martedì 26 giugno 2012

L'AQUILONE DI VLADIVOSTOK

martedì 26 giugno 2012



Il campionato è finito da un mese abbondante e, come ormai da tradizione, è iniziato il braccio di ferro sul mercato tra Inter e Genoa. Dopo i tre mesi di frenetici incontri dell’estate 2010 per portare in nerazzurro Beppe Sculli ed i bollenti tête-à-tête dello scorso anno tra Branca e Capozucca per trattare l’accoppiata da sogno Kucka-Palacio, anche quest’anno l’estate ci sta regalando un’appassionante trattativa-fiume sull’asse Genova-Milano, che rende più frizzanti le nostre giornate con i suoi sensazionali risvolti. Si tratta dell’assalto dell’Inter a Mattia Destro, vero e proprio oggetto del desiderio della dirigenza nerazzurra che, da più di un mese a questa parte, sembra ogni giorno in procinto di riportare a casa il centravanti dell’under 21.
Inutile dire che anche quest’anno la trattativa sarà infinita e che Preziosi non mollerà mai, rifiutando anche la micidiale offerta della disperazione che Moratti formulerà alle 18.50 del 31 agosto nel cesso dell’AtaQuark Hotel: 28 milioni in bond svizzeri, la comproprietà di Zanetti, un set di coltelli Miracle Blade ed un cesto di rusticani acerbi, dei quali Capozucca va assai ghiotto. Dopo le strenue resistenze estive ed i primi tre mesi di campionato, Destro verrà poi ceduto al Novara nella sessione di gennaio in cambio di un’opzione morale su Porcari, nell’ambito di una probante trattativa durata lo spazio di un rutto.
Giunti alla terza edizione della telenovela estiva Inter-Genoa, possiamo dire di averne ormai individuato i punti cardine, ed abbiamo già modo di tracciare, non senza pretese di esattezza, la trama ed i personaggi della prossima estenuante trattativa tra Moratti, Branca e la dirigenza genoana.

