mercoledì 30 settembre 2009

INKAZA(N)TI

mercoledì 30 settembre 2009 16

Gran bella trasferta nella steppa; d’altra parte, contro Noboa, Ryazantsev e compagni non si poteva fare di meglio. E meno male che non è entrato Gorbanets, il Gerrard del Tatarstan: con lui a innescare un attaccante di razza come Bukharov, a quest’ora starei parlando di una mattanza.

Tra i russi, uno dei più pericolosi è stato tale Mancini, terzino destro di belle speranze, molto preciso nel recuperare palla e cederla ai suoi compagni. Per lui, un grande esordio stagionale in Champions: sentiremo parlare a lungo di questo ragazzo.

Come ogni talento smarrito (e sconosciuto) che si rispetti, Dominguez ha chiaramente fatto il fenomeno, anche se solo sull’azione del gol. Si sa che affrontare l’Inter, specialmente per i talenti inespressi e/o per gli attaccanti in astinenza da mesi, è manna dal cielo.

Comunque sia, appare sempre più evidente la Muntari-dipendenza. Bisogna trovare un modo per uscire fuori da questa situazione: la classe di Sulley è infinita, ma una grande squadra non può dipendere da un unico giocatore, per quanto straordinario.

Il gol di Stankovic ci permette di acciuffare questo pareggio, che la geniale mossa di Balotelli ha contribuito a mettere in cassaforte. Ci prendiamo questo punto, dunque: certo che vedere Chivu continuamente sbertucciato da un nano random e passare una mezz’ora coscienti del fatto che l’unico che può inventarsi qualcosa è Quaresma, non fa sperare granchè bene.

Il più sconvolto è stato senza dubbio Eto’o, che ha dato più volte segnali di volerla fare finita. Mi è sembrato di averlo visto chiedere un coltello a Karadeniz, nell’intervallo.

In effetti, capisco il suo disappunto. Passare dagli inviti a nozze di Xavi, Iniesta e Messi agli spioventi di 70 metri indirizzati nel nulla non dev’essere facile. Indicativo, a tale proposito, quanto successo verso la fine del primo tempo: sugli sviluppi di un corner, Lucio si ritrova col pallone tra i piedi sul vertice sinistro dell’area del Rubin e, invece di servire un comodo assist al centro dell’area, abbassa la testa e scaglia un improbabile sinistro verso i cartelloni pubblicitari, mentre il camerunense, nei pressi del dischetto del rigore, si contorce in preda a una crisi isterica. Se non fosse che prende ottocentomila euro al mese, mi farebbe quasi tenerezza.

Pari, dunque. Risultato senza ombra di dubbio positivo: siamo riusciti a contenere la squadra più forte del mondo, tenendo egregiamente il campo contro campioni che giocano insieme da una decina d’anni e si muovono a memoria.

Ah, no.

Sulley, torna presto. 

Leggi tutto...

martedì 29 settembre 2009

VIGNETTA (3)

martedì 29 settembre 2009 2

Terza vignetta, un po’ in anticipo: c’ho da fare. Protagonista Seedorf, uno che bisogna stare attenti a non stimolare più di tanto.

1

Leggi tutto...

ZEMAN?

Zeman? Io conosco Zè Manria, Benzeman, Gran Prix di Lussemanburgo, Zemanuele Filiberto, ma nessuno Zeman. Si qualche Zeman vuole farsi pubblicità grazie a me, mi deve pagare.

Ulivieri: "Mourinho sgradevole, meglio il silenzio". Ulivieri? E chi è?

Gli vogliono tutti un gran bene, a Josè.

Mughini si lancia nella settimanale ode a Moggi. Allora è proprio vero che gli piace chi glielo mette..sì, esatto.

Borriello va in discoteca, trova la sua Belen con Corona, torna a casa e scopre che l’hanno derubato. Ci credo che poi finisce a stimolarsi con Gattuso.

Galliani: “Leonardo è a rischio? Assolutamente no, sentivo le stesse cose riguardo Ancelotti dopo la finale di Champions persa ad Istanbul e poi abbiamo di nuovo vinto tutto. Calma e gesso”. Chissà se, circa 27 anni fa, sentiva le stesse cose riguardo un certo Radice.

Galliani: “A Natale saremo sopr..no vabbè dai, niente”

Proiezione distacco Inter-M***n: 5 punti alla sesta giornata equivalgono a 31,66 punti alla 38esima. La salvezza è alla portata.

Leggi tutto...

lunedì 28 settembre 2009

GOBBI & GONZI

lunedì 28 settembre 2009 14

Ieri, sia dopo Juve-Bologna che dopo Milan-Bari, sono andato su facebook in cerca di qualche gruppo pro-Pazzini o pro-Samp, ma non ne ho trovati. Un vero peccato.

Un po’ strano, perché le splendide partite dei nostri “rivali” avrebbero sicuramente dovuto accendere gli entusiasmi dei Gobbi&Gonzi, rendendoli ancor più sarcastici di quando, sabato sera, hanno festeggiato rispettivamente il 28esimo e il 18esimo scudetto.

Impossibile non essere felici della prestazione dei ragazzi di Ferrara all’Olimpico. Bastava la presenza di Diego, il non plus ultra del maschio (e dell’essere vivente in generale), a scatenare orgasmi sconquassanti nella tifoseria gobba. La prestazione del brasiliano, poi, è stata tale da far crollare ogni residuo dubbio circa la sua netta superiorità nei confronti degli scarponi ai quali viene solitamente paragonato. Avrei proprio voluto vedere cosa sarebbe stato capace di fare Zico, con Mingazzini e Britos a mordergli le caviglie. Avrei proprio voluto vedere!

Se poi a questo essere sovrumano aggiungi un killer spietato come Amauri, capisco perché i gobbati abbiano già in mano lo spumante. Ormai sui livelli di suor Nicola in quanto ad astinenza (sebbene di diversa natura…cioè, almeno credo), il prossimo acquisto di Lippi si è ben disimpegnato, dimostrando di avere uno straordinario feeling con la porta (non con quello del Barcelona, eh). Che dire, c’è da augurarsi che la sua presenza in campo continui a non essere messa in discussione.

I Gladiatori disputano una grande partita, deliziando il proprio pubblico. Dopo la rete venuta da uno spunto sulla fascia di Zebina, un qualcosa che aveva le stesse probabilità di concretizzarsi di uno scatto di Ronaldinho, controllano la gara, venendo presi a pallate da una squadra che schiera frombolieri come Valiani e il Panteròn Zalayeta (che, notoriamente, è in grado di segnare solo ad una certa squadra).

Quando tutto ormai pare deciso, ecco l’episodio-chiave: entra lui, l’Emerson di nuova generazione, il talismano in cui tutti noi confidavamo. Gli bastano pochi minuti per propiziare il pareggio del Bologna, ad opera addirittura di Adailton col destro. Un po’ come se Recoba, una volta, avesse segnato di testa con uno stacco imperioso stile Crespo in Ajax-Inter.

Spumante in frigo per gli amici gobbi, quindi. Come sempre, però, le note più dolci vengono dai mitici audio-dopati, ormai sempre più nei nostri cuori.

