giovedì 29 aprile 2010

COMPAGNO MOU

giovedì 29 aprile 2010 18

Nel calcio di oggi, nel calcio dell’applicazione, dei minimi dettagli, della disciplina, c’è ancora chi si ostina a dire che l’allenatore non incide poi così tanto sui risultati di una squadra. E a dirlo non sono, che so, Vocatelli o Paolo Ziliani, ma anche personaggi illustri (uno su tutti: Capello).

Pensandoci bene, questa tesi non è del tutto sbagliata: la maggior parte degli allenatori, rappresentata dai mediocri, dai banali, dagli scaldapanchine, effettivamente non influisce granché sui destini delle proprie squadre. Il fatto è che i sostenitori di questa corrente di pensiero asseriscono che l’allenatore non può incidere più di un 15% sui risultati del suo team. E questa, anche e soprattutto alla luce di ciò che abbiamo visto negli ultimi mesi, è una gran boiata.

Proviamo ad immaginare di essere un calciatore importante. Proviamo ad immaginare di essere, per dirne uno, Samuel Eto’o. Samuel Eto’o ha vinto tutto, più volte; è universalmente apprezzato come grande campione ed è, a ragione, considerato un esempio da milioni di persone, in special modo dagli africani. Ha, insomma, tutte le ragioni per riternersi un fuoriclasse, un intoccabile. Può pretendere un ruolo da protagonista in tutte le squadre del mondo.

Ecco, immaginiamo di essere lui. Un bel giorno, cambia squadra, e il suo nuovo allenatore è, per dirne uno, Alberto Zaccheroni. Alberto Zaccheroni sopra Lugano non lo conosce nessuno, Eto’o non è in grado nemmeno di pronunciare il suo nome e quando se lo trova davanti per la prima volta lo scambia per il magazziniere.

Zac ha in mente un ruolo particolare per Eto’o: vuole farne un’ala in grado di sopportare entrambe le fasi di gioco, vuole che si sacrifichi per il bene della squadra, in ogni partita. Samuel vorrebbe, chiaramente, continuare ad occupare il ruolo che tanto bene ha dimostrato di saper interpretare in passato: lui è un centravanti, si sente un centravanti e vuole giocare in quella posizione. Ma è in un grande club, e accetta il ruolo che il mister ha designato per lui.

Poniamo adesso che, per tre-quattro partite di fila, le cose per Samuel vadano male. Il nuovo ruolo gli va stretto, non trova intesa con i compagni, è nervoso e gioca al minimo delle sue possibilità. Inizia a montare, sempre più, lo scetticismo nei confronti della nuova posizione e, soprattutto, nei confronti dell’allenatore. A questo punto, gli scenari possibili sono due: o il giocatore continua a dare fiducia al tecnico e dà tutto per migliorare la propria situazione, convinto che ci sia una ragione ben precisa per la quale l’allenatore lo utilizza in quel ruolo e che questa scelta pagherà, oppure questa fiducia viene definitivamente meno, il giocatore si impunta e viene praticamente perso, diventando un grosso problema per la squadra.

Ecco, se l’allenatore che si trova davanti sia chiama Alberto Zaccheroni, è facile che Samuel Eto’o pensi, a ragione, che le innovazioni tattiche che gli vengono proposte siano delle clamorose assurdità e le ripudi del tutto, lasciando da solo il tecnico (anche nel caso in cui questi avesse ragione). Se invece il tuo tecnico si chiama Josè Mourinho, ed è circondato da quell’aura di infallibilità che lo caratterizza, a Samuel Eto’o non viene in mente neppure per un secondo che l’uomo che lo costringe a farsi un mazzo tanto sia un ciarlatano. E’ qui che passa, soprattutto, l’alta percentuale di incidenza di un allenatore sulla sua squadra.