L’affare Barakković

Nel gennaio 2013, con un blitz di mercato, Preziosi si assicurerà le prestazioni di Myškin Barakković, gigantesco centravanti siberiano dello Spartak Durazzo costato 90€ più le spese di spedizione. Nativo di Vladivostok, alto due metri e venti e pesante centotrenta chili, è famoso in patria per aver attraversato la Transiberiana sui trampoli, e per aver scalato il K2 saltando a piedi uniti. La stampa russa ne tesse le lodi da anni, e gli addetti ai lavori lo considerano l’erede di Andrij Shevchenko, Maria Sharapova e Lev Tolstoj.
Dopo un lungo volo, Barakković atterra a Genova sconvolto da una sbronza colossale ed aggredisce tifosi e giornalisti, prende a calci due cani, cattura e scuoia una lepre e poi sviene in una pozza di vomito. I giornalisti si scatenano subito, definendolo “La minaccia siberiana”, “Il buzzurro dell’Est” e “Il roditore della steppa”. Moratti, vedendo le immagini in tv a pranzo, manda di traverso il boccone dallo stupore, e rimane notevolmente colpito.
Nonostante l’inizio difficile, lo staff medico del Grifone giudica il nuovo acquisto pronto ad esordire nella prima gara utile. Siamo al giro di boa del campionato: il Genoa, nonostante la presenza in rosa di centinaia di calciatori su cui  sono puntati gli occhi dei club di tutta Europa, è ultimo in classifica per distacco, e la panchina di mister Aldo Agroppi – nono allenatore della stagione – vacilla non poco. Per la prima sfida del nuovo anno a Marassi è attesa la Juventus capolista, infarcita di top players acquistati in estate come Van Persie, Suarez, Djalma Santos, Gigi Riva, Pippo Baudo e Snoop Dogg. Si annuncia un testa-coda da brividi.
Nella settimana che precede l’incontro, i giornali caricano la sfida di aspettative. A Genova non si parla d’altro: in particolare, c’è grande attesa per l’esordio del nuovo acquisto rossoblù, che dopo lo spettacolo offerto all’aeroporto ha spaccato in due l’opinione pubblica. Nei bar della città Barakković è l’uomo più discusso: alcuni giurano di aver seguito l’intera stagione dello Spartak Durazzo e lo descrivono come un autentico fenomeno, altri invece raccontano di averlo visto presentarsi all’allenamento di rifinitura in tenuta da fantino, e che quando mister Agroppi gli ha passato il primo pallone lui l’ha raccolto da terra, l’ha fissato attentamente e gli ha dato un morso, per poi tornarsene negli spogliatoi.
La settimana di polemiche, pur accesissime, tocca però l’apice di intensità solo il giorno della vigilia. Nello stupore generale, infatti, Barakković si presenta in conferenza stampa con fare spavaldo, agghindato da gentiluomo dell’ottocento. Il madornale attaccante si sistema occupando tre sedie, si sfila la tuba ed inizia a bere da una fiaschetta tirata fuori dal frac. Dopo cinque minuti di trangugio ininterrotto, Barakković getta con violenza la fiaschetta sul pubblico ferendo l’addetto stampa, e poi inizia una veemente dissertazione in dialetto bulgaro strettissimo, durante la quale si alza in piedi urlando e sbattendo a più riprese i pugni sul tavolo. La sala stampa è annichilita, i giornalisti si guardano tra di loro sbigottiti. A un certo punto, un tale cerca di interrompere il soliloquio e Barakković , in tutta risposta, gli si avventa contro e lo azzanna. Ne nasce un parapiglia generale, durante il quale l’ariete siberiano semina vittime e si sgualcisce irrimediabilmente la giacca con baschina e persino l’elegante panciotto di panno. Solo l’intervento di Capozucca, che spara sul collo dell’iracondo tre sedativi per orsi, evita che la faccenda degeneri ulteriormente.
Il video della conferenza viene diffuso dagli organi di stampa di tutto il mondo. Un traduttore svela il reale contenuto delle dichiarazioni del giocatore genoano: Barakkovic, trockijsta di formazione, nel suo soliloquio si è lanciato contro la Juventus definendola “proiezione sportiva di un capitalismo degenerato”, apostrofando inoltre Agnelli come “epigono da strapazzo di una dinastia di terroristi”; il capitano bianconero Buffon, poche ore dopo, risponde per le rime, ribadendo a brutto muso che lui con i suoi soldi fa quello che gli pare, che ha fiducia nella magistratura e che contro quel Trockij ha giocato una semifinale di Intertoto ai tempi del Parma e lui non era nemmeno un granché.