Il Bari di Ventura - che pur bene si era comportato nelle precedenti giornate di campionato, prima compresa -, appena tocca il prato di San Siro e vede gli eroi rossoneri, si trasforma in un dream team di fuoriclasse oltremodo dotati, un po’ come la squadra degli alieni in Space Jam. Rivas e Alvarez prendono coscienza del brutto stato in cui sono ridotti i binari esterni dei Papi Boys (non che quelli interni siano messi meglio, eh), e prendono l’ottovolante ogni volta che cercano di guadagnare il fondo. Lo spettacolo è imbarazzante: Zambrotta ed Abate sono messi continuamente alla frusta da gente che qualche anno fa faceva la terza categoria a Montespertoli, e non sanno più dove battere la testa.

In particolare, Abate sembra davvero a suo agio nel nuovo ruolo: Rivas (certo che uno che si chiama così non può che essere un fenomeno) lo spettina continuamente e crea una decina di situazioni pericolose, costringendo tra l’altro il numero 20 rossonero a rimanere ancorato sulla linea difensiva, impossibilitato a sfruttare quelle che, almeno in teoria, dovrebbero essere le sue caratteristiche migliori. Con una prova così si sarà certamente guadagnato la nazionale: è questo lo standard di prestazioni che Lippi chiede per poter entrare nel suo gruppo vincente.

Il Bari attacca indiavolato, mentre i bambini sugli spalti si divertono a dare da mangiare a Ronaldinho. Il massacro non pare volersi placare e, per rendere più sopportabile il Bari Show, il buon Caressa intrattiene i gonzi ricordando più volte che andrà presto in onda un’imperdibile intervista a Kakà.

Nel Milan il migliore è Thiago Silva, incollato al divano di casa sua davanti a “Un medico in famiglia”. Storari, per la gioia dei numerosissimi tifosi milanisti sugli spalti, sembra l’Ispettore Gadget ed arriva ovunque, disinnescando i tentativi del Matador Rivas e della sua allegra banda. Per vedere il primo tiro in porta del Milan bisogna aspettare il secondo tempo: ci prova Pirlo su punizione, Gillet respinge e Ronaldinho riesce a non centrare la porta, essendo oltretutto in fuorigioco. Huntelaar, là davanti, si disimpegna egregiamente con un paio di giocate alla Javi Moreno.

Il Bari, nonostante una quarantina di occasioni, non pare proprio voler infierire sui rossoneri, che in effetti fanno un po’ tenerezza. Nel finale si vedono un altro paio di miracoli di Storari ed addirittura un tiro di Ronaldinho, ma il risultato non cambia: al fischio dell’arbitro la partita si conclude sullo zero a zero. I giocatori del Bari si avviano verso la propria curva a ricevere gli applausi, i milanisti fanno lo stesso e ricevono cappi e lamette.

Grazie per la splendida domenica. Se ad ogni sconfitta dell’Inter succede questo, spero di perdere, ogni tanto. Qualche altra giornata così la passerei volentieri.

ada

E comunque, siamo dei ladri: a Genova meritavamo di perdere.

Come? Abbiamo perso? Abbiamo rubato lo stesso. Meritavamo..boh, un attacco di dissenteria. A testa.

P.S.: da oggi, novità succulente. Avevo bisogno di un collaboratore, un vignettista in particolare: volevo contattare Vauro, ma tanto fra un paio di settimane lo arrestano, quindi non ne vale la pena. Poi ho pensato a Carl Barks, ma sfortunatamente pare che sia morto. Mi sono dunque rivolto al terzo della lista, che ha accettato: si metterà al servizio del blog già da oggi.

Chi è?

Ciccio Valenti.

No, scherzo. Dategli il tempo di scegliersi un nome (o meglio, un nick).

Intanto, alle 17.00 di oggi, prima vignetta onlain.

Pace e bene.

Leggi tutto...

GALLIANI OTTIMISTA

La giornata di ieri ha stimolato oltremodo la pur fertile penna di..coso, lì. Seconda vignetta, la terza arriva domani alle 16, a merenda.

File0007

Leggi tutto...

VIGNETTA

La prima attesissima, caldissima, irriverentissima, issima vignetta di..ehm..(non ha ancora un nome, è molto indeciso)..del..massì, facciamo che lo chiamo “Arguto Disegnatore” e non se ne parla più.

Ne seguirà un’altra stasera, e un’altra ancora domani. Perchè qui non ci facciamo mancare niente.

File0008

Grazie al servizio di Controcampo su Milan-Bari, dove in apertura è stato sottolineato come Dinhosauro abbia fatto le scale con vigore, prima di entrare in campo.

L’hanno detto per davvero, eh.

Leggi tutto...

domenica 27 settembre 2009

UNO A UNO

domenica 27 settembre 2009 2

urlo

Leggi tutto...

E’ FESTA

Tutta Italia festeggia come un evento la prima sconfitta dell’Inter. Su facebook i gruppi si sprecano, da “Pazzi per Pazzini” a “Sampdoria 1 Inter 0…per chi come me GODEEEEEEEE”. Ieri sera ho incontrato perlomeno una quindicina di persone che mi sono venute incontro mimando l’esultanza di Pazzini oppure urlando “E’ Pazzo!!!!E’ Pazzo!!!!”.

Che dire, fanno bene. L'Inter perde ogni quattro mesi circa, quindi è bene esultare il più possibile. Quasi quasi ci godo a perdere, qualche volta: mi aiuta a ricordarmi come li abbiamo ridotti male. Ormai si disinteressano anche del risultato della loro squadra, concentrandosi completamente sulla partita dell’Inter, tra macumbe e riti voodoo.

Oggi, tutti pronti al processo: Mourinho un incapace, Inter senza un gioco, nervosismo, polveriera, crisi, armageddon. Ci vorranno almeno 19 vittorie consecutive per cancellare lo smacco di Marassi, la lezione di calcio della Sampdoria, la bestia nera Delneri, blabla. Prepariamoci, in caso di vittoria degli innominati, alla festa scudetto: grida, urla e caroselli caratterizzeranno il pomeriggio, nel caso in cui riesca il decisivo allungo a +3 a sole 32 giornate dalla fine del campionato.

Ah, comunque: Lucio pareva essere in posizione regolare, ma pare che non importi a nessuno. Il nostro allenatore non rilascerà quindici interviste al giorno dove si dirà “molto arrabbiato”, “deluso”, piangerà un po’ perché “meritavamo la vittoria” e cose varie?

No, credo che non succederà: d’altra parte, questo può farlo solo chi dagli arbitri è abituato a ricevere clemenze e favori di vario genere, come, chessò, un gol non convalidato sebbene la palla sia entrata di quel paio di metri che rendevano ardua la decisione.

Per chiudere, una perla:

"Sì, cer­to: è la mia bestia nera perché sono diventato campione d'Eu­ropa con il Porto, me ne sono andato, lui mi ha sostituito ed è stato esonerato dopo 15 gior­ni. Bestia nera è il mio assisten­te José Morais: lui sì che è ne­ro ed è una bestia grossa così".

morais

Leggi tutto...

venerdì 25 settembre 2009

VACCINIAMOLI TUTTI

venerdì 25 settembre 2009 6

Da attento osservatore della realtà calcistica italiana (è risaputo che non ci siano gay nel calcio, nemmeno gli amici di questo lo sono), oggi il nostro L’Hippie ha lanciato l’allarme: “Vacciniamo tutti i calciatori!”.

Marcello ha spiegato come bastino “un paio di minuti perché l’influenza si trasmetta in uno spogliatoio”. Notoriamente, invece, in una scuola, in una fabbrica o in un ufficio, il virus va in giro ubriaco e ci mette tre, quattro mesi a diffondersi. No?

Per non parlare di quello che accade in uno spogliatoio di basket, o di rugby: lì dentro, sono tutti immuni.

