giovedì 9 febbraio 2012

Chiunque, con i capelli lunghi ed un po’ di barba, può sembrare Gesù Cristo – vol.2

giovedì 9 febbraio 2012

Proprio in quel momento, un uomo basso, calvo, pingue e senza collo fa capolino dal bosco, tenendo in mano un cestino pieno di bacche. Sereno e spensierato, si ferma per un attimo ad ammirare i fiorellini tra l’erba. Passati in rassegna tutti i fiorellini, alza lo sguardo e vede Paperino che cerca di scalare la torre. Il cestino gli cade in terra, le bacche si sparpagliano fra i fiori. “Ci sta provando di nuovo”, pensa l’uomo, che inizia a correre in direzione della torre.

- FERMOOOOO!!  SCENDI DA LI’!!LASCIA STARE IL MIO MAXI!!
- Cielo, il mio carceriere! Sbrigati, mio eroe, sbrigati!!
- Ci sono, ci sono..un attimo solo e..

Il carceriere arriva davanti al cordone e, seppur con qualche iniziale riluttanza, inizia a scuoterlo, per far perdere l’equilibrio a Paperino. Questi, però, è praticamente arrivato: gli mancano solo un paio di metri al traguardo.

- Sì, continua così! – dice la principessa, estasiata, mentre il cordone diviene di secondo in secondo più resistente – Dai, che ci sei! L’ho capito appena ti ho visto che sei un eroe, che sei un papero speciale!
All’udire la parola “papero”, Paperino si blocca di colpo.
- H-h-hai detto…p-papero?
- Certo, sì! Papero! Perché, c’è forse qualcosa che non va? Tu sei un papero, quindi..
- E’ un’anatra, ignorante! – grida Zio Paperone.
- Massì, papero, anatra, cosa vuoi che cambi?
- Eh, cambia, cambia – risponde ancora Zio Paperone.

Paperino è di nuovo in crisi d’identità. Pur essendo ad un passo dal traguardo, non riesce più a muoversi, sconvolto nel profondo. L’essere messo un’altra volta di fronte alla dura realtà di non essere un papero l’ha paralizzato, esattamente come poche ore prima. La ferita era ancora troppo aperta. perché qualcuno potesse infilarci un dito dentro.
“Ora che è fermo, vado a prendere quel paper..cioè, quell’anatra e lo faccio secco”, pensa il carceriere, sguainando un coltellaccio e mettendoselo fra i denti.

- Ehi! EHI! Che vuoi fare! Che vuoi fare con quel coltello?! Lascia stare il mio eroe! – urla la principessa. Il carceriere comincia ad arrampicarsi sul cordone, che continua a farsi sempre più consistente.
- Ehi, Mr. Anatra! Guarda che quello sta salendo su a farti la festa! Ti conviene darti una svegliata! – continua ad urlare la principessa. Paperino, però, è ancora completamente immobile, con lo sguardo perso nel nulla ed un’espressione colma di desolazione. Intanto, qualcosa nel suo zaino, rimasto a terra, inizia a muoversi.

Il calvo carceriere è ormai giunto in prossimità di Paperino. La principessa strilla. Zio Paperone se la dorme, annoiato dalla vicenda. Il carceriere tiene una mano salda sul cordone, e con l’altra si prepara ad accoltellare Paperino. Mentre sta per sferrare il colpo, però, tre candide voci gli intimano di fermarsi.

- Lascia stare nostro zio! – urlano i tre.
Sono Qui, Quo e Qua, che fino ad allora erano rimasti nascosti dentro allo zaino di Paperino.
- E voi chi sareste? –, gli fa il carceriere, che evidentemente ha qualche remore nel commettere un delitto di fronte a degli infanti.
- Siamo dei paperi! E quello è nostro zio!– urlano baldanzosamente i tre.
- Non mi importa, ora prendo vostro zio e gli tiro il collo!

Paperino, inchiodato nella sua posizione, non fa una piega e non sembra nemmeno essersi accorto dell’arrivo dei nipotini. I tre paperotti afferrano il cordone e cominciano ad arrampicarsi, battaglieri.

- Oh mio dio, ANCHE DEI BAMBINI ADESSO! – fa la principessa. Il cordone diviene d’acciaio.

Nel frattempo, Zio Paperone viene svegliato da alcune grida provenienti da una capanna poco distante dalla torre. Incuriosito, e noncurante delle vicende dei suoi nipoti, si avvicina e tende un orecchio.

- Gl’ha levato Snaide, quella TESTA DI HAZZO!
- Però Maihò un lo leva, teshtone, caprone!
- Co i’Lecce, co i’Lecce!
- Bada Bongo!

Confuso, il vecchio papero (anatra) si allontana. Quando torna davanti alla torre, la situazione è questa:
la principessa geme, non si capisce se di piacere o di dolore;
Paperino è pietrificato, fermo nella solita posizione ormai da una mezz’ora;
il carceriere è ad un metro circa da Paperino, ma non ha il coraggio di ucciderlo davanti ai suoi nipotini;
Qui Quo e Qua si arrampicano con fatica, a tratti un po’ turbati dal cordone.
Lo Zione si rimette a sedere su un sasso, ad osservare la vicenda. Poco dopo, un uomo a bordo di una bicicletta molto vecchia, con una cassa di frutta legata sul manubrio, si avvicina alla torre.