Moratti segue con attenzione il diverbio in tv, e chiama eccitatissimo Paolillo in piena notte.
Finalmente, dopo tante chiacchiere, arriva il giorno della partita. Agroppi non rischia il nuovo acquisto dal primo minuto e presenta una formazione prudente, mentre Conte schiera Gareth Bale a sinistra e Barack Obama in mediana. La gara inizia, con la Juve che chiude gli avversari nella loro area ed inizia un bombardamento verso la porta genoana senza soluzioni di continuità. Pali e traverse si susseguono durante tutti i primi 45 minuti, ma la porta rimane inviolata ed il primo tempo termina miracolosamente in parità.
Pochi minuti dopo l’inizio della ripresa, Agroppi decide di giocare la carta Barakković. Accompagnato da urla e cori dei tifosi scatenati, il colosso siberiano  si alza, percorre una decina di metri, si fa apparecchiare un tavolo da uno dei suoi assistenti e fa riscaldamento con una porzione da 12 di acciughe alla povera, accompagnate da un micidiale vin brulé siberiano. Terminato il pasto, si pulisce la bocca con un braccio e sfodera un rutto inaudito, con il quale interrompe un’azione di contropiede e zittisce tutto lo stadio. Subito dopo, si toglie la pettorina e si presenta al cospetto del mister. E’ il 65esimo, la partita ancora non si sblocca ed il Genoa adesso preme, alla ricerca di una vittoria che potrebbe rilanciare le speranze di salvezza dei liguri.
Arriva il momento tanto atteso: il quarto uomo solleva il tabellone e Barakković entra in campo rilevando uno spento Gilardino. Il suo ingresso viene accolto con un’ovazione da parte del pubblico, scaldato da una settimana di dichiarazioni al vetriolo ed impaziente di conoscere le vere potenzialità del granatiere acquistato da Preziosi.
Il gioco riprende e, mentre i compagni dialogano sulla trequarti, Barakković si avvia con fare noncurante verso l’angolo alla sinistra del proprio portiere. Giunto in prossimità della bandierina, si siede, si mette a braccia conserte e chiude gli occhi, rimanendo immobile.
L’intero stadio è esterrefatto. Barakković non si muove, immerso in uno stato di catalessi irreversibile. I tifosi iniziano ad inveire, mentre i compagni cercano invano di scuoterlo e di farlo alzare. Dopo 5 minuti dal suo ingresso, il carro armato sovietico non ha ancora mosso un muscolo: i supporters genoani si accalcano nella zona dell’angolo e, inferociti, gli scagliano addosso accendini, bottiglie, panini al prosciutto e persino un bidet di ceramica di ottima fattura. Agroppi è paralizzato, ha già esaurito i tre cambi e non sa che pesci prendere.
La Juventus, grazie alla superiorità numerica, ricomincia ad attaccare, conquistando un angolo da battere proprio dalla bandierina dove giace il buddha siberiano. Constatata l’impossibilità di spostarlo da lì, Pirlo posiziona il pallone sulla testa di Barakković e batte l’angolo in sforbiciata, sfiorando la traversa.
Si arriva al 90esimo. Il Genoa si lancia in avanti, e dopo una mischia in area conquista un rigore. Tutti i rigoristi sono però indisponibili, e nessuno sembra decidersi a battere la massima punizione. Mentre i compagni discutono, Barakkovic finalmente si alza, si scrolla di dosso panini e bidet ed inizia a correre, con lo sguardo di chi sa quel che sta facendo. Tutti gli spettatori seguono con trepidante attesa il suo percorso: l’ariete genoano, contrariamente alle aspettative del pubblico, disegna però una precisa traiettoria a semicerchio, arriva all’angolo opposto a quello che aveva precedentemente occupato e si siede di nuovo. Agroppi stavolta impazzisce ed entra in campo prendendolo a calci, venendo espulso dal direttore di gara.
Sul dischetto alla fine va Granqvist, che calcia alto e spedisce il pallone a Ventimiglia.