Fortuna che c’è L’Hippie, a dare a tutti una bella svegliata focalizzandoci sulle questioni davvero importanti. E’ ora di scendere in campo per proteggere gli interessi dei più deboli: questi ragazzi rischiano di prendere l’influenza, e solo Marcello può salvarli.

E se non ci riesce lui, magari ci può provare Riccardo. Sì, quello della farmacia. Lui, però, non è per tutti, ma solo per alcuni. Come la nazionale.

marcello_lippi

P.s.: ma i calciatori li vuoi vaccinare proprio tutti tutti?

Leggi tutto...

giovedì 24 settembre 2009

NOSTRADAMAURUS

giovedì 24 settembre 2009 13

AGGIORNAMENTO: è d’obbligo inserire la perla di ieri sera. Mercoledì, Gasperini ha parlato di come oggi l’esperienza non sia più un fattore determinante per la scelta dell’allenatore da parte delle grandi squadre. Dopo Guardiola la moda imperversa, soprattutto in Italia. Ecco, nel dopopartita Sky si introduce l’argomento e, arrivato Gasperini, Mauro dice:

“"Certo che se si guarda il gioco di Barcellona, Milan e Juventus non si può proprio dire che non siano bravi allenatori".

Barcellona, Milan e Juventus? E perchè non anche il Catania di Atzori? Fossi un abbonato Sky, mi costituirei parte civile.

E pensare che questo tizio è stato anche in Parlamento. Anche se, pensandoci bene, sarebbe stato più strano se un soggetto del genere non ci fosse mai stato, a Montecitorio.

Mauro: “L’Inter è sulle gambe, il Napoli può piazzare il colpo”. Tenetelo d’occhio, questo: è uno che ne mastica.

Mauro: “Gioco il due fisso”. Quando lo vedono, alla Snai fanno cabaret.

50 milioni spesi per poi ritrovarsi a schierare una linea difensiva da film horror come Santacroce-Cannavaro-Contini. Forse è meglio concentrarsi su come fare il pieno di deficienti a Natale.

Va anche detto, però, che siamo i soliti ladri. E’ ingiusto: a Milito non si fischia un fuorigioco nettissimo, e a Inzaghi, che a Marsiglia ha segnato in una situazione analoga, si annull.. ah, no.

Ad Udine pagato il pessimo impianto audio: solo un mangiadischi Irradio. Fossero stati a San Siro, col subwoofer, l’home theatre e i bassi che spaccano, sarebbe stata un’altra musica.

Dopo cinque giornate sono già a –6. Con questo ritmo, a fine campionato saranno a –45, il che è una discreta notizia: contando che l’Inter farà, con ogni probabilità, tra gli 80 e gli 85 punti, hanno buone possibilità di salvarsi.

Mauro: “Vince il Palermo, Conte esordirà con una vittoria, la Samp uscirà imbattuta da Firenze”. Non è che potresti dire anche che per lo scudetto è lotta Juve-Milan, che Berlusconi camperà altri cento anni e che io non vincerò mai al superenalotto?

Iniziativa del giovedì: vuoi che i tuoi sogni divengano realtà? Vuoi liberarti di quell’ingombrante porro peloso che troneggia sulla tua fronte? Vuoi fare sesso con una donna vera?

Scrivi, qua sotto, la tua richiesta a Mauro, elencando cosa non desideri dalla tua vita.

Leggi tutto...

mercoledì 23 settembre 2009

VACCATE DEGNE DI NOTA

mercoledì 23 settembre 2009 4

Non usa mezzi termini mister Ventura quando, "interrogato" dai giornalisti in merito ai cori razzisti ai danni di Mario Balotelli in Cagliari-Inter, afferma schietto: "Ho una teoria terra-terra: Balotelli fa di tutto, e qui cito Mourinho, per non farsi adorare dalla gente". Il tecnico del Bari prosegue, poi, commentando i fischi che il giovane attaccante nerazzurro ha ricevuto domenica scorsa a Cagliari, città dove ha allenato quattro anni e dove - sottolinea - non ha "mai trovato tifosi che odiano, anche perché sono sempre stati fuori dalle tradizionali rivalità dei gruppi della penisola".

"Cassano - aggiunge poi Ventura - ha buttato via una parte della sua carriera per certe intemperanze, soprattutto in chiave Nazionale. Allo stesso modo Balotelli, che è una grande espressione del calcio italiano, dovrebbe tenere conto che la strada per emergere non è quella dello stile o degli atteggiamenti forzati".

Giampiero Ventura

Eccolo, il fenomeno di giornata. Mi tornano in mente i tempi del dopo Inter-Roma, quando a qualsiasi inetto veniva permesso di dire la sua sul teppistello interista. Questi geni, capeggiati da un super Zazzaroni (che qui toccò l’apice di una carriera) e dall’indimenticabile Roberto Renga (ecco il pezzo che lo consegnò alla storia, insieme ad altri capolavori senza tempo come l’intervista ad un Totti indignato), mi diedero davvero molto lavoro. Un po’ perché in quel periodo non avevo davvero un cazzo da fare, un po’ perché ogni giorno se ne sentivano veramente di enormi ed in qualche modo dovevo pur sfogarmi (se ora state leggendo questo, è anche e soprattutto grazie all’opera dei signori qua sopra, che mi hanno costretto a creare questo sito).

Ora, a mesi di distanza, leggere qualcosa di simile mi ha fatto riprovare le sensazioni di un tempo. Sono stato non dico felice, ma quasi, quando ho letto le fregnacce di Ventura. Era davvero da troppo che qualcuno non diceva vaccate degne di nota sull’argomento, temevo quasi che lo facessero apposta per farmi tornare disoccupato. E per vaccate degne di nota intendo assurdità pronunciate da qualcuno che non ha assolutamente seguito approfonditamente i fatti, ma ha sentito pontificare, chessò, Liguori e si è convinto che quel che questi dice sia la verità.

Tanto tempo senza poter ridere di queste boiate, e poi – finalmente - eccolo, il fenomeno. Su, amici: forza Zazza, forza Renga, forza Ordine! Datemi lavoro! Ci si era messo pure Travaglio a sparare cazzate (anche se continuo a sperare che quell’articolo non sia suo, o che l’abbia scritto da ubriaco), e ora nessuno mi fa più felice!

Imitate Giampiero: un bel luogo comune per iniziare, una frecciatina a Mourinho (che ignora del tutto la vostra esistenza e si farà beffe delle vostre prediche) e infine una bella considerazione alla Lippi, del tipo “Mai visto un gay nel calcio” (ma d’altra parte lui non si era mai accorto nemmeno dei giocatori pieni di creatina, degli arbitri compiacenti, dei campionati truccati, delle carriere stroncate, ecc. Tutti quegli anni passati all’oscuro dei fatti. Pover’uomo). Ecco la ricetta per rilasciare una dichiarazione che mi dia lavoro e che dia un senso alla mia attività.

Suvvia, non posso mica sempre inventarmi le storie sulle gengive di Ronaldinho, eh! Ho bisogno di voi.

Piccolo spazio per le questioni personali: se qualcuno volesse chiarirsi le idee sulla multa di Mutu, legga qua. Magari si è perso qualche particolare.

