squadrona spagnola?
Sta a Mourinho e a Moratti convincere Ibra che la risposta a questa domanda è "sì". Se l'opera di convincimento non andrà a buon termine, prepariamoci a vedere emigrare il nasone, con tutto quel che ne consegue per quanto riguarda l'intero progetto tecnico della società.
Certo, queste storie fanno proprio incazzare. Viene proprio da chiedersi "ma cosa vorrà mai sto qua, prende un milione al mese, cos'ha da rompere le palle?". Alcuni, come detto sopra, stanchi delle ormai quotidiane bizze, si augurano addirittura che vada via.
Io, pensando a questa straodinaria annata, o meglio, a queste tre straodinarie annate, non posso che sperare fortemente che resti. Lui più di ogni altro è stato l'uomo della svolta, il trascinatore di cui la nostra squadra aveva bisogno. Lui è riuscito dove anche Ronaldo aveva fallito, ossia nel prendersi la squadra sulle spalle nel momento psicologicamente più difficile (lo spettro di un nuovo, catastrofico 5 maggio era lì che si faceva sempre più reale) e tirarla fuori dal baratro con quella indimenticabile doppietta.
Non si inizia un progetto che ha come principale obiettivo la conquista dell'Europa senza il proprio miglior giocatore, visto anche che il tizio in questione è un esemplare assolutamente unico ed impossibile da sostituire. Questo, fortunatamente, lo sanno sia la società che Mourinho, e so che faranno tutto il possibile affinchè la separazione non debba avvenire.
Il problema, però, è che Ibra è padrone del suo destino. E' lui che comanda: se vuole andarsene se ne va, se vuole restare resta. La società non ha alcun potere, non può opporsi in nessun modo alla volontà del giocatore.
Quindi, ehi, non fare cazzate, che sennò mi tocca venire sotto casa tua a insegnarti le buone maniere.
Un altro anno, dai, un altro anno e poi tu e il tuo detestabile pizzaiolo tri-mento ve ne andate a soddisfare le vostre vogliette all'estero.
Su, poche storie.
Che poi, in fin dei conti, non è che ve la passiate poi tanto male, eh.