L’arbitro concede quattro minuti di recupero. Le squadre, ormai stanche, sembrano accontentarsi del pareggio, e l’ultimo tentativo del Genoa si risolve in un tiraccio da lontano terminato abbondantemente alto. Buffon posiziona il pallone sul vertice dell’area piccola e calcia un lungo ed altissimo rinvio, destinato sul cerchio del centrocampo. Mentre in molti abbandonano anzitempo lo stadio, alcuni tifosi si voltano in direzione di Barakković per controllare se si alzerà almeno dopo il fischio finale, e con grande stupore notano che il centravanti siberiano non c’è più. In quel momento, nello stadio risuona un sinistro ed insistito sbuffo, identico a quello delle vecchie locomotive a vapore. Qualcosa, avvolto da una spessa coltre di fumo, avanza sul terreno di gioco a folle velocità: è Barakković, che dopo una rincorsa di 60 metri sale in cielo e sfonda la porta avversaria con un pauroso colpo di testa da metà campo, atterrando direttamente sulla gradinata nord. Lo stadio, dopo un paio di secondi di iniziale smarrimento, esplode in una gioia incontrollata. I compagni cercano Barakković per abbracciarlo, ma il suo atterraggio sulla gradinata è stato talmente violento da sfondare gli spalti e fargli proseguire il volo fin sulla terrazza di un locale situato a circa 400 metri dallo stadio, dove il match-winner sta cominciando già ad allungare le mani su una cavallona svizzera. Agroppi, che ha rassegnato le dimissioni venti minuti prima del gol, non si è accorto di niente e in quel momento sta mangiando una rustichella fredda in un autogrill sulla Genova-Livorno.
Il giorno dopo i quotidiani esaltano l’impresa di Barakković, definendolo “L’aquilone di Vladivostok”, “La locomotiva del gol”, “Il Gorbaciov dell’incornata” ed anche “L’avvenente fusto”. Moratti, intervistato all’uscita della Saras, alle domande sull’ariete siberiano arrossisce visibilmente e tenta a fatica di mascherare una sporgente erezione.
Dopo una settimana in cui il suo volto appare su tutte le copertine, la domenica successiva il Genoa ed il suo debordante centravanti vanno a far visita proprio all’Inter. San Siro è teatro di una cruenta battaglia, decisa da un altro colpo di classe del bombardiere genoano. Al 70esimo, infatti, Barakković decolla dopo uno spiovente in area, ergendosi in cielo fino a raggiungere l’altezza della tribuna d’onore; una volta lassù, scambia con Moratti un intenso incrocio di sguardi, e poi atterra colpendo il pallone col membro ben eretto usato a mò di mazza, insaccando il gol della vittoria.
Da lì in poi è un crescendo continuo: Barakković è inarrestabile, e nessuno riesce a fermarlo. Nel derby contro la Samp, ricadendo a terra dopo una delle sue ormai leggendarie elevazioni, riporta la frattura scomposta del bacino e di entrambi i femori, ma resta in campo e segna il gol decisivo strisciando sui gomiti.
Moratti è pronto a fare follie, ma Branca ne smorza l’entusiasmo, cercando di convincerlo che un simile scherzo della natura mal si sposerebbe col progetto che ha in mente di affidare a Bortolo Mutti, per il quale sono richieste personalità meno invadenti. Il patron nerazzurro però non ci sente, e già prima che finisca il campionato intavola la trattativa con Preziosi. I giornali si scatenano: l’indomani la Gazzetta titola “Inter, già fatta per Barakković”, svelando i particolari di una trattativa risoltasi nel giro di poche ore, mentre il Corriere dello Sport si spinge un po’ più in là affermando che lo spropositato centravanti russo avrebbe già sostenuto le visite mediche alla Pinetina facendo esplodere il dottor Combi. Tuttosport invece apre con una foto che ritrae Marotta e Barakković in atteggiamenti compromettenti, con titolo “AMAROTTALO!”, consueto geniale gioco di parole della redazione.
Nel frattempo il campionato termina, con Barakković che si laurea capocannoniere con 43 reti, 14 delle quali realizzate senza nemmeno scendere in campo. La trattativa entra nel vivo, ed ogni mattina i quotidiani sportivi pubblicano gli stessi articoli del giorno precedente, solo invertendo le parole e usando sinonimi. Ad esempio, il titolo della Gazzetta diventa “Per Barakković all’Inter è già fatta!”, mentre secondo il Corriere il professor Combi sarebbe saltato in aria dopo aver tentato di operare un controllo medico sul fisico di un attaccante proveniente dal freddo Est. Tuttosport invece cambia linea e pubblica una serie di articoli secondo i quali la Juve sarebbe ad un passo dall’acquisto di Gastone Paperone.
