Un po’ strano, perché le splendide partite dei nostri “rivali” avrebbero sicuramente dovuto accendere gli entusiasmi dei Gobbi&Gonzi, rendendoli ancor più sarcastici di quando, sabato sera, hanno festeggiato rispettivamente il 28esimo e il 18esimo scudetto.
Impossibile non essere felici della prestazione dei ragazzi di Ferrara all’Olimpico. Bastava la presenza di Diego, il non plus ultra del maschio (e dell’essere vivente in generale), a scatenare orgasmi sconquassanti nella tifoseria gobba. La prestazione del brasiliano, poi, è stata tale da far crollare ogni residuo dubbio circa la sua netta superiorità nei confronti degli scarponi ai quali viene solitamente paragonato. Avrei proprio voluto vedere cosa sarebbe stato capace di fare Zico, con Mingazzini e Britos a mordergli le caviglie. Avrei proprio voluto vedere!
Se poi a questo essere sovrumano aggiungi un killer spietato come Amauri, capisco perché i gobbati abbiano già in mano lo spumante. Ormai sui livelli di suor Nicola in quanto ad astinenza (sebbene di diversa natura…cioè, almeno credo), il prossimo acquisto di Lippi si è ben disimpegnato, dimostrando di avere uno straordinario feeling con la porta (non con quello del Barcelona, eh). Che dire, c’è da augurarsi che la sua presenza in campo continui a non essere messa in discussione.
I Gladiatori disputano una grande partita, deliziando il proprio pubblico. Dopo la rete venuta da uno spunto sulla fascia di Zebina, un qualcosa che aveva le stesse probabilità di concretizzarsi di uno scatto di Ronaldinho, controllano la gara, venendo presi a pallate da una squadra che schiera frombolieri come Valiani e il Panteròn Zalayeta (che, notoriamente, è in grado di segnare solo ad una certa squadra).
Quando tutto ormai pare deciso, ecco l’episodio-chiave: entra lui, l’Emerson di nuova generazione, il talismano in cui tutti noi confidavamo. Gli bastano pochi minuti per propiziare il pareggio del Bologna, ad opera addirittura di Adailton col destro. Un po’ come se Recoba, una volta, avesse segnato di testa con uno stacco imperioso stile Crespo in Ajax-Inter.
Spumante in frigo per gli amici gobbi, quindi. Come sempre, però, le note più dolci vengono dai mitici audio-dopati, ormai sempre più nei nostri cuori.
Il Bari di Ventura - che pur bene si era comportato nelle precedenti giornate di campionato, prima compresa -, appena tocca il prato di San Siro e vede gli eroi rossoneri, si trasforma in un dream team di fuoriclasse oltremodo dotati, un po’ come la squadra degli alieni in Space Jam. Rivas e Alvarez prendono coscienza del brutto stato in cui sono ridotti i binari esterni dei Papi Boys (non che quelli interni siano messi meglio, eh), e prendono l’ottovolante ogni volta che cercano di guadagnare il fondo. Lo spettacolo è imbarazzante: Zambrotta ed Abate sono messi continuamente alla frusta da gente che qualche anno fa faceva la terza categoria a Montespertoli, e non sanno più dove battere la testa.
In particolare, Abate sembra davvero a suo agio nel nuovo ruolo: Rivas (certo che uno che si chiama così non può che essere un fenomeno) lo spettina continuamente e crea una decina di situazioni pericolose, costringendo tra l’altro il numero 20 rossonero a rimanere ancorato sulla linea difensiva, impossibilitato a sfruttare quelle che, almeno in teoria, dovrebbero essere le sue caratteristiche migliori. Con una prova così si sarà certamente guadagnato la nazionale: è questo lo standard di prestazioni che Lippi chiede per poter entrare nel suo gruppo vincente.
Il Bari attacca indiavolato, mentre i bambini sugli spalti si divertono a dare da mangiare a Ronaldinho. Il massacro non pare volersi placare e, per rendere più sopportabile il Bari Show, il buon Caressa intrattiene i gonzi ricordando più volte che andrà presto in onda un’imperdibile intervista a Kakà.
Nel Milan il migliore è Thiago Silva, incollato al divano di casa sua davanti a “Un medico in famiglia”. Storari, per la gioia dei numerosissimi tifosi milanisti sugli spalti, sembra l’Ispettore Gadget ed arriva ovunque, disinnescando i tentativi del Matador Rivas e della sua allegra banda. Per vedere il primo tiro in porta del Milan bisogna aspettare il secondo tempo: ci prova Pirlo su punizione, Gillet respinge e Ronaldinho riesce a non centrare la porta, essendo oltretutto in fuorigioco. Huntelaar, là davanti, si disimpegna egregiamente con un paio di giocate alla Javi Moreno.
Il Bari, nonostante una quarantina di occasioni, non pare proprio voler infierire sui rossoneri, che in effetti fanno un po’ tenerezza. Nel finale si vedono un altro paio di miracoli di Storari ed addirittura un tiro di Ronaldinho, ma il risultato non cambia: al fischio dell’arbitro la partita si conclude sullo zero a zero. I giocatori del Bari si avviano verso la propria curva a ricevere gli applausi, i milanisti fanno lo stesso e ricevono cappi e lamette.
Grazie per la splendida domenica. Se ad ogni sconfitta dell’Inter succede questo, spero di perdere, ogni tanto. Qualche altra giornata così la passerei volentieri.

E comunque, siamo dei ladri: a Genova meritavamo di perdere.
Come? Abbiamo perso? Abbiamo rubato lo stesso. Meritavamo..boh, un attacco di dissenteria. A testa.
P.S.: da oggi, novità succulente. Avevo bisogno di un collaboratore, un vignettista in particolare: volevo contattare Vauro, ma tanto fra un paio di settimane lo arrestano, quindi non ne vale la pena. Poi ho pensato a Carl Barks, ma sfortunatamente pare che sia morto. Mi sono dunque rivolto al terzo della lista, che ha accettato: si metterà al servizio del blog già da oggi.
Chi è?
Ciccio Valenti.
No, scherzo. Dategli il tempo di scegliersi un nome (o meglio, un nick).
Intanto, alle 17.00 di oggi, prima vignetta onlain.
Pace e bene.