 

Leggi tutto...

martedì 22 settembre 2009

IL DUELLO

martedì 22 settembre 2009 9
Tralasciando la questione fischi-grugniti-vergognosa incredibile inenarrabile espulsione di Mou, vorrei porre l'accento su un vero pezzo d'arte, sicuramente il miglior contributo offerto dalla stampa nostrana in questa giornata: il duello Cassano-Messi.
Sì, esatto, bisogna non saper davvero di che scrivere per inventarsi questi confronti. Cassano contro Messi. Poi leggi il nome dell'arbitro della disputa, e molte cose diventano improvvisamente chiare: Maurizio Mosca.

Il bello è che su sportmediaset.it (perdonatemi per essermi addentrato in quei lidi) questa roba troneggia in home, poco sopra all'interessante documentario fotografico "Simona fidanzata tradita". D'altra parte nemmeno Galliani può reggere il ritmo di una sparata al giorno, quindi qualcosa dovevano pur inventarsi. Certo, sarebbe risultato più credibile un ipotetico duello Liguori-Ordine per guadagnarsi la palma del più deplorevole della domenica sera, ma, si sa, da questa gente non ci si può aspettare poi molto.

Vabbè, bando alle ciance: ecco il confronto, voto contro voto.


Ecco, appunto: dite la vostra. Lasciate il vostro messaggio a Maurizio Mosca, l'uomo convinto che Cassano sia un velocista.
Leggi tutto...

lunedì 21 settembre 2009

LA MUSICHETTA

lunedì 21 settembre 2009 5
Se non altro, non si stanno abbattendo e cercano di riderci un po' su. Più passano gli anni, più le scuse milaniste si fanno più fantasiose: tre anni fa c'era la penalizzazione, l'anno dopo il mondiale per club risucchiatore di energie, l'anno scorso gli infortuni (e lo scarso utilizzo di Ronaldinho, secondo quel fine intenditore del patron), quest'anno l'astinenza da musichetta.
Devo ammettere che questa è davvero ben congeniata: riescono a far pensare ai loro tifosi che un gruppo di uomini - anche di una certa età, se vogliamo - si gasi al solo udire di una certa melodia che evoca in loro piacevoli ricordi. Sembra un po' la classica scena dei vecchi di fronte al grammofono che canticchiano appassionati e con sincero trasporto le canzoni della loro gioventù, riportando a galla interessantissimi aneddoti che, terminato l'ascolto, si sentiranno in dovere di raccontare.

Ecco, me li vedo più o meno così, i giocatori del Milan ieri nello spogliatoio. Alcuni leggono il giornale, altri giocano a carte, altri scaracchiano, poi a un certo punto parte la musichetta e tutti chiudono gli occhi e cantano beati, memori dei bei tempi andati. Ingegnosi, davvero: d'ora in poi, dopo ogni vittoria diranno che hanno ascoltato la canzoncina-motivatrice, mentre in caso di sconfitta o pareggio potranno sempre dire che non riuscivano più a trovare il cd o che lo stereo si era improvvisamente spento (anche se, in questo caso, conoscendoli, potrebbero anche giocare la carta del ritiro della squadra dal campo).
Ci trovo anche un po' di perversione, in questa storia: il travestire le partite di campionato da partite di Champions fa molto deviato sessuale. C'è una sorta di feticismo dell'inno, un'eccitazione prepotente che solo quelle note riescono a scatenare. E' la nuova frontiera del godimento: premi play, e via, il Bologna sembra il Manchester e il Milan una squadra di calcio. Meglio dei funghetti.

Toh, guarda, voglio postarla anch'io. Così, magari, domattina l'ascolterò e mi sembrerà di aver dormito 18 ore e di star andando ad una festa a Palazzo Grazioli, convinto che almeno un paio di utilizzate finali ci scapperanno. Oppure mi caricherò a mille ed entrerò in scivolata sul professore.




Ah, quasi dimenticavo: ieri prima vittoria senza Muntari. Ora non potranno più dirci che siamo Sulley-dipendenti.
Leggi tutto...

giovedì 17 settembre 2009

MANUALE DI PROSTITUZIONE INTELLECTUALE

giovedì 17 settembre 2009 19
Come avrete potuto notare in questi mesi, io sono uno che lavora. E duro, anche.
Per questo, oggi, con appena due mesi di ritardo da quando me ne è stata fatta richiesta, ho provveduto a recensire "Manuale di prostituzione intellectuale", il mirabile lavoro del Collettivo Bauscia.

Questi simpatici signori hanno raccolto, negli anni, tutto quello che noi ex-sciagurati abbiamo dovuto subire grazie allo splendido lavoro dei nostri rivali, che come si sa si trovano decisamente a loro agio in salotti televisivi, spogliatoi di arbitri e farmacie. Dal giorno in cui si incazzò addirittura Simoni a quello in cui il nostro vate portoghese coniò definizioni e sfottò immortali come "prostitusiòne intelectuale" e "seru tituli" (segnando, tra l'altro, la nascita di questo blog), non si sono persi nemmeno un mezzo editoriale di Feltri. Hanno letto tutto, visto tutto, ascoltato tutto e lo hanno trascritto (rischiando plurimi travasi di bile) su una sorta di bibbia dello sportivo non ipnotizzato da nani o ferrovieri.
Il tutto è strutturato in modo da poter convincere anche il peggiore dei gonzi che non si tratta di invenzioni di Guido Rossi, ma di fatti realmente accaduti e che gli erano sfuggiti perchè ha passato troppo tempo a guardare Italia 1. Tutto è documentato, provato: la lettura aiuta decisamente a capire perchè l'Inter, in quegli anni, sia diventata la squadra da prendere per il culo per eccellenza. Oltre ai propri demeriti, certo non da poco, le ragioni di quegli insuccessi sono rappresentate da ciò che è successo in quegli anni, quando la Sacra Alleanza la faceva da padrona.
Ognuno metteva qualcosa: chi il controllo dei media, chi quello dei calciatori, degli arbitri o, più semplicemente, dell'intero sistema. Ci sono i casi montati ad arte per far gridare allo scandalo, ci sono arbitri e vertici federali compiacenti tenuti buoni con promesse, cronografi e sim estere (e, a volte, porte di spogliatoio sbarrate); c'è tutto ciò che è stato messo in atto per controllare il calcio nostrano.
Nessuno si è mai azzardato a denunciare qualcosa, nemmeno quando parte del castello di carte è crollata: nessuno, tranne Facchetti, Mancini e soprattutto Mourinho, il primo allenatore in Italia a schierarsi pesantemente contro pennivendoli e commedianti vari. E' con un capitolo dedicato alla definizione che Josè ha dato al comportamento - un pelino anti-interista - tenuto dai media sportivi italiani che termina la "narrazione", al termine della quale anche il più sprovveduto ha bene in mente il concetto di "prostituzione intellettuale".

Purtroppo, l'utilità di questo "documentario" è solo potenziale. E' un po' lo stesso discorso dei libri di Travaglio & Co. che raccontano l'avvincente storia del nostro caro Silvio: se tutti li leggessero, saprebbero chi si nasconde davvero a sua nanezza e (si spera) dirotterebbero il suo voto altrove. La realtà, purtroppo, è che questi libri li legge, di solito, chi non ne ha bisogno. Chi è spinto dalla voglia di conoscere e di informarsi, sa già ciò che agli altri è precluso; certo, leggendo molti diventeranno più esperti di quanto fossero prima ed avranno la possibilità di diffondere questo loro sapere presso chi ne ha davvero bisogno, ma non sarà mai come se questi scritti arrivassero al grande pubblico.