Passano i giorni, e quella che doveva essere una trattativa-lampo sembra invece destinata a protrarsi a lungo. Preziosi afferma a più riprese che con l’Inter non c’è stato niente più di un contatto, e che ancora non ha ricevuto un’offerta seria; Moratti annuncia un mercato intelligente, anche se giura che è pronto ad investire molto per costruire una grande Inter; Branca e Capozucca ricominciano ad incontrarsi regolarmente, ed una sera vengono fotografati insieme al Plastic.
A fine giugno, si giunge ad un’altra delle tappe-chiave delle trattative Inter-Genoa: l’inserimento della Roma. Secondo i giornali, infatti, il nuovo allenatore scelto per guidare il progetto giallorosso, Beppe Grillo, avrebbe richiesto fortemente l’acquisto di Barakković, ritenendolo fondamentale per i suoi schemi rivoluzionari. L’offerta della Roma, ritenuta a più riprese “impareggiabile”, consisterebbe in 400 chili di metanfetamina purissima, più una Focus con servosterzo ed i territori dell’Istria e della Dalmazia. Moratti, dopo aver affermato che “a questi prezzi non ci stiamo”, annuncia un mercato di basso rilievo, ricordando che i soldi mancano e che è impossibile competere con chi ha più risorse, ma continua a lavorare sottotraccia con Preziosi. Branca e Capozucca, nel frattempo, vanno a convivere in un loft in zona Navigli.
Durante luglio la trattativa entra in una fase di stallo. Di quando in quando, sul web si sparge la voce di un forte interesse di una banda di sceicchi per il gioiello genoano, che intanto ha fatto ritorno in Siberia dove si è chiuso in un profondo letargo che, a meno di sorprese sul mercato, dovrebbe durare circa otto mesi. Raggiunto al bagno Piero, Moratti dichiara che in fondo la squadra è praticamente a posto così, che aver trattenuto Nagatomo può già considerarsi un successo e che con l’acquisto di Giacomazzi il più è stato fatto. Anche sulla Gazzetta si spengono gli entusiasmi, anche se fra i titoli viene sempre proposto un “Inter in pole per Barakković”, mentre il Corriere e Tuttosport divagano scambiandosi notizie e mischiandole: i primi annunciano le visite mediche di Marotta a casa di Gastone, mentre i secondi escono con una foto di Combi e Barakković che lottano nel fango.
Tutto tace nei primi roventi giorni d’agosto, fino a quando l’Inter non rimedia le prime sonore scoppole nelle amichevoli precampionato. Dopo aver impattato 2-2 con la Dinamo Brennero, i nerazzurri incassano un pesante 3-0 da una rappresentativa di vu cumprà austriaci. Allarmato dalle prime inquietanti uscite stagionali, Moratti si ributta su Barakković, nonostante Branca cerchi di spiegargli in tutti i modi che l’ideale per il modulo di Mutti sarebbe Bonazzoli. Sui giornali ricomincia la consueta tiritera, e le redazioni dei tre quotidiani si mettono d’accordo per uscire ogni giorno con lo stesso articolo, intitolato “Inter Barakković compra”, per non fare troppa fatica, che fa caldo.
E così, dopo l’eliminazione dell’Inter dai preliminari di Europa League ad opera dello Zimbru Chișinău, si giunge alla micidiale offerta delle 18.50 nel cesso dell’AtaHotel. Stavolta Preziosi, dopo aver ricevuto una misteriosa telefonata, accetta e permette a Moratti di coronare il proprio sogno, nonché la prima telenovela estiva dal 2009. Il contratto di Barakković viene subito depositato in Lega, e la presentazione fissata per il giorno successivo, quando un bagno di folla attenderà il fuoriclasse russo nel suo primo giorno da interista.
Purtroppo per Moratti, però, la presentazione non avverrà mai. Barakković verrà ritrovato morto in un albergo di Parigi il mattino seguente, all’età di 27 anni, ufficialmente in seguito ad un errato abbinamento tra il Côtes du Rhône del 2008 proposto dal sommelier dell’albergo ed il gran mix di formaggi di latte di gatta tipici della sua terra.
Finisce così la carriera di uno dei personaggi più controversi della storia del calcio italiano. Moratti, distrutto dal dolore, avrà comunque modo di dimenticare il suo Barakković già nel gennaio seguente, quando Preziosi porterà in Italia Alimorté Mambo, letale seconda punta cresciuta nei sobborghi di Tangeri.

2 commenti:

Michele ha detto...

Ahahahahah! Quante verità in queste parole!

Fausto ha detto...

Quanto Benni nel racconto. Però molto ben fatto.

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