La partita di mercoledì sera, oltre che per il rivoluzionario 4-2-3-1 di Ciruzzo, verrà ricordata come l’ultima nella quale Giovanni Cobolli Gigli è entrato all’Olimpico da presidente della Juventus.
Con lui se ne va un glorioso pezzo di storia, un uomo che ha saputo dare delle soddisfazioni, soprattutto a noi. E’ finita un’epoca, un’epoca iniziata il 29 giugno del 2006, quando un tizio sulla sessantina venne nominato Presidente della società bianconera, per motivi che tutt’ora gli sfuggono, dal primo CdA del dopo-Moggi.
Lui, Giovanni, che fino ad allora si era occupato praticamente solo di editoria, si ritrovò così a dirigere la società bianconera, appena retrocessa in serie B, essendo palesemente a digiuno di qualsiasi conoscenza calcistica. E non nel senso che non conoscesse nessuno - a differenza del precedente direttore generale, che conosceva un po’ tutti –, ma nel senso che di pallone ne sapeva meno di Tardelli.
Quest’ultimo, insieme al giovane fuoriclasse Secco, a Lapo, ad uno dei mille Blanc che popolano il mondo dello sport e ad altri simpatici burloni, era presente (e votante) il giorno dell’investitura di Giovanni. Il nostro, viste le carenze in materia calcistica, si affidò fin da subito a quello straordinario CdA, che passerà alla storia come uno dei più improbabili di tutti i tempi, sui livelli di quelli dell’Inter del dopo-Lippi. Si affidò a loro, e fece bene.
Alessio Secco, come regalo di benvenuto, gli portò il contratto di Boumsong su un piatto d’argento. Quale miglior inizio, per il successore di Franzo Grande Stevens? Meglio di così, si poteva fare soltanto cedendo Mutu alla Fiorentina per otto milioni più il prestito di Bojinov. E infatti riuscirono a fare meglio di così.
Il giorno della nomina, appena uscito dal CdA, Giovanni spiegò così la filosofia che avrebbe portato avanti durante il suo mandato:
“Noi ci diamo l'obiettivo di essere vincenti, simpatici, trasparenti; di coltivare un grande rapporto con Torino, con l'Italia, consapevoli di essere uno dei principali Brand italiani nel mondo. Trasparenza e lavoro di squadra saranno le nostre parole d'ordine. Credo che il nuovo Cda dimostri la chiara determinazione a guardare al nuovo futuro con il massimo rispetto per i valori etici e sportivi”.
Parole chiare, decise, da leader, alle quali aggiunse anche “Per quanto mi riguarda, spero ancora di vincere la Champions League il prossimo anno”. Forse nessuno gli aveva ancora spiegato che la Juve sarebbe finita sicuramente in serie B, che la serie B è la categoria dove vanno a giocare coloro che retrocedono dalla A e che retrocedendo è impossibile qualificarsi per la Champions.
La curiosità, per quanto riguarda i primi tempi, è la quasi assenza di attacchi all’Inter: i tifosi, schiumanti di rabbia, si aspettavano un presidente più battagliero, e da subito hanno cominciato a chiedere più juventinità nei piani alti.
Grazie alla sua fermezza e al suo carisma, alcuni dei campioni bianconeri come Buffon, Del Piero, Trezeguet, Ibr..no, questo no, furono convinti a restare a Torino a giocarsi la promozione su campi tosti come quelli di Crotone e di Cesena. L’annata nella serie cadetta si concluse con un’inevitabile vittoria, ma Deschamps, logorato da mesi di campagna mediatica (e non) avversa, si dimise. Come successore Giovanni puntò su Ranieri, il tecnico ideale per vincere subito.
Questo fu troppo anche per Tardelli che, vedendo inascoltati i suoi consigli (avrebbe voluto puntare tutto su Novellino. Davvero, eh) uscì dal CdA lasciando un vuoto incolmabile.
Col ritorno in serie A, iniziarono le sparate contro l’Inter; una selezione dei maggiori luoghi comuni sui neocampioni d’Italia fu preparata e messa sulla scrivania del Presidente, che così ebbe modo di imparare bene le vaccate da raccontare in modo da accontentare anche il tifoso più rosicante. Di quell’anno si ricorda la faraonica campagna acquisti: è l’estate di Grygera, Tiago, Andrade e Almiron, gioielli che l’abile Secco strappò alla concorrenza di tutta Europa. La consapevolezza di aver portato grandi campioni a Torino fece sì che si potesse inaugurare la serie dei proclami estivi, che sarebbe proseguita per altri due anni. Al grido di “Possiamo farcela”, il Presidente ha diffuso fra la tifoseria gobba la convinzione che “ora che c’è la Juve, torna tutto come prima, l’Inter rivince tra 18 altri anni”, eccetera.