Così, lo juventino o il milanista medio - ossia la maggioranza dei tifosi italiani -, visto il "Manuale di prostituzione intellectuale" in libreria, non pensa altro che "la solita cagata da intertristi", o "perdenti", o "Guido Rossi", comportandosi esattamente come il classico Silvio-elettore mentre, tramite gli spiragli che le fette di bresaola che ha sugli occhi gli concedono, vede un libro di Travaglio o chi per lui.

Per questo dico che l'utilità del Manuale è, purtroppo, solo potenziale: perchè a leggerlo saranno, praticamente, tutti interisti che vogliono semplicemente saperne di più, e che non hanno bisogno di essere indottrinati. Con questo non voglio dire che sia inutile, anzi: se così fosse, non avrei aperto un blog chiamato "Milanellobianco". Il solo fatto che il Manuale abbia un'utilità potenziale rende necessaria la sua presenza in tutte le librerie, nella speranza che sempre più persone riescano a togliersi di dosso la famosa bresaola.

Perciò, prendetene e diffondetene. Dite anche voi "no" ai salumi che ostruiscono la visuale.

Leggi tutto...

mercoledì 16 settembre 2009

INTER-BARCA

mercoledì 16 settembre 2009 12
Finalmente, la partita tanto attesa. Guardiola lascia Iniesta in panchina e schiera Xavi, Tourè e Keita. Noi puntiamo su Muntari: d'altra parte, sono le sue partite.
Due minuti e già si capisce quale sarà il leit motiv della serata: sentirsi male. Ibra si smarca, controlla alla grande e poi ciabatta come è solito fare il mercoledì sera: dieci anni di vita se ne vanno, ma l'incubo non si concretizza.

Il Barça è una squadra di sadici. Alla fine della fiera combinano poco, ma il modo in cui tengono palla sfianca, tormenta. Ogni qualvolta i passaggi consecutivi superano quota quattro, mi viene voglia di implorarli affinchè la smettano. Fate quello che volete, tirate, crossate, perdete palla, ma smettetela.
E' solo grazie alle intuizioni di Muntari che, ogni tanto, si può tirare il fiato: mentre si impreca per uno dei suoi 18 cross nel vuoto, infatti, si dimenticano le sofferenze e tutto appare più, come dire, affrontabile.

Dopo una ventina di minuti circa, la nostalgia del Milan è davvero tanta. Anche col Parma si era capito subito che, purtroppo, non sempre si può avere a che fare con Jankulovski, Gattuso, Ronaldinho, Borriello e tutto il resto dell'allegra banda; stasera, però, mi sono mancati davvero tantissimo. La sera del derby c'era una tranquillità paradisiaca: vedevi Pirlo pronto a tirare una punizione, o Ronaldinho tentare un dribbling, e potevi startene lì, beato, ad attendere che la palla tornasse docilmente ai nostri giocatori. Magari si potesse giocare sempre contro il Milan, saremmo tutti molto più sereni.

Finisce il primo tempo, tutto sommato soddisfacente. Il secondo inizia all'insegna della passione: difesa bassissima, centrocampo bassissimo, attacco al largo e tanta buona volontà. Sulley è ancora in campo: Mou non si azzarda a toglierlo, ben sapendo che è l'unico a dare l'impressione di poter fare qualcosa di pericolosissimo da un momento all'altro.
Più passano i minuti, più il frastornante possesso palla del Barça fa salire la voglia di urlare "Basta!!!!!!". Per fortuna, in difesa Gesù Cristo sbroglia ogni situazione, affiancato dal suo compagno, anch'egli di stirpe divina. Chivu, a sinistra degli Dei, diagonaleggia e rattoppa.

Esce Muntari, tra gli applausi: quando vogliono, le persone che affollano San Siro sanno essere buone. Dentro Stankovic, che subito ci fa riassaporare splendide sensazioni come tenere il pallone tra i piedi e minacciare la porta di Valdes.
Quando entra Iniesta, il rosario è ormai agli sgoccioli. A Mourinho viene la tentazione di rispondere con un Quaresma, che però al primo tentativo di rabontrivella sarebbe stato assalito dall'intero primo anello: meglio non rischiare la strage, si va avanti così.

A pochi minuti dalla fine, tocca anche a Mario. Primo pallone, e subito fuga sulla destra e palla in mezzo per Maicon, il cui tiro di prima intenzione viene respinto da Piquè che poi avvia il contropiede. Maicon cerca di rientrare, ma la sincope lo coglie e rimane arenato sulla fascia in stile-Ronaldinho: nessun rischio, comunque.
Dopo due minuti di recupero, il talismano Stark fischia la fine. Zero a zero, e ora tutti nella steppa a giocarsi tre punti fondamentali.

Allora, ricapitolando:
tre tiri in porta a testa, Julio Cesar quasi inoperoso, Ibrahimovic ed Henry cancellati dal campo, Messi tenuto sempre fuori dall'area, Alves tenuto a bada.

In pratica, li abbiamo massacrati.

GRAZIE DI ESISTERE


P.s.:è d'obbligo una nota sui commentatori Rai. Nella serata in cui Bagni non fa venire voglia di cambiare canale come al solito, ci pensano i suoi colleghi a tenere alto il livello degli interventi.
Comincia Varriale, che rivolge a Guardiola una domanda riguardante una inspiegabile considerazione tattica riguardante il ruolo di Iniesta ("con l'ingresso di Iniesta si è rivisto il Barça di qualche tempo fa, con Messi un po' più dietro": parole a caso), alla quale Pep - diversamente da quanto farebbe un qualsiasi allenatore italiano, disposto ad avallare qualsiasi stronzata dicano i giornalisti - risponde con un "no" che dovrebbe quantomeno far riflettere l'inviato Rai.
Bartoletti e Zazzaroni, però, non hanno voluto essere da meno. Zazza tenta di fare una domanda a Mourinho, ma si perde per strada e non ci riesce: per lui, formulare un quesito è impresa davvero troppo ardua. Bartoletti, invece, chiede a Josè se, alla fine, ha tirato un sospiro di sollievo: altro "no" alla Guardiola, con Baffetto lì a schiumare di rabbia.
Solito, grande servizio Rai: sono anche giornalisti di questo livello che invogliano la gente a pagare il canone.
A parte che io il canone lo pagherei anche solo per vedere la statua di cera di Paola Ferrari: davvero ben fatta.

Leggi tutto...

E' ORA






























BU!



























Leggi tutto...

lunedì 14 settembre 2009

L'IMPERMEABILE BIANCO

lunedì 14 settembre 2009 33
MALPENSA (Varese), 14 settembre 2009 - Si ricomincia. Riti appaganti che al Milan piacciono da morire. Dopo un anno di purgatorio i rossoneri tornano nell'Europa che conta. Prima tappa: Marsiglia. Esordio al Velodrome che rievoca una notte poco edificante. Ma Adriano Galliani, con elegante ironia, ha ricordato che "lo stadio è stato rifatto e ora l'impianto di illuminazione dicono che funziona bene", aggiungendo poi di avere intenzione di scrivere un libro in cui racconterà "un po' di cose" anche su quella serata del 1991. Alle nuove generazioni ricordiamo che il Milan lasciò il campo prima della fine della partita dopo un guasto nell'impianto di illuminazione dello stadio sul risultato di 1-0 per i francesi.

Galliani, 18 anni dopo quella notte, pensa di potersela cavare così. E pensa bene.
Pensa bene perchè, come ben si sa, in questo paese le persone hanno la memoria corta. Pensa bene perchè di quel che è successo quel 21 marzo del 1991, non se ne parla appunto dal 21 marzo 1991.
Sulle ragioni di tutto questo, siamo sempre lì. Sono le stesse che fanno sì che Berlusconi sia a capo del governo: disinteresse, ignoranza e assuefazione della gente, oblii e censure mediatiche ad opera del coraggioso ed impavido avversario dei cattocomunisti.