- O che lavoro ll’è questo? [trad: “ma cosa sta succedendo?”] – dice il nuovo arrivato, con una voce che è un misto tra quella di un tabagista terminale, Sandro Ciotti e Pingu.
- Ecco, ci mancava solo lui – fa il carceriere, sconsolato.
L’uomo in bici riconosce il carceriere. – Oh! Bada Zatta! Oh Zatta pelata! Gnamo si va a piglià un caffè!
- Ma che caffè e caffè, vedi di toglierti dai coglioni, deficiente! – gli risponde il carceriere.
- Come ttu m’ha chiamato? COME TTU M’HA CHIAMATO? – Il nuovo arrivato, colmo di rabbia, scende dalla bici e si arrampica anch’esso, per raggiungere il carceriere e dargli il fatto suo.
- FATTI SOTTO, CAROGNA!

Il contraccolpo per l’aggiunta dell’ennesimo peso sul cordone fa sobbalzare in avanti la principessa, che geme di dolore e deve tenersi alla torre per non cadere di sotto.

Il carceriere, nel frattempo, fa il punto della situazione. Aggrappate al cordone ci sono ora sei tra persone, paperi ed anatre: il peso per la principessa è ormai, senza alcun dubbio, insostenibile. Dopo un rapido calcolo, pianta i piedi perpendicolarmente alla torre, e si mette a tirare con tutte le sue forze.

- Ora te lo stacco, così la smetti di calarlo giù per farti salvare dai cavalieri!
- La corda! Vuole staccare la corda! – dice Qui.
- Sì, ma dove è attaccata questa corda? Serve un bel pilastro per reggere tutto questo peso!– esclama Qua.
Il carceriere si volta verso di loro. – Ragazzi, ormai però dovreste averlo capito. Questa non è una corda, è un…
- CAZZOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!! – urla disperatamente la principessa, in preda al dolore più indicibile. – BASTAAAAAAA!! SCENDETE!!!
Paperino si risveglia dal suo stato confusionale. – Un..cazzo???  – chiede, sbigottito.
- Se questo gl’è i’cazzo, figuriamoci le palle – si sente vociare dal basso.
- Sì, proprio così – fa il carceriere, continuando a tirare. – Sorprendente, eh? Ha anche un nome: è il Maxi, il Maxi Lopez.
- Ma..ma..non è possibile che..cioè, voglio dire, saranno almeno 10 metri! – dice ancora un incredulo Paperino.
- PERCHE’ PENSI CHE MI CHIAMINO MAXI? – riesce a dire la principessa, mentre si dimena inutilmente.

Qui, Quo e Qua, più sotto, sono paralizzati, pietrificati nelle loro posizioni, esattamente com’era Paperino poco prima. Sapere la verità sul cordone ha tolto loro l’innocenza. Paperino, guardando i suoi nipotini, si dispera.

- Qui! Quo! Qua! Scendete subito da lì! Cristo! Lei..lei, signore, per favore, tolga quei bambini da quest’arnese!
- Icche? Quiqquoqquacche? I che deo fare io co Quiqquoqquacche?
Paperino capisce che è meglio lasciar perdere, e si concentra su Paperone.
- Zione, presto, svegliati!! – grida disperato. – Sveglia! Vieni qui!
- NO BASTA, PER FAVORE, UN ALTRO ANCORA NO!!!  – implora la principessa.

Paperone, destato dalle urla, si dirige ai piedi della torre.

– Cosa c’è, Paperino? C’è qualche problema?
- Che ti pare, vecchio rincoglionito? Ti sembra una festa questa?
- Beh, è un po’ l’alberto della cuccagna..
- L’albero dell..senti, muoviti, togli i nipotini da questo..albero! Alla svelta!
- Su, ragazzi! Venite da zio! – dice Paperone. Qui, Quo e Qua però non rispondono, impassibili, con un filo di bava che gli pende dai becchi. Paperone, allora, afferra il cordone e comincia a tirarsi su, deciso a spostarli personalmente.

- NO, NOOOOOOO!! IN SETTE NOOO!!!!CEDOOOO!!!!! – urla la principessa.
Il carceriere, approfittando del momento, si appresta a sferrare il colpo decisivo.
- ADESSO! – grida, tirando con tutte le sue forze.
I sette alpinisti precipitano fragorosamente a terra, mentre un urlo terrificante squarcia l’atmosfera terrestre ed una pioggia rossa inonda il circondario. – Bada Bongo! –, dice l’uomo che era arrivato in bici, scorgendo un vu cumprà nelle vicinanze.
Il carceriere è il primo a rialzarsi. Non sembra turbato dalla pioggia rossa, anzi: non gli pare il vero di avere delle macchie scarlatte sulla sua giacca nera.
Dopo essersi scrollato via un po’ di polvere, tira fuori il cellulare, compone un numero ed attende qualche secondo.
- Sì, salve presidente. Sì, è tutto a posto. C’è stato qualche problema, ma è tutto risolto.
Detto questo, riattacca, prende il cordone e, dopo averne staccato Qui, Quo e Qua (ancora in evidente stato di shock) se lo arrotola intorno al collo, tipo pitone, ed entra nella torre.

- Mah, – dice  Briatore (si era capito che è lui, no?), che risale in sella alla bici, parte e dice fra sé e sé “Quiqquoqquacche! In do ttu vo’ andà co Quiqquoqquacche!”.

Nel frattempo, gli assistenti sociali portano via Qui, Quo e Qua, plagiati a vita dall’episodio, ed il carceriere applica le prime cure alla bionda figura in cima alla torre, ora principessa a tutti gli effetti. Zio Paperone e Paperino, nonostante tutto il trambusto della vicenda, trascorsi pochi minuti si rimettono in viaggio, zaini in spalla.

- Io però te l’avevo det.. – prova a dire Zio Paperone.
- Zitto! Stai zitto, per favore! – lo interrompe Paperino.
I due camminano in silenzio per qualche minuto, entrambi con la testa bassa.

- Che giornata di merda – dice Paperino.

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