Mourinho è un grande tattico, un genio che riesce a plasmare una squadra in grado di lottare per qualsiasi obiettivo, contro qualsiasi avversario. E, oltre a questo, è un grandissimo, enorme, infinito comunicatore. Non per quello che fa davanti alla telecamere, ma per il magnifico lavoro che fa con ognuno dei suoi giocatori. Per come riesce a trasmettere ad ognuno di loro la sua grinta, la sua fiducia, la sua forza. Per come riesce a convincere star acclamate a fare un lavoro da muli, senza che questi dubitino delle sue scelte. Per come è riuscito a creare una Squadra, quarantacinque anni dopo.

E’ un comunista del calcio. Uno che punta all’annientamento del singolo in nome del bene comune. Ogni mossa, ogni movimento dei suoi giocatori è finalizzato alla vittoria della squadra, e non a quella del singolo, del fuoriclasse, del genio. Al trionfo di quella entità collettiva che si pone al di sopra di qualunque altra cosa, all’entità alla quale tutti devono sottostare e in nome della quale tutti devono lavorare, con fatica, disciplina, abnegazione. E’ un comunista, un estremista, ed ha instaurato il suo regime proprio nella nostra squadra, nella nostra Inter. E il comunismo, nel calcio, funziona.

Non so fare delle percentuali a proposito del suo contributo nei risultati fin qui ottenuti, ma credo che non ci siano dubbi sul fatto che la sua incidenza sia alta, altissima. E’ lui, il grande protagonista di questa annata, che si perda o che si vinca. E’ grazie a lui che siamo tornati ad essere un grande d’Europa e che, soprattutto, possiamo permetterci di guardare negli occhi chiunque. Nessuno è più in grado di spaventarci. Anzi, direi proprio che la questione si è capovolta.

Per questo, non è vero che gli allenatori non incidono più di tanto sulle loro squadre. Gli allenatori, se preparati, incidono molto.

Se si chiamano Josè Mourinho, poi, incidono ancor di più.

IMMORTALI

L’annientamento del singolo, l’atto di sottomissione totale ed esplicita.

QUI

mercoledì 28 aprile 2010

GERARD

mercoledì 28 aprile 2010 12

TI PIACE LA TUA

PROFESSIONE?

A TE NON LO CHIEDO

NEANCHE, LO SO GIA CHE

STASERA (E LA SETTIMANA

SCORSA) TI SEI DIVERTITO

 

LA REMUNTADA METTILA NEL (E DUE)

FORZA RAGAZZI!

martedì 27 aprile 2010

GUIDOROSSITRONCHETTIMORATTI

martedì 27 aprile 2010 2

Da “Il Blob della settimana”, Gazzetta dello Sport:

Lo raccontai a Carraro, lo raccontai a Galliani, lo raccontai a tutti. Ma il mio era un racconto, non era una prova. Per cui io ho detto, ragionai che mi trovato a Torino negli uffici della Juventus per dei giocatori non mi ricordo chi fossero allora, che stavo andando in Serie A con il Palermo, e non mi ricordo che giocatori stavamo trattando. Stavamo trattando forse lo stesso Miccoli, forse, anche l’altro, un certo Maresca, che è andato poi in Spagna (uno è andato in Portogallo, l’altro in Spagna). Parlando con Moggi del più e del meno lui mi disse: “Come va?”. “Ma sai – gli dico – il campionato di Serie B tutto bene, sono un po’ preoccupato degli arbitri, mi sembrano un po’ scarsi. Venerdi noi giochiamo a Verona, speriamo di avere un buon arbitro, che ci arbitri bene”. Lui mi dice: “Ma chi è l’arbitro migliore della Serie B?”. “Guarda se lo dici a me non so manco i nomi. Aspetta”. Ho chiamato Rino Foschi, gli ho detto: “Foschi chi è il miglior arbitro della serie B, o i due migliori?”. E mi dice: “Mah i migliori mi sembrano Rizzoli e uno non non non mi ricordo”. Per cui dico: “Moggi, mi sembra siano Rizzoli e quest’altro”. Lui senza dirmi niente, prende e fa un numero di telefono, e dice: “Guarda, c’è una partita importante venerdi… sai, sarebbe opportuno avere un arbitro importante come Rizzoli o quell’altro, in maniera che sia un arbitro, buono che garantisca…”. Ma guarda questo qui, ma guarda queste cose, fa del millantato credito nei miei confronti. Poi dice “eh, ma io l’ho detto a caso…”. Venerdi chi è venuto ad arbitrare? Rizzoli! Che fra l’altro ha arbitrato un’ottima partita, ricordo che il Palermo vinse al 90’ con un gol di Toni proprio all’ultimo minuto, una partita che poteva anche perdere. E io poi al lunedi – questo era il venerdi – io al lunedi c’era il cosiddetto gruppo Della Valle insieme, raccontai il fatto a tutti i presidenti presenti, erano 12 presidenti. Dicendo: “Ragazzi, a me è successo questo, io non ci credevo”. E a un certo momento… ehm… mi è successa questa così qui che ve la racconto: l’unica reazione dei presidenti è che 5 minuti dopo mi chiamò Giraudo, ehm Moggi: “Bravo, noi ti facciamo una cortesia e tu ci ripaghi in questa maniera”. Faccio: “Vabbè, quando c’è l’assemblea di venerdi ci spiegheremo”. Quando son venuti in assemblea ho detto: “Guardate, io mi scuso perché pensavate di farmi una cortesia e vi siete sentiti traditi. Però la prossimo volta che mi fate un lavoro del genere, io vado alla procura della Repubblica”.
Maurizio Zamparini – GazzettaTV

Guidorossitronchettimoratti.

LA REMONTADA METTILA NEL

La pacata vigilia dei catalani,

QUI

lunedì 26 aprile 2010

ROSICANDO

lunedì 26 aprile 2010 22

Posto che comunque mancano ancora tre partite, è dura eccetera, in una giornata come questa si potrebbe parlare di tante cose. Si potrebbe parlare dei motivi tattico-etici che hanno portato il Milan a disfarsi di Storari per dare minuti al giovane Dida, dei pianti, dell’arbitro, del trionfo di Palermo e degli “seru tituli” matematici, e di molto altro ancora.

Mai più di oggi, però, ritengo opportuno far parlare loro, i protagonisti. La povera gente che, in queste ultime settimane (che vanno a sommarsi agli ultimi quattro anni) sta vivendo un dramma di proporzioni incalcolabili. Immaginando, solo per un attimo, quel che potrebbe accadere in caso di trip…(shhhh), indico dunque il concorso “Travaso dell’anno”. Tra le perle che mi appresto ad elencarvi qui sotto, scegliete la vostra favorita: mi adopererò per contattare il vincitore e porgli le nostre (e le mie congratulazioni).

Leggi tutto...

sabato 24 aprile 2010

CHE PALLE

sabato 24 aprile 2010 3

venerdì 23 aprile 2010

MOTIVI TATTICI (ED ETICI)

venerdì 23 aprile 2010 3

I soci, evidentemente, non sono rimasti soddisfattti delle risposte di Galliani e hanno contestato al dirigente rossonero il mancato acquisto di Sneijder (svenduto dal Real Madrid) e di Pandev (libero a parametro zero dopo la vertenza con la Lazio).

"Sneijder non è stato acquistato per motivi tattici", ha risposto Galliani, mentre "per quanto riguarda Pandev la politica della società prevede di non tesserare giocatori che hanno rescisso con altre squadre". Per la gioia dei tifosi nerazzurri...che hanno già eletto il mago di Utrecht e l'attaccante macedone a veri idoli.

Il Milan, dunque, non ha acquistato Sneijder (pedina che avrebbe potuto inserire senza problemi nell’affare Kakà) per motivi tattici.