Dunque, ricapitolando: chi c'era, ha rimosso; chi non c'era, non può sapere, perchè nessuno glielo racconta. Ora che si avvicina un altro Marsiglia-Milan, però, credo che sia appropriato rinverdire un po' i fasti di quella serata.

So che gli utenti di questo blog non hanno bisogno di essere indottrinati e probabilmente sanno già tutto quello che si deve sapere su quella serata, ma questo articolo lo voglio scrivere lo stesso; un po' perchè mi diverto, un po' perchè mi gira il cazzo. Sì, è un ossimoro un po' strano, ma vi assicuro che mi sento così.
Inoltre, chi, come me, al tempo andava sul triciclo, difficilmente sentirà parlare di questo argomento (a meno che non vada personalmente in cerca di notizie), quindi tutto questo qualche utilità potrebbe pure averla.

Vabbè, finite le menate, comincio con una panoramica della serata. Come già detto, è il 21 marzo del 1991. Al Velodrome di Marsiglia si gioca il ritorno dei quarti di finale di Champions League, tra Olympique e Milan.
A Milano la partita è finita 1-1. I francesi, quindi, partono già in vantaggio per il gol segnato in trasferta, e ai rossoneri serve l'impresa. La partita è nervosa, maschia, e vede il Marsiglia prevalere.
Nonostante il predominio francese, risultato si schioda dallo 0-0 solo al 75', quando Waddle batte Rossi e porta in vantaggio l'Olympique. Il Milan a questo punto è scoraggiato, e può solo sperare di acciuffare i supplmentari.
I quindici minuti che separano dal 90' corrono via veloci, e la squadra di Sacchi non riesce nella rimonta. I tifosi e i giornalisti francesi sono già pronti a far festa, il trionfo è ad un passo. C'è anche un'invasione di campo da parte dei reporter, ingannati da un fischio dell'arbitro che pensavano fosse quello della fine.
Ma non è finita, c'è ancora da giocare il recupero. Si prosegue allora, ed accade l'imponderabile.
Mentre ancora Waddle si beve mezza difesa milanista e poi ciabatta a qualche metro dalla porta, il riflettore posto sopra il settore riservato ai tifosi milanisti si spenge. In campo c'è un po' di confusione, non si era mai vista una roba del genere; una zona del campo non è illuminata a dovere, il gioco si ferma.
L'arbitro, ritenendo che si potesse continuare, fischia per segnalare la ripresa del gioco, e di nuovo si pensa che la partita sia finita. Gullit, che doveva essersi proprio rotto le palle, va a scambiare la maglia con Papin.

A questo punto, Paolo Taveggia, responsabile organizzativo del Milan, fiuta la grande occasione e corre ad indottrinare i giocatori del Milan, Baresi in primis, spiegando loro come, con una furbata degna di Luciano Moggi, avrebbero potuto vincere la partita a tavolino.
E' semplice: un riflettore si è spento, la partita non può più svolgersi regolarmente, il Milan si ritira dal campo e vince d'ufficio, visto che l'irregolarità si è verificata nello stadio avversario. Baresi, il capitano a cui la curva gonza inneggiava il giorno dell'addio di Maldini, ovviamente non si fa problemi e si fa portavoce della genialata di Taveggia, che comunque continua ad aggirarsi per il campo evidentemente compiaciuto dalla bontà della sua pensata.

Intanto, il riflettore riprende lentamente a funzionare. La visibilità è buona, non c'è assolutamente alcun impedimento alla ripresa della partita. Il coraggioso Marco Francioso, inviato a bordo campo della scuderia Mediaset capeggiata da un mai così prostituito Bruno Longhi, trotterella per il terreno di gioco alla ricerca di pareri indignati dei rossoneri, ma trova Tassotti che, onestamente, dice "Non c’è nessun problema, non è che non vogliamo giocare perché stiamo perdendo. Ecco, vedete, ora si è riacceso. Giochiamo".

L'arbitro, accertata la buona visibilità, prende allora il pallone, galoppa fino all'area del Milan e lo posiziona per il rinvio del portiere: si ricomincia.
Baresi, però, non pare d'accordo. Nonostante l'illuminazione sia pressochè perfetta, fa chiaramente cenno all'arbitro di non vederci bene. Si porta le mani agli occhi, mima un paio di occhiali e dice "non ci vedo, non ci vedo". L'arbitro, infastidito, lo invita per ben tre volte a tornare in campo, ma il prode Franco proprio non se la sente. Non ci vede.
La confusione è tanta, Baresi tocca punti di ignobilità ancora inesplorati. Il mondo intero, oltre a tutti i presenti allo stadio, giocatori compresi, vede chiaramente che il campo è correttamente illuminato, ma lui prosegue nella recita, mostrando di essere il degno capitano della squadra rossonera.

A questo punto, un signore in impermeabile bianco, in tribuna, capisce che è il suo momento e parte dritto verso il campo, deciso a prendere in mano la situazione. Ha appena sentito Silvio Berlusconi, ed ha in serbo la mossa geniale che serviva per sbloccare il tutto. E' Adriano Galliani.
Arrivato sul terreno di gioco, inizia ad urlare come un ossesso, con un'espressione visibilmente indignata, "via, via, andiamo via!". La sua candida veste ondeggia per il campo, mentre spiega l'inghippo ai suoi giocatori che, capitano in primis, non battono ciglio e si avviano verso gli spogliatoi.



All'arbitro viene quasi da ridere, i francesi non capiscono bene cosa stia succedendo. Galliani ormai ha preso le redini, Taveggia è al settimo cielo, Gullit già pregusta la serata con una moglie insoddisfatta, non sua.
Adriano ce l'ha fatta: ha ritirato la squadra da un quarto di finale di Champions League, a tre minuti dalla fine, perchè un riflettore ha smesso di funzionare per qualche minuto.
L'arbitro fischia la fine, i francesi fanno giustamente festa. I milanisti, invece, sono già nel tunnel verso gli spogliatoi, convinti di aver dato scacco matto al sistema e di aver avuto la pensata del secolo. Galliani annuncia tronfio (ma, al tempo stesso, disgustato) che presenterà ricorso, ed ha l'espressione compiaciuta di chi pensa "li abbiamo fregati". Longhi annuncia che "non finisce qui", mentre Ancelotti si guadagna la panchina di dieci anni dopo commentando "La realtà è che è andata via la luce e non è ritornata".

Franco Arturi della Gazzetta dello Sport, il giorno dopo, commenterà così la telecronaca della partita:

Quanto a perdita di faccia il Milan di Marsiglia non ha voluto essere secondo a nessuno. Ebbene, le sue prodezze alla rovescia sono state accompagnate da una voce come quella di Bruno Longhi (ma anche di Marco Francioso, telecronista a bordo campo), che definire faziosa è ancora poco. Su questo versante c’è una situazione professionale e umana tutta particolare e da tener presente prima di formulare un giudizio: chi paga lo stipendio ai telecronisti è il presidente del Milan. Ma è impossibile tacere una serie di autocensure talmente lunga da cadere nel ridicolo. C’era un’impotenza tecnica del Milan mai sottolineata, ci sono stati dei falli di rossoneri puntualmente denunciati dalla moviola e “perdonati” con una rapidità sconcertante, c’era un’accusa tambureggiante e fuori luogo all’arbitro e ai giocatori francesi, c’è stato poi l’episodio del ritiro della squadra e delle concitate frasi finali, commentati in modo inaccettabile sotto tutti i punti di vista, a partire da quello cronistico. Il Milan sarà sempre croce e delizia per le reti televisive di Berlusconi. Ma se il suoi dipendenti non sono in grado di garantire almeno una parvenza di imparzialità, la reazione del pubblico non potrà che essere molto negativa alla lunga. Mettiamoci in mente (Rai e Fininvest) che a ciascuno spetta soltanto il proprio ruolo: al tifoso di sostenere più o meno ciecamente la propria squadra, al giornalista di raccontare ciò che vede. Se invertiamo le parti ci perderemo tutti.