La realtà vide però la Juve finire al terzo posto, sottolineato comunque come un successo dai presunti addetti ai lavori. Finito il campionato, era tempo di rafforzarsi: il Liverpool era pronto a sbolognare Xabi Alonso per 18 milioni, Giovanni ci pensò ma..no, è meglio Poulsen, dà più sostanza. E Stankovic? Bah, non piace ai tifosi..che resti dov’è. Ranieri iniziò a plasmare il suo camaleonte solido, Cobolli intensificò le critiche verso l’Inter senza sapere davvero perchè.
Con l’arrivo di Amauri, centravanti da oltre due reti all’anno, si può sognare. Il proclama per il 2008 fu:
"Io credo che quest'anno la Juventus possa puntare allo scudetto. E ci crede anche Ranieri. Se ci dovesse essere maggiore livellamento quest'anno, la Juventus potrebbe approfittarne. E comunque non capisco perchè solo la Juventus sia stata retrocessa in Serie B e, inoltre, con una penalizzazione in punti».
Preciso e pungente come sempre, una vera lingua affilata la sua. Questo sarà ricordato come il suo anno migliore, costellato da perle su perle. Su tutte, tre meritano di essere citate:
- “Dopo aver letto con attenzione le gravi dichiarazioni rilasciate dall’allenatore dell’Inter la Juventus manifesta stupore e sdegno e chiede all’Inter di dissociarsi pubblicamente da tali esternazioni. Con le sue dichiarazioni, l’allenatore dell’Inter ha mancato di rispetto non solo alla Juventus e ai suoi 14 milioni di tifosi, ma a tutto il calcio italiano. Piuttosto che alimentare una pericolosa cultura del sospetto, i rappresentanti delle società hanno il dovere di dimostrare educazione e senso di responsabilità - prima, durante e dopo le partite - per sostenere l’evoluzione del calcio italiano e della sua immagine internazionale”;
- Il ricorso contro la squalifica del campo per i cori razzisti contro Balotelli;
- “120 mln per Del Piero? Non lo venderemmo”
Nonostante i proclami, l’annata è deludente e Ranieri viene messo alla porta a due giornate dalla fine. Al suo posto, ecco Ferrara, il Guardiola italiano, il Ferguson partenopeo, o più semplicemente uno che non ha mai allenato in vita sua.
Per il 2009/2010 in casa Juve si è deciso di puntare davvero in alto. Sono stati così stanziati 50 milioni per il duo brasiliano Melo-Diego, rispettivamente il nuovo Dunga e la nuova frontiera dell’evoluzione umana. Sono stati presi Caceres, Cannavaro e Grosso. Milioni di gonzi-bis (non al livello dei gonzi originali, ma quasi) sono stati convinti che il gap è stato colmato, e che forse c’era addirittura stato il sorpasso.
E poi, a metà di ottobre, i punti da recuperare sono già 4. Sì, in effetti era l’ora di rispedire Cobolli Gigli in luoghi a lui più consoni.
Ci mancherai, Giovanni. Finchè c’eri tu, nessuno si sarebbe mai azzardato a prendere uno Xabi Alonso, o un Lampard: passavi tutto al vaglio, avevi l’ultima parola, e difficilmente sgarravi.
Speriamo solo che Blanc sia alla tua altezza. Ci teniamo ad arrivare alla seconda stella entro il 2012.
Grazie di tutto.
2 commenti:
Ahahaha, bell'articolo!
Addio Cobolli!!
saluti,
www.internotizie.blogspot.com
avete tralasciato alcune chicche imperdibili di Cobolli sempre sia lodato Gigli:
"Queste giornate in serie B sono un sogno"
"La Serie B ci sta insegnando tante cose, stiamo facendo un bagno di umiltà".
"E' stato bello giocare quest'anno a Caltagirone". (era crotone)
"Ho scoperto a Crotone che la JUVE è seguita in tutta Italia".
"Cannavaro mi ha simpaticamente portato la Coppa dei Campioni (!?), appena vinta, sulla scrivania". (Peccato fosse la Coppa del Mondo)
"La Juventus ha in prima squadra parecchi elementi delle primaverili"
"Per noi la vittoria con l'Inter è stato più di un risultato calcistico, per 12 milioni di juventini è stato il momento della redenzione" (sanno di essere peccatori!!!)
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