Ecco spiegato il perché della rinuncia all’olandese: non c’era certo spazio per lui, nel 4-2-fantastia imbastito da Leonardo. In effetti, un caprone come Wesley, scuola Ajax, capace di interpretare ogni ruolo dalla metà campo in su (ad eccezione di quello da punta centrale, per evidenti limiti fisici) non sarebbe mai riuscito a calarsi nei complicati meccanismi rossoneri. Oltretutto, non avrebbe avuto senso nemmeno un suo acquisto in ottica turnover: per far rifiatare i vari Pirlo, Gattuso e Flamini, autori dell’ennesima stagione coi fiocchi, bastano ed avanzano il fresco Seedorf, più Janku ed Abate adattati alla bisogna. Galliani, dunque, ineccepibile. Come sempre.

Per parlare di ciò che è stato detto a proposito dell’acquisto di Pandev, bisogna spostare il discorso sull’etica, valore tanto caro al vicepresidente vicario. L’Inter, nei confronti di Lotito, si è macchiata di un orribile delitto: è peccato, infatti, mettere sotto contratto coloro che hanno rescisso con altre società. La politica del club, su questo punto, è ferrea: certe cose non si fanno. Mai il Milan approfitterebbe di una situazione simile, mai si macchierebbe di un simile scempio. Un po’ come nel 2005, quando fu tesserato il buon Vieri, che aveva appena stracciato il suo accordo con l’Inter. Ma quella era un’occasione davvero ghiotta.

Motivi tattici ed etici: ecco perché, invece di Sneijder e Pandev, avete in squadra Mancini ed Huntelaar. Non fa una grinza.

(nella foto: Cissokho, non acquistato per motivi odontotattici)

mercoledì 21 aprile 2010

LE SBORNIE

mercoledì 21 aprile 2010 3

La quarta sbornia stagionale, la più forte, la più intensa.

QUI.

APOTEOSI

Di solito, dopo una grande partita, mi metto d’impegno davanti al pc e cerco di rivivere tutti i momenti della serata, scrivendoli. Stasera non ce la faccio, un po’ perché non ne posso davvero più, credo di aver sudato più io stasera che Balotelli in tutta la sua carriera, e un po’ perché è stato così bello, così intenso, così esagerato che, ancora, non ho le parole per descriverlo. E’ stata la nostra apoteosi, contro una squadra immensa, contro milioni di gufi che si sono dovuti cambiare le mutande dopo il gol di Pedro ed hanno dovuto cambiare canale dopo quello di Maicon. E’ stato FANTASTICO.

Dunque, onore a questa grande, grandissima, infinita squadra. A prescindere da come andrà al Camp Nou.

Credo che il modo più appropriato per far rivivere la serata sia questo:

Magari, quando mi riprenderò, riuscirò anche a postare qualcosa in più.

lunedì 19 aprile 2010

COME SI FERMA MESSI

lunedì 19 aprile 2010 5

“Lionel, gli ospiti oggi sono al primo blu”

IL CULO

La questione anale: i giallorossi hanno messo le natiche sul campionato.

QUI.

domenica 18 aprile 2010

BIG GUFO IS WATCHING YOU

domenica 18 aprile 2010 6

sabato 17 aprile 2010

VOGLIAMO GLI ITALIANI

sabato 17 aprile 2010 1
La partita dell’amore, QUI.

venerdì 16 aprile 2010

GLI STESSI PUNTI

venerdì 16 aprile 2010 5

Allora, aldilà delle buffonate di Napoli, dei gialli casi thriller splatter Maicon, Sneijder, Quaresma e Mariga, l’unica cosa che ci tengo a sottolineare per scaldare la vigilia è:

dal derby ad oggi abbiamo fatto gli stessi punti della Juventus.

Stessi-punti-della-Juventus. No, ma ci rendiamo conto?