(off topic: Queste parole, rilette oggi, sembrano lontane miliardi di anni. Al tempo, la Gazzetta poteva permettersi di criticare apertamente l'operato delle reti Mediaset e tacciarle di imparzialità: oggi si aprirebbero le voragini).

Il Milan ha dunque lasciato il campo per tentare di vincere a tavolino una partita che aveva strameritato di perdere, sfruttando un pretesto tragicomico come un riflettore che smette temporaneamente di funzionare. Non so davvero come queste persone abbiamo potuto pensare che un'idea del genere avrebbe potuto portare a dei risultati: è un po' come se, durante una gara, venisse giù un super acquazzone e la squadra in svantaggio si ritirasse dal campo, rifiutandosi di tornarci a pioggia cessata invocando la non regolarità della partita. E' una roba folle, una cosa che non sarebbe potuta venire in mente nemmeno al ferroviere o a qualcuno dei suoi scagnozzi.
E' una roba da Milan, una roba da Berlusconi. E' una delle più grandi vergogne del calcio italiano, sicuramente quella a cui è stato dato più risalto in Europa (tranne che in Italia, ovviamente).

Chiaramente, la furbata dei tre tenori Taveggia-Galliani-Berlusconi non ha avuto gli effetti sperati. Il Milan ha fatto una figura di merda storica ed è stato squalificato per un anno dalle competizioni europee, mentre è stato graziato Baresi che andava radiato da tutte le federazioni sportive mondiali.

In tutto questo, Berlusconi ha mostrato per una delle prime volte quelle peculiarità che lo avrebbero portato a diventare il miglior capo del governo italiano da 150 anni a questa parte (sì, è stato il migliore anche rispetto a quelli che hanno governato dal 1859 al 1861, quando l'Italia non esisteva ancora): la smentita, il finto dissociamento dagli avvenimenti, l'attacco agli avversari e la teorizzazione del complotto alle sue spalle.
Dapprima prese le distanze dall'accaduto, dichiarandosi "dispiaciuto" e precisando che "Il Milan, peraltro, non presenterà alcun reclamo tendente a cambiare il risultato del campo, che riconosce ottenuto dall’Olympique Marsiglia con pieno merito".
Quando poi la UEFA ufficializzò la sentenza, il non ancora Papi la mise prima su questioni di convenienza ("la Champions senza il Milan perde d'interesse!"), e poi si scagliò contro il perfido Tapie, allora presidente del Marsiglia, accusandolo di essere un poco di buono e di avere architettato tutto, oltre che di aver comprato l'arbitro.

Ecco qua, dunque, concluso il revival di quella serata. Chiaramente, non vedo l'ora che Galliani scriva "un po' di cose su quella sera là": ci spiegherà sicuramente come nasce un capolavoro di strategia come quello di cui si è reso partecipe.

Sono fatti come quelli narrati qui sopra che mi rendono orgoglioso di non avere niente a che fare con questa roba qua, o con quell'altra (che, si sa, è più o meno la stessa pasta). Tre, o anzi, quattro sono stati i vergognosi scandali che hanno riguardato il calcio italiano, nella sua storia recente: il calcioscommesse anni '80, la notte di Marsiglia, la farmacia di Agricola e Calciopoli. Per non dimenticare la notte dell'Heysel e degli juventini che esultano mentre si consuma un dramma senza precedenti, anche se - credo - che in quel caso le responsabilità fossero principalmente dei giocatori (ma dovrei informarmi meglio).
Bene, in tutti e quattro questi avvenimenti (cinque, se si considera anche l'Heysel), gli attori sono loro: Milan e Juventus. Quando c'è qualcosa di torbido, sono loro i protagonisti assoluti, indiscutibili. Se c'è da mettersi all'opera per far fare ulteriori figure di merda a questo paese, che proprio non ne ha bisogno, loro sono in prima linea.
Sono questioni sportive, è vero, ma tutto è molto strettamente collegato: l'avidità, la meschinità e quella incontenibile voglia di fregare il prossimo e di barare sono le stesse che hanno causati disastri ben più gravi di qualche campionato falsato.

Eppure c'è chi riesce a far pensare alla gente che sia tutta colpa di Guido Rossi.
O dei cattocomunisti.


Aggiornamento:
mi ero dimenticato di citare la meravigliosa dichiarazione di Galliani prima della sentenza UEFA, nella quale spiega a cosa può andare incontro il Milan: un capolavoro di delicatezza e di classe.

"Si va dalla pena pecuniaria alla sospensione per l' eternità. Se per 39 morti hanno dato cinque anni di squalifica, le conseguenze a due invasioni di campo dovrebbero costarci un po' meno”

Fonti:

1) Articolo di Gianni Mura su Repubblica, 22 marzo 1992

2)Resoconto telecronaca Mediaset e dichiarazioni Berlusconi


3)Editoriale di Candido Cannavò, 22 marzo 1992

Leggi tutto...

domenica 13 settembre 2009

I GLADIATORI

domenica 13 settembre 2009 5

Vabbè, è comunque un passo in avanti rispetto al "E chi la ferma?" di ieri sera. Da "inarrestabili" a "gladiatori" è un miglioramento.
Il fatto che questi "giornalisti" riescano a stare più con i piedi per terra del gobbo medio, dà comunque da pensare. Basta guardare il sondaggio sul sito di questa roba qua sopra, nel quale alla domanda "Chi può fermare la Juve?" il 50% dei votanti risponde "nessuno".

Eh beh, se in effetti non ce l'hanno fatta il Chievo di Pinzi, la Roma di Cassetti, Mexes e di unoacasomessoinporta e la Lazio di Foggia e di Eliseu, credo proprio che non sarà possibile arrestare quest'armata.

Nemmeno l'acciacco di PlatiniZicoMaradonaemmegl'epelè Diego ha frenato gli entusiasmi: ormai, lo champagne è già in frigo.
Pare quasi impossibile, però, che un essere portentoso come il brasiliano si sia potuto fermare; pensavo che avesse dentro di sè una sorta di meccanismo di autoriparazione in caso di problemi muscolari, un po' come le gomme autorattoppanti della Bmw, e invece niente. Mah.

Per il resto, non c'è molto da dire. Beh sì, a parte il fatto che sono rimasto un po' deluso dal Livorno: se vuole salvarsi, non può lasciare per strada punti agevoli.