Ricordo, dopo quella trionfale serata, di aver guardato compiaciuto la classifica e di aver visto, oltre al –11 (mi sembra, eh) della Roma, il fragoroso –16 dell’allora banda Ciruzzo, i cui tifosi, soltanto un mese prima, saltellavano come oranghi, facevano bubbù a Balotelli e festeggiavano il campionato riaperto. Poi, stasera, ho dato un’occhiata alla classifica e, toh, che vedo? Ancora sedici punti di distacco tra Juve ed Inter.

In questi tre mesi (tre mesi! un sacco di partite) siamo riusciti ad eguagliare i risultati di una delle squadre più ridicole degli ultimi, boh, vent’anni. No, non è una cosa che posso accettare. Perché va bene la flessione, va bene la Champions, i tre fronti e tutto, ma non riuscire a fare meglio della Juve, di questa Juve, no. Proprio no.

Quindi le palle mi girano già. Ad elica. E gradirei molto che questa orribile statistica venisse cancellata già stasera, e nel migliore dei modi. Perciò, vi prego: asfaltateli. Prima di mettersi il paraocchi e di cominciare a vivere in funzione di martedì sera, sfogate la rabbia per aver perso la testa della classifica, sfoderate il culo represso, rispondete sul campo ai menomati mentali che hanno passato gli ultimi giorni a sputare sulla memoria di chi, davvero, non se lo merita.

In poche parole, fate il vostro dovere.

In attesa che vi spieghi come si ferma Messi.

mercoledì 14 aprile 2010

NORMALE SENTENZA DI GIUOCO

mercoledì 14 aprile 2010 2

Le prodezze del giudice, QUI

martedì 13 aprile 2010

PECCATO. EH SI’

martedì 13 aprile 2010 4

lunedì 12 aprile 2010

‘STA STORIA DEVE DURARE POCO

lunedì 12 aprile 2010 10

Si dice che il sorpasso del Milan alla nona giornata abbia risvegliato la fame di un’Inter fino a quel punto piuttosto sonnolenta.
“Qui nessuno ha mai mollato di un centimetro, però è vero che dopo il sorpasso del Milan ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti: "Oh, ’sta storia deve durare poco...". La verità è che con certe squadre è meglio reagire subito, altrimenti sono guai”.

Questo era Zanetti un mese dopo il sorpasso milanista firmato Ronaldinho-Denis, un mese dopo l’epico “Comanda il Milan” a nove colonne che troneggiava sulla Gazzetta. Quel primato, arrivato più per caso che per altro, sarebbe durato non più di una settimana: la domenica successiva, infatti, l’armata rossonera non andò oltre il pareggio contro il temibile Lecce di Esposito. Al puma nero Emerson, vero catalizzatore di disgrazie, bastarono tre minuti in campo per propiziare il gol dei pugliesi (una delle squadre più in forma del campionato: nelle successive sei partite avrebbero raccolto la bellezza di due punti). L’Inter, in casa contro l’Udinese, riuscì a sbloccare il risultato e a riprendersi la testa della classifica solo a pochi istanti dalla fine, con una delle consuete e, purtroppo, ultime scastagnate di Cruz.

Ecco, una delle poche cose che mi fanno ben sperare sono le analogie con quella situazione. L’Inter sonnolenta, la fame un po’ smarrita (o, più che altro, dirottata verso altri lidi), quello splendido “"Oh, ’sta storia deve durare poco...", che mi auguro sia stato pronunciato anche in questi giorni. E poi, soprattutto, l’inadeguatezza di chi è in testa a ricoprire il ruolo di capolista.

Al primo posto, in campionato, non può che starci la squadra più forte. E sappiamo tutti benissimo che la Roma, nonostante i 23 risultati utili consecutivi, non è assolutamente la migliore squadra di questo torneo, vista anche l’enorme quantità di punti conquistati per puro caso (un esempio su tutti: la loro partita a Firenze, dove furono presi a pallate da una Fiorentina in piena crisi e riuscirono a svangarla  con un gol in mischia di Vucinic a pochi minuti dalla fine) (per non parlare dello scontro diretto, ma vabbè).