Dell'Inter non parlo: qua c'è spazio solo per i gladiatori. E comunque, quell'Eto'o lì, non ce l'ha il colpo per risolvere la partita da solo.
Leggi tutto...

mercoledì 9 settembre 2009

I DOLORI DEL GIOVANE PIBE

mercoledì 9 settembre 2009 4
Il grande eroe del vessillo rossonero, l'impavido paladino delle cause leonardiane, il protettore dei Gonzi, sì, insomma, lui, "El Pibe de Piombo", si sentiva da tempo inespresso.
La virulenta consistenza del suo piede, ormai divenuta incontrollabile, lo esponeva troppo spesso a magre figure, indecorose per un fromboliere della sua fam(e)a. Sul campo non era più lo stesso: sempre più di frequente, la condizione del suo piede piombato faceva sì che, tentando di impattare col pallone, praticasse profondi carotaggi del terreno. Tutto ciò lo rendeva instabile, mentalmente e fisicamente; non di rado, ai trivellamenti seguiva una rovinosa caduta, che contribuiva a montare il nervosismo del povero Pibe.

Un giorno, durante una partita d'allenamento contro una squadra di qualche categoria superiore, qualcosa nel nostro eroe cambiò.
Durante una concitata azione offensiva, tentò di scagliare verso la porta un tiro dei suoi, evidentemente non ricordandosi dell'ingenza del suo piede. Cosa accadde, potete ben immaginarlo.
Con quel tentativo, Piombito aprì sotto di sè una fossa di trenta metri di profondità, rotolando poi a terra come da copione. Stavolta, però, non accettò di buon grado l'accaduto come le altre volte: la sua rabbia esplose, e cominciò a divincolarsi in preda a forti spasmi, sotto gli occhi attoniti e preoccupati dei presenti.
Da quella sera, el Pibe de Piombo non fu più lo stesso. Le preoccupazioni che aveva tenuto celate dentro di sè per tanto tempo vennero fuori impetuosamente, tutte d'un colpo.
Decise di cercare in tutti i modi una soluzione al suo problema: consultò i migliori specialisti e vagliò tutte le possibili ipotesi, dall'impoverimento del metallo alla dieta per la perdita del peso specifico, ma invano. Nessuna cura, nessun metodo poteva aiutarlo. Sarebbe stato costretto a convivere per sempre con la sua piaga.

La situazione precipitò, e il povero Pibe non sembrava davvero in grado di resistere ancora per molto. Tutto andava continuamente peggiorando, finchè un giorno, totalmente rassegnato, il povero protettore dei Gonzi decise di farla finita.
Pensando ad un modo per levare le cuoia, però, non gli venne in mente alcunchè. Decise allora di fare una ricerca su internet, in modo da scovare le tecniche di suicidio più cool.
Trovata qualche buona idea, decise, come ultimo gesto prima del trapasso, di visitare prima il sito della sua ormai ex società, e poi quello della squadra di qualche categoria superiore. La sofferenza al pensiero dell'ultima gara che aveva disputato era tanta, ma decise lo stesso di dare un ultimo sguardo al passato prima di lasciare questo mondo ingrato.
Scorrendo le pagine del sito della società di qualche categoria superiore, il nostro notò qualcosa di sorprendente, di meraviglioso, di impensabile. Lo store della società vendeva un prodotto unico, un qualcosa a cui nessuno aveva mai pensato. Era la soluzione a tutti i suoi problemi, era ciò che gli avrebbe salvato la vita.
Era il pallone di marmo.

Con le lacrime agli occhi, il Pibe gettò via l'editoriale di Luciano Moggi per mezzo del quale intendeva compiere l'estremo gesto e alzò le braccia al cielo, osannando e ringraziando l'Onnipotente per averlo illuminato proprio pochi secondi prima del peccato.
Con la sfera marmata, avrebbe finalmente potuto sentirsi sè stesso ed esprimersi in tutta la sua arte, senza più limitazioni, senza più paure. La gioia era grande, nel cuore del Pibe de Piombo: coloro che gli avevano quasi tolto la vita, gliel'avevano restituita più bella che mai. Per lui, quel giorno iniziò una nuova esistenza, all'insegna della gioia e della felicità.

E allora, evviva! Evviva la vita, evviva El Pibe de Piombo, evviva il pallone di marmo.

Leggi tutto...

lunedì 7 settembre 2009

LA PATENTE

lunedì 7 settembre 2009 5
Più seguo le nazionali, più mi viene da pensare che per diventare c.t. si debba fare un qualche corso.
Insomma, che si dobba conseguire una sorta di patente da rincoglionito che comprenda, non so, una specializzazione in "convocazioni alla cazzo", un master in "confusione tattica", qualche lezione su come individuare i migliori giocatori della propria nazione in modo da poterli lasciare a casa.

Pensi a Maradona, che contro il Brasile schiera la coppia centrale del Velez mentre Samuel è a Lugano a tenere d'occhio Fejzulahi e Silvio; che da quando è alla guida della nazionale ignora misteriosamente Cambiasso a favore di Gago, il Donadel argentino, e di un certo Montenegro; che l'anno scorso convocava Denis e non Milito, e che quest'anno ha lanciato Datolo di punto in bianco. Pensi a Domenech, odiato da un'intera nazione e dai suoi stessi giocatori.
Pensi a Lippi, che..vabbè.

Pensi a tutto questo, e non puoi non convincerti che sia così.
Vabbè, forza Bulgaria.
Leggi tutto...

sabato 5 settembre 2009

NON SPARATE

sabato 5 settembre 2009 2
Leggi tutto...

giovedì 3 settembre 2009

FORZA GEORGIA

giovedì 3 settembre 2009 7
Dopo un paio di mesi dai fasti della Confederatios, dopo l'abbuffata di sabato sera, dopo Seedorf con le Crocs, mi ero dimenticato di quanto fosse fastidiosa la pausa per le nazionali. Più che altro, di quanto fosse fastidioso il fatto che si raduna la Juven..cioè, la nazionale italiana, con tutto ciò che ne consegue: le solite convocazioni oculate, le solite scene mute in conferenza stampa tantoiohovintoilmondialeevipisciointestaatuttiquanti, le solite dichiarazioni un attimino fuori luogo.
Buffon grida "al ladro" per gli scudetti ("ce li hanno rubati!"), ma lo scettro di più cazzone del gruppo va, come sempre, a Mr. Cardiotonicopernovantenni, che ha invitato Santon a cambiare squadra se non vuole perdersi il mondiale.
Santon, io fossi in te me la darei a gambe: hai 18 anni, e per tre partite consecutive non hai giocato!
Scappa, finchè sei in tempo: vai in una società che crede nei giovani, scappa da quel lugubre luogo! Segui le orme del capitano: vai da "Ghelzi, Ghelfi o come cazzo si chiama" a dire che l'allenatore non ti considera, "fai un macello", dì che non ti curano, scappa alla Juve: se giochi lì, non importa giocare con continuità.

Che poi, oh, mica ti vorrai perdere il mondiale? Sai che bella esperienza, giocare più o meno quattro secondi ed arrivare terzo (ad essere buoni) in un girone con, chessò, Somalia, Nuova Zelanda e Madagascar. E questo se va bene, eh.
Ti vuoi perdere tutto questo? Vuoi perdere la possibilità di allenarti con eminenze come Cannavaro, Marchisio, Montolivo, Pepe e Quagliarella? Vuoi mancare alla prima di Amauri in nazionale? Dai, non fare cazzate, che magari tra poco naturalizzano anche Diego e Sissoko e completano la formazione.

Forza Georgia, forza Kaladze (ih!).

P.s. : non faccio nemmeno in tempo a postare, che già mi segnalano che Mourinho ha zittito Cannavaro.
Sant'uomo.
Leggi tutto...

martedì 1 settembre 2009

ELIMINATI

martedì 1 settembre 2009 4









In un solo anno. Una strage. Leggi tutto...
 
◄Design by Pocket