Quindi, beh, io ci credo. Credo in un’Inter non appagata e vogliosa di stamparsi sulla maglia l’ennesimo scudetto (vogliamo parlare di come sembrerebbe assurda la nostra maglia senza quel coso tricolore? Stenterei a riconoscerla). Credo in una Roma pronta al crollo da un momento all’altro. Credo in quella regola non scritta che dice che “il culo, prima o poi, si paga” (splendida, originalissima frase che decantai il 25 maggio 2005, sentendomi pieno di sapienza). Insomma, ho ancora qualche speranza di poter tornare in Duomo anche quest’anno.

Sempre che l’Inter faccia l’Inter, e che la Roma faccia la Roma.

domenica 11 aprile 2010

GUFATE

domenica 11 aprile 2010 9

Scusate, ma per oggi salgo sul trespolo.

giovedì 8 aprile 2010

ECCOLO

giovedì 8 aprile 2010 22

copupoo

Visto?

E’ arrivato il coupon.

venerdì 2 aprile 2010

C’E’ CRISI

venerdì 2 aprile 2010 6

Pare che l’atto costitutivo della società Internazionale presenti dei vizi di forma. Tutti i presidenti della Juve, da Blanc e Cobolli Gigli in giù, hanno chiesto la revoca degli scudetti. Berlusconi si è costituito parte civile.

Oggi, più che mai, è crisi Inter.

E comunque, l’atto non era valido a prescindere dai vizi di forma: non l’ha sottoscritto nemmeno un italiano. Vergogna.

E’ FINITA LA FESTA

E’ finita. Il teatrino che abbiamo messo in piedi quattro anni fa è definitivamente caduto. Per tutto questo tempo ci siamo permessi di ingiuriare e di inveire contro personaggi di alto lignaggio, autentici signori contro i quali non abbiamo esitato a puntare il dito, riversandogli contro menzogne costruite ad arte dai geni del crimine di Via Durini prima, e di Corso Emanuele poi. Se un po’ di cuore e di dignità ci sono rimasti, ciò che possiamo provare in queste ore è solo ed esclusivamente vergogna. Vergogna. Per aver rovinato la festa di Bari. Vergogna. Per aver fatto piangere davanti alle telecamere quel pover’uomo. Vergogna. Per gli scudetti da ridere. Vergogna ed ancora vergogna.

I più brillanti tra i tifosi juventini avevano già intuito da tempo quel che sta succedendo in queste ore. A loro nulla sfugge, a loro non la si fa: da anni denunciano le nostre magagne, da anni avevano fiutato il marcio che attanaglia i brutti ceffi che dirigono la società nerazzurra e anche, come stiamo scoprendo in questi giorni, l’intero movimento calcistico nazionale, internazionale, mondiale, un’organizzazione diabolica con cellule in tutti gli stati, fornita anche di campi di addestramento volti a formare veri e propri professionisti del male, gente pronta a tutto per corrompere arbitri, guardalinee, designatori, moviolisti e gnocche da finto salotto calcistico. Loro, i tifosi bianconeri, denunciavano. E noi? Li deridevamo. Ecco cosa facevamo. Incapaci di analizzare oggettivamente una situazione che ci vedeva favoriti in tutti i frangenti, ci burlavamo di chi diceva niente di meno che la verità. La terza categoria ci meritiamo, altro che la b!

Fortunatamente, anche in questo mondo pare esserci un po’ di giustizia. Finalmente stanno uscendo fuori i terribili ricatti con i quali Moratti metteva Bergamo e Pairetto con le spalle al muro, assicurandosi così i terzi e quarti posti a cui l’Inter puntava. Era l’ora che venissero a galla i deprecabili misfatti dei quali i nostri dirigenti si sono macchiati per permettere all’Inter di non vincere un cazzo per vent’anni. Era l’ora che qualcuno pagasse per aver infangato il nome dello sport più seguito del mondo.

Mi auguro che gli scudetti vengano restituiti oggi stesso, e che Moratti e i suoi scagnozzi siano al più presto scovati e consegnati alla giustizia, di modo che possano marcire al gabbio fino alla fine dei loro giorni. Finalmente avremo indietro un sport pulito, libero da giochi di potere e da truffatori senza scrupoli. Ci renderanno il calcio, così com’era una volta. E sappiamo chi dobbiamo ringraziare, per tutto questo.

Grazie, giornalisti di Tuttosport. Grazie per aver avuto il coraggio di denunciare quel che tutti sapevano, ma che nessuno aveva mai trovato la forza di dire ad alta voce. E’ grazie a gente come voi, gente libera, onesta, senza paura, che il Male è stato estirpato. Grazie a voi le famiglie torneranno allo stadio, i toni si abbasseranno e i campionati saranno, finalmente, regolari.

Grazie. Ancora.

giovedì 1 aprile 2010

I QUARTI QUATTRO ANNI DOPO

giovedì 1 aprile 2010 8

L’ultima volta che l’Inter ha giocato un quarto di finale di Champions ero in gita in Austria, ad Ebensee, la località più in di tutto il centroeuropa. La tv austriaca trasmetteva un tragico Milan-Lione, tragico per me perché ero in una tana di milansti e juventini che, come al solito, facevano comunella e si preparavano ad esultare per una serata memorabile. Gli unici aggiornamenti di Villarreal-Inter arrivavano dal padre di un mio compagno clamorosamente gobbo che si beava delle nostre difficoltà, segnalando un Adriano imbarazzante ed un approccio alla gara stile Milan di Tabarez. Nel momento più drammatico della serata, subito dopo il gol di Inzaghi che avrebbe deciso la qualificazione, sentii il gobbo maledetto saltare di gioia sul terrazzo e capii che qualcosa di orribile era successo. E sappiamo tutti a cosa mi riferisco.

Mi ripresi dalla mazzata solo il giorno in cui scoppiò calciopoli. Fu una botta micidiale, mi scombussolò a tal punto che bevvi come un alpino restando però perfettamente sobrio, e quindi perfettamente incazzato con l’universo.

Ecco, quindi la partita di ieri sera mi è piaciuta, mi è servita a riconciliarmi con i quarti di finale di Champions League. E’ vero, non abbiamo avuto il giusto approccio alla partita, e sì, abbiamo sbagliato troppi gol, però va bene. Siamo l’unica squadra dei quarti che non ha subito gol, e anche se giocavamo con quella che è probabilmente la compagine più scarsa delle otto penso che sia un dato importante. Li abbiamo messi all’angolo per una quarantina di minuti, e solo un po’ di sfortuna ed un portiere curiosamente sempre in anticipo sulle traiettorie ci hanno impedito di chiudere il discorso in anticipo di una settimana. Pertanto, mi godo questa squadra che ad aprile è ancora in corsa per vincere tutto, che negli appuntamenti che contano c’è sempre e che mi fa stare tranquillo per il futuro. Sono convinto che non ci siano nuovi Arrubarrena all’orizzonte.

Chiusura su Honda: il sinistro al fulmicotone, il talento del sol levante, la dinamite dell’est, si è rivelato essere una sorta di incrocio tra Tacchinardi e Brocchi, ma con i capelli biondi. Gioca su ritmi imbarazzanti, accanto a lui Thiago Motta sembrerebbe un centometrista e Pirlo una palla di cannone. Non vedevo un simile scempio dai tempi di Burdisso volante cèntral.

(nella foto: bisogna fermarlo con le cattive)

 
◄Design